Simposio di AsiaNews, p. Cervellera: Affidiamo alla Madonna di Sheshan l’evangelizzazione della Cina
Il direttore di AsiaNews accoglie i partecipanti al Simposio dal titolo “Cina: la Croce è rossa”. L’Associazione patriottica compie gesti di potere, come la pretesa di nominare i vescovi. Tra i cristiani sotterranei talvolta un atteggiamento di chiusura. Forse non sono così importanti gli accordi e i rapporti diplomatici. Nonostante il governo ateista, l’85% della popolazione ha qualche fede.
Roma (AsiaNews) – “Mentre l’Associazione patriottica compie gesti di potere assoluto sui pastori arrestando temporaneamente alcuni di loro, o costringendo a concelebrazioni comuni fra vescovi illeciti e in comunione con la Santa Sede, papa Francesco ha proposto una preghiera solidale per la Chiesa in Cina”. Con queste parole p. Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews e missionario del Pime (Pontificio istituto missioni estere), ha inaugurato il Simposio dal titolo “Cina: la Croce e rossa”. Rivolgendosi ai partecipanti riuniti nell’Aula magna della Pontificia università Urbaniana di Roma, egli sottolinea che l’incontro è stato voluto proprio nella data del 24 maggio, in occasione della Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina.
Mentre appare sempre più forte il cosiddetto “partito degli ottimisti” che vedrebbe come imminente una buona risoluzione dei dialoghi fra la Santa Sede e il governo cinese sul metodo per le nomine dei vescovi, egli invita tutti a non dimenticare le attuali persecuzioni nella Chiesa cattolica cinese, di cui la manifestazione più evidente sono i martiri che versano il proprio sangue per l’evangelizzazione. Ulteriore aspetto da non sottovalutare, continua, è la sofferenza dei cattolici sotterranei.
In apertura dell’incontro, svoltosi “sfidando i timori del caos dovuto alla presenza di importanti personalità politiche”, p. Cervellera riferisce che la richiesta di tenere il Simposio è “venuta anche dal nostro superiore generale, p. Ferruccio Brambillasca, perché in questo contesto si presentasse il libro di p. Sergio Ticozzi, Pime, su “Sfide passate e presenti. Missionari del Pime in Cina”, stampato in edizione speciale per questa occasione”.
È stato papa Francesco, ricorda, a introdurre “il ricordo della Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina voluta da Benedetto XVI 10 anni fa”. Nella sua Lettera ai cattolici cinesi del 2007, il papa emerito “si è rivolto a tutti i cattolici, senza distinzioni, per confortarli nella fede, per offrire delle direttive nella riconciliazione fra le comunità ufficiali e sotterranee, per aprire un dialogo con le autorità cinesi nella verità e nella carità”. “Lo sappia la Cina – ha scritto Benedetto XVI al punto n. 4 – che la Chiesa cattolica ha il vivo proposito di offrire, ancora una volta, un umile e disinteressato servizio, in ciò che le compete, per il bene dei cattolici cinesi e per quello di tutti gli abitanti del Paese”.
Secondo il direttore di AsiaNews, a questo punto vale la pena ricordare una questione cocente: “Deve esistere ancora un Chiesa sotterranea, non riconosciuta dal governo e da esso considerata illegale?”. Egli ritiene che si tratti di un “problema acuto, perché secondo informazioni che ci vengono dalla Cina, il ministero degli affari religiosi e l’Associazione patriottica stanno premendo con le buone e con le cattive, dando premi o arrestando, sui sacerdoti sotterranei per farli registrare”.
Da parte dei cattolici sotterranei, dice, “vi è talvolta un atteggiamento di chiusura nel pensare che sia impossibile un riconoscimento statale che lasci la libertà di evangelizzare. E tutto ciò porta a estraneità e a condanne reciproche. Invece la Lettera cita decine di volte l’urgenza di un dialogo pieno di amore, di desiderio di riconciliazione, di perdono reciproco”.
Al contrario di “alcuni i media e frange cristiane in cui si gioca spesso a mettere in contrapposizione papa Francesco e Benedetto XVI, a me pare che essi stiano lavorando e indicando lo stesso scopo: nella preghiera alla Madonna di Sheshan impegnarsi nella riconciliazione e nell’amore reciproco fra i cristiani e affrontare insieme il compito di evangelizzare questa Cina così potente, ma anche così fragile”.
P. Cervellera riporta i numerosi tentativi di portare la missione della Chiesa in Cina, a partire da quello di Madre Teresa, più volte rifiutata, e di p. Alberico, “che ha versato il suo sangue in un affluente del Fiume Giallo”. Oggi “in Cina almeno 10mila donne seguono la regola di Madre Teresa in una specie di terz’ordine”; non solo, la “Cina del governo ateista è in realtà un Paese dove l’85% della popolazione ha una qualche fede”.
Per il direttore, le numerose testimonianze di “dolore, controlli, soprusi, persecuzione, ma anche di fedeltà al Signore, alla sua Chiesa e al papa”, consentono di affermare che “forse non sono così importanti gli accordi e i rapporti diplomatici. Un tempo gli accordi venivano cercati e stilati per aiutare la libertà religiosa e l’evangelizzazione della Chiesa. Ora, a giudicare da certi media, sembrano essere divenuti uno scopo a sé, un punto di arrivo, ma vuoto”.
In conclusione, p. Cervellera ha detto: “Il punto è che mentre noi cattolici discutiamo di accordi e rapporti diplomatici, la Chiesa in Cina ha bisogno di vescovi, di professori nei seminari, di testi, di formazione, di aiuti, di testimoni”. A suo parere, ci sono “due modi con cui vivere la solidarietà con la Chiesa cinese: la prima è quella della carità e della preghiera, come per esempio alcune persone malate che non hanno potuto venire a questo simposio, ma hanno offerto la loro malattia e la sofferenza per il bene di questi fratelli e sorelle cinesi; la seconda è la testimonianza dei missionari del Pime e di tanti altri missionari che rischiano la vita per annunciare il Vangelo anche in Cina. Sarebbe bello e c’è da pregare per questo, che da questo Simposio nascano e crescano vocazioni alla missione verso la Cina. Affidiamo tutte queste intenzioni alla Madre di Dio di Sheshan, Regina della Cina”.