07/10/2019, 12.59
VATICANO
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Sinodo Amazzonia: Hummes, servono preti sposati e ‘ministero’ per donne

Aperti i lavori dell’Assemblea speciale. L’obiettivo, indicato da Francesco, è “individuare nuove strade per l’evangelizzazione di quella porzione del Popolo di Dio, specialmente degli indigeni, spesso dimenticati e senza la prospettiva di un avvenire sereno, anche a causa della crisi della foresta Amazzonica, polmone di capitale importanza per il nostro pianeta”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Ordinare preti sposati e cercare “un ministero adatto” per le “donne dirigenti di comunità”. E’ una delle proposte avanzate dal cardinale Claudio Hummes, relatore generale del Sinodo Panamazzonico, nella sua presentazione dell’Istrumentum laboris, il documento di lavoro elaborato con i suggerimenti venuti dagli episcopati, dai religiosi e da altre strutture ecclesiali.

La presentazione del cardinale brasiliano è venuta nella prima Congregazione generale dell’Assemblea speciale del Sinodo aperto ieri mattina da papa Francesco e che proseguirà fino al 27 ottobre, sul tema “Amazzonia: Nuovi Cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale”.

L’assemblea, secondo quanto ha detto il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, nella sua relazione con la quale si sono aperti i lavori, presente il Papa, ha un doppio obiettivo: “Da una parte, il Sinodo costituisce una vera e propria sfida per la Chiesa, in quanto l’Amazzonia è una terra di missione con caratteristiche proprie che esigono adeguate proposte per dare una risposta al «bisogno di evangelizzare le culture per inculturare il Vangelo» (EG 69). Dall’altra, l’Assise sinodale dovrà affrontare la provocazione avanzata dalla questione ambientale, rispondendo ‘con un’ecologia integrale’”. Lo scopo, indicato da Francesco, è “individuare nuove strade per l’evangelizzazione di quella porzione del Popolo di Dio, specialmente degli indigeni, spesso dimenticati e senza la prospettiva di un avvenire sereno, anche a causa della crisi della foresta Amazzonica, polmone di capitale importanza per il nostro pianeta”.

E sul “delineare nuovi cammini”, oltre che sull’analisi della situazione, si è concentrato il card. Hummes, per il quale, la Chiesa deve “uscire e mettersi in cammino nella storia, in questi tempi di cambiamenti epocali, camminando sempre al fianco di tutti, soprattutto di chi vive nelle periferie dell’umanità”.

Un “non aver paura del nuovo”, a proposito del quale il cardinale ha ricordato che “nel suo discorso ai vescovi brasiliani, durante la Giornata Mondiale della Gioventù, nel 2013, a Rio de Janeiro, parlando di Amazzonia come ‘un test decisivo, un banco di prova per la Chiesa e per la società brasiliana’, il Papa propone di ‘rilanciare [lì, in Amazzonia] l’opera della Chiesa’, ‘di consolidare il volto amazzonico della Chiesa’ e ‘di formare un clero autoctono’, aggiungendo: ‘In questo, per favore, vi chiedo di essere coraggiosi, di essere intrepidi’”.

“Fin dai primordi della colonizzazione dell’Amazzonia – ha ricordato il card. Hummes - anche lì ci sono stati i missionari cattolici, sia per dare assistenza ai colonizzatori, sia per evangelizzare, all’epoca, gli indigeni. Inizia così la missione evangelizzatrice della Chiesa nella regione”. Tra luci e ombre, “sicuramente più luci che ombre”, missionari e missionarie “hanno cercato di portare Gesù Cristo ai popoli locali e di costruire comunità cattoliche. È giusto ricordare, riconoscere ed esaltare, in questo sinodo, la storia eroica – e spesso di martirio - di tutti i missionari e missionarie del passato e anche di quelli e quelle di oggi nella Panamazzonia”. “Accanto ai missionari, ci sono sempre stati numerosi leader laici e indigeni che hanno dato una testimonianza eroica e che spesso sono stati – e lo sono tuttora – uccisi”.

E’ una Chiesa che ha sempre offerto “grandi e fondamentali servizi alla popolazione locale in ambito scolastico, sanitario, nella lotta contro la povertà e contro la violazione dei diritti umani”, ma che ha sempre avuto “grande carenza di risorse materiali e di missionari per un pieno sviluppo delle comunità, in particolare l’assenza quasi totale dell’Eucaristia e di altri sacramenti essenziali per la vita cristiana quotidiana”.

Parte da tale affermazione la parte che certamente sarà al centro di discussioni e polemiche. “Nella fase di ascolto – ha detto il relatore generale - le comunità indigene hanno chiesto che, pur confermando il grande valore del carisma del celibato nella Chiesa, di fronte all’impellente necessità della maggior parte delle comunità cattoliche in Amazzonia, si apra la strada all'ordinazione sacerdotale degli uomini sposati residenti nelle comunità. Al tempo stesso, di fronte al gran numero di donne che oggi dirigono le comunità in Amazzonia, si riconosca questo servizio e si cerchi di consolidarlo con un ministero adatto alle donne dirigenti di comunità”.

Altro aspetto centrale è la richiesta avanzata dai popoli indigeni è che “vogliono il sostegno della Chiesa nella difesa e nella tutela dei loro diritti, nella costruzione del loro futuro”. “Ai popoli indigeni deve essere restituito e garantito il diritto di essere protagonisti della loro storia, soggetti e non oggetti dello spirito e dell’azione del colonialismo di chiunque. Le loro culture, le lingue, le storie, le identità, le spiritualità costituiscono ricchezze dell’umanità e devono essere rispettate e preservate e incluse nella cultura mondiale”.

D’altro canto, la Chiesa è consapevole che “la sua missione religiosa, in modo coerente con la sua fede in Gesù Cristo, include inevitabilmente ‘la cura della casa comune’. Questo legame dimostra anche che il grido della terra e il grido dei poveri della regione è lo stesso grido. La vita in Amazzonia forse non è mai stata tanto minacciata come oggi, dalla distruzione e dallo sfruttamento ambientale, dalla sistematica violazione dei diritti umani fondamentali della popolazione amazzonica. In particolare, la violazione dei diritti dei popoli originari, come il diritto al territorio, all'autodeterminazione, alla delimitazione dei territori, alla consultazione e al consenso previo”.

“La consultazione sinodale registra anche che le comunità ritengono che la vita in Amazzonia sia minacciata soprattutto da: a) la criminalizzazione e l’assassinio di leader e difensori del territorio; (b) l’appropriazione e la privatizzazione di beni naturali, come l'acqua stessa; (c) le concessioni a imprese di disboscamento legali e l’ingresso di imprese di disboscamento illegali; (d) caccia e pesca predatorie, soprattutto nei fiumi; (e) megaprogetti: idroelettrici, concessioni forestali, disboscamento per produrre monocolture, strade e ferrovie, progetti minerari e petroliferi; (f) inquinamento provocato dall'intera industria estrattiva che crea problemi e malattie, in particolare ai bambini/e ai giovani; (g) il narcotraffico; (h) i conseguenti problemi sociali associati a tali minacce come l'alcolismo, la violenza contro la donna, il lavoro sessuale, il traffico di esseri umani, la perdita della loro cultura originaria e della loro identità (lingua, pratiche spirituali e costumi), e l’intera condizione di povertà a cui sono condannati i popoli dell'Amazzonia’   ”.

In conclusione, il cardinale ha proposto “per la dinamica dei lavori di questa assemblea sinodale, alcuni nuclei generativi: a) la Chiesa in uscita in Amazzonia e i suoi nuovi cammini; b) Il volto amazzonico della chiesa: inculturazione e interculturalità in ambito missionario-ecclesiale; c) La ministerialità nella chiesa in Amazzonia: presbiterato, diaconato, ministeri, il ruolo della donna; d) L’azione della Chiesa nel prendersi cura della Casa Comune: l’ascolto della Terra e dei poveri; ecologia integrale ambientale, economica, sociale e culturale; e) La Chiesa amazzonica nella realtà urbana; f) La questione dell’acqua; g) altri”.

Da registrare, infin, che il card. Baldisserri ha parlato di “un ‘Sinodo ad impatto zero’. Sulla base dei calcoli effettuati, s’intende compensare le emissioni di 572.809 kg di CO2 (438.373 kg per i viaggi aerei e 134.435 kg le altre attività) generate dai consumi di energia, di acqua, dall’allestimento, dalla mobilità dei partecipanti, dalla produzione di rifiuti e di materiali promozionali, con l’acquisto di titoli di forestazione per il rimboschimento di un ‘area di 50 ettari di foresta del bacino Amazzonico”. (FP)

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