07/10/2019, 14.58
SINGAPORE
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Singapore, l’arcidiocesi chiarisce il rapporto tra uomo e natura

Un'idea popolare è che Dio e la natura sono la stessa cosa: essere “vicini alla natura” o “in unione con il cosmo” non è essere santi. “L’eccessiva spiritualizzazione della Creazione può sfociare in misure che svalutano la persona umana e il suo sviluppo integrale”.

Singapore (AsiaNews) – Il Sinodo sull’Amazzonia apertosi ieri ed i movimenti internazionali di protesta contro il cambiamento climatico rendono il tema dell’ecologia argomento di dibattito anche tra i cattolici. Molte delle soluzioni che gruppi d’interesse e popolari ideologie offrono per proteggere l’ambiente contrastano con gli insegnamenti della Chiesa in materia di relazione tra esseri umani e natura. Esse si spingono persino a negare all’uomo il ruolo di “vertice dell'opera della creazione”. Proponiamo di seguito una riflessione pubblicata dall’arcidiocesi di Singapore, che definisce “fondamentale” la distinzione tra “ecologia profonda” e dottrina sociale cattolica; in particolare, nei giudizi sulla demografia e sull’uso della tecnica. (Traduzione a cura di AsiaNews).

L'essere umano e il nostro rapporto con la natura

Sviluppare energia rinnovabile? Controllo della popolazione? Punire chi inquina? Ritornare alla natura? Esplorare lo spazio? Queste soluzioni, e altro ancora, sono state proposte da una miriade di gruppi di interesse per i molti problemi ambientali che il nostro mondo deve affrontare. Ma tutte le opzioni sono ugualmente valide e moralmente accettabili? Poiché le nostre convinzioni sulla relazione tra esseri umani e mondo naturale influenzano le soluzioni che proponiamo, è fondamentale distinguere tra ideologie in linea con la nostra fede cattolica e quelle che non lo sono.

La natura (o l'universo) non è Dio

Un'idea popolare è che Dio e la natura sono la stessa cosa: essere “vicini alla natura” o “in unione con il cosmo” è essere santi. Ma questo è sbagliato. San Francesco, il santo patrono dell'ecologia, distingueva in modo chiaro tra Dio e natura: “La sua risposta alla natura era quella di lodare il suo Creatore e amare le creature... Esse non sono, come l'Eucaristia, identificate con Dio stesso” (Francesco d'Assisi: Una nuova biografia di P. Augustine Thompson Op).

È allettante lodare la Terra come “sacra”, poiché nutre i nostri corpi e – a differenza del Dio del cristianesimo – non ci fa richieste morali scomode. Ma questa ideologia, chiamata panteismo, può sfociare in un rifiuto dell'attività umana e dei benefici della scienza e della tecnologia; questi includono la capacità della Terra di sostenere molte più persone rispetto all’eventualità di un suo ritorno ad un idealizzato “stato naturale”.

L'essere umano non è solo un organismo tra i tanti

Versione secolare del panteismo è l’ecologia profonda; l'idea che il mondo naturale esista in perfetto equilibrio e che l'umanità non abbia “alcun diritto” di interferire con esso. Siamo semplicemente una specie su milioni, non più speciali di uccelli o batteri. Gli ecologi profondi respingono l'insegnamento della Chiesa, secondo cui esiste una gerarchia della Creazione e che “l'uomo è il vertice dell'opera della creazione” (Catechismo della Chiesa cattolica, 343) col compito di amministrare il tutto.

Poiché a loro avviso l'essere umano non ha alcun diritto intrinseco di esistere, la soluzione alla crisi ecologica è quella di frenarne la popolazione. Il filosofo norvegese Arne Naess ha proposto di ridurre la popolazione a 100 milioni di persone, mentre il militante ambientalista David Foreman ha affermato che le persone del Terzo Mondo dovrebbero esser lasciate morire di fame.

L'idea che alcuni dovrebbero morire o si debba impedire loro di riprodursi, affinché altri possano mantenere il loro tenore di vita, copre a malapena una mentalità razzista o eugenetica; perché i popoli del mondo in via di sviluppo – che consumano meno risorse e sono più vulnerabili ai cambiamenti climatici – sono spesso i più additati per la riduzione.

Come ha sottolineato papa Francesco nella Laudato Si’, “incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi”. Le decisioni sulle dimensioni della famiglia devono essere lasciate alle coppie sposate. L'attuazione di strategie nazionali coercitive al riguardo è un affronto fondamentale alla dignità umana. Populorum Progressio, 37).

‘Naturale’ non è sempre buono; ‘Artificiale’ non è sempre male

L'ecologia profonda ha portato ad un “ambientalismo profondo”, l'idea che l'attività umana sia negativa perché disturba l'equilibrio di un mondo altrimenti perfettamente armonioso. I suoi sostenitori rifiutano l'urbanizzazione, l'industrializzazione e persino l'agricoltura; ritengono possano danneggiare e sfruttare la Terra.

Ma la Chiesa cattolica riconosce che l'attività umana è buona! È una collaborazione con Dio nel nel “portare a perfezione la creazione visibile” (Catechismo della Chiesa cattolica, 378). Gesù stesso non ha mai evitato la tecnologia. Ha lavorato con strumenti di carpenteria e ha navigato in barche (anche se poteva camminare sull'acqua!). Disse ai suoi discepoli di seguire Dio “osservando la Mia parola” (Giovanni, 14:23), non tornando alla Natura.

Il Concilio Vaticano II ci ricorda che “i cristiani, dunque, non si sognano nemmeno di contrapporre i prodotti dell'ingegno e del coraggio dell'uomo alla potenza di Dio, quasi che la creatura razionale sia rivale del Creatore; al contrario, sono persuasi piuttosto che le vittorie dell'umanità sono segno della grandezza di Dio e frutto del suo ineffabile disegno” (Gaudium et Spes, 34).

È moralmente corretto, quindi, utilizzare le capacità donateci da Dio per sviluppare tecnologie che mitighino gli effetti dei cambiamenti climatici, riducano la nostra dipendenza dai combustibili fossili e ci aiutino a riciclare meglio. Proprio come abbiamo concepito la tecnologia nel corso dei secoli: per nutrire e guarire, costruire ed educare, infine consentire alle persone con disabilità di vivere in modo dignitoso.

La tecnologia non è il nostro Salvatore

È allettante considerare il progresso tecnologico come un asso nella manica, che può salvarci dagli effetti dei cambiamenti climatici causati dall'uomo. Ma anche se le nuove tecnologie fossero in fase di sviluppo – e ci vorranno anni, in caso, prima che possano esser prodotte in serie e implementate su scala globale –, dobbiamo consapevolmente scegliere stili di vita più rispettosi dell'ambiente, per non sperperarne qualsiasi beneficio.

In quanto custodi della Creazione, teniamo presente che “l'ambiente naturale non è solo materia di cui disporre a nostro piacimento” (papa Benedetto XVI, Caritas in Veritate, 48). I miglioramenti tecnologici devono rispettare la “grammatica” che Dio ha messo in evidenza nella Creazione e non trattarla come un ostacolo da superare.

Lo stato decaduto della Creazione significa che ogni possibile soluzione viene fornita con pro e contro. Dobbiamo usare il nostro giudizio prudenziale per valutare i probabili effetti – non solo sull'ambiente naturale, ma anche sull'economia e sulla società, in particolare sui più poveri e vulnerabili.

Proprio come Mosè ricordò agli israeliti “scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza” (Deuteronomio, 30:19), l'attuale crisi ecologica è un invito “a rivedere seriamente il suo stile di vita che, in molte parti del mondo, è incline all'edonismo e al consumismo, restando indifferente ai danni che ne derivano. È necessario un effettivo cambiamento di mentalità che ci induca ad adottare nuovi stili di vita, nei quali la ricerca del vero, del bello e del buono e la comunione con gli altri uomini per una crescita comune siano gli elementi che determinano le scelte dei consumi” (Caritas in Veritate, 51).

Soluzioni alla crisi ambientale

Le soluzioni autentiche alla crisi ambientale devono provenire solo dalla corretta comprensione del nostro rapporto con Dio, l'umanità e la natura. L’eccessiva spiritualizzazione della Creazione può sfociare in misure che svalutano la persona umana e il suo sviluppo integrale. D'altro canto, fare affidamento su soluzioni tecnologiche anziché sul cambiamento sociale ed etico è per noi un'occasione mancata di crescere nell'amore del prossimo e della Creazione di Dio.

 

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