21/05/2008, 00.00
IRAN
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Si teme per la vita dei sei bahai arrestati per “sovversione”

Il portavoce del governo iraniano conferma l’arresto di un gruppo di bahai. La comunità religiosa di minoranza, perseguitata in Iran, ricorda che in passato altri suoi esponenti, detenuti con le stesse accuse, sono morti in carcere per le torture subite.
Tehran (AsiaNews/Agenzie) – La comunità bahai in Iran teme per l’incolumità di sei dei suoi membri, arrestati la settimana scorsa con l’accusa di “attività sovversive contro la sicurezza nazionale”, che nella maggior parte dei casi coincide con la condanna a morte. Ieri il portavoce del governo iraniano, Gholam Hossein Elham, ha confermato che sei appartenenti alla “setta” dei bahai sono stati fermati dalla autorità iraniane: "Facevano parte di un gruppo che lavorava contro gli interessi nazionali". Elham ha negato che gli arresti siano motivati da ragioni di fede.
 
I bahai sono la più grande minoranza religiosa dell’Iran, con circa 300mila fedeli. La religione Bahai è considerata eretica dalle autorità sciite iraniane ed è perseguitata fin dalla rivoluzione islamica del 1979. Il governo continua a sostenere che nel Paese tutti gli iraniani possono professare la loro fede e godere degli stessi diritti.
 
Secondo il sito web dalla Comunità internazionale bahai, cinque uomini e una donna sono stati arrestati il 14 maggio e portati nel carcere Evin di Tehran. I sei sarebbero membri di un comitato che si occupa dei diritti dei bahai in Iran. È molto probabile che queste persone non rivedranno mai più la luce del sole, se la comunità internazionale non farà pressioni per liberarli – avvertono attivisti iraniani per i diritti umani – esistono numerosi precedenti, in cui esponenti bahai, sono morti per le torture subite in carcere, mentre erano detenuti con le stesse accuse di “sovversione”.
 
Esperti iraniani inquadrano gli arresti del gruppo bahai nella più generale campagna di repressione  che Tehran ha sferrato contro la popolazione e che riguarda ogni aspetto del vivere civile. Il regime – aggiungono gli esperti – vive una profonda crisi interna, ma soprattutto una “pericolosa” emergenza sociale, con frequenti scioperi e manifestazioni anti-governative.
  
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