Sequestrato mons. Pietro Shao Zhumin, vescovo (sotterraneo) di Wenzhou
La pubblica sicurezza non comunica il luogo in cui è stato portato. Ma hanno permesso ai fedeli di consegnare alcuni vestiti per il loro pastore. Il vescovo non potrà celebrare Pasqua coi suoi fedeli. Pressioni sul prelato per farlo aderire all’Associazione patriottica. Un destino simile a quello di mons. Guo Xijin. Pressioni anche sulla Santa Sede.
Roma (AsiaNews) – Il vescovo di Wenzhou (Zhejiang), mons. Pietro Shao Zhumin è stato sequestrato dalla polizia e portato in un luogo sconosciuto. Il fatto è avvenuto ieri pomeriggio. Membri della pubblica sicurezza hanno però permesso ai fedeli di portare loro alcuni vestiti per consegnarli al prelato, un segno che il suo sequestro sarà lungo.
Mons. Shao è un vescovo della Chiesa sotterranea, riconosciuto dalla Santa Sede come vescovo ordinario della diocesi, dopo la morte del predecessore, mons. Vincenzo Zhu Weifang, avvenuta il 7 settembre scorso.
Il sequestro di mons. Shao avviene a poche ore dall’inizio del Triduo pasquale. Secondo un sacerdote la sparizione del vescovo avviene proprio per non fargli celebrare i riti pasquali nella sua carica non riconosciuta dal governo. Fonti della diocesi a Wenzhou dicono ad AsiaNews che “le forze di sicurezza vogliono impedire a mons. Shao di mettersi in contatto con la Chiesa ufficiale di Wenzhou ed esercitare la sua autorità episcopale su di loro, anche con la benedizione degli oli” e tutte le liturgie della Settimana Santa e della Pasqua.
Il fatto ricorda da vicino quanto è successo nei giorni scorsi a un altro vescovo, mons. Vincenzo Guo Xijin, anch’egli membro della Chiesa sotterranea, ma riconosciuto dalla Santa Sede quale vescovo ordinario di Mindong (Fujian).
È molto probabile che queste sparizioni forzate abbiano come scopo di ricattare i due prelati per convincerli ad iscriversi all’Associazione patriottica (Ap), l’organismo del Partito che ha di mira la costruzione di una Chiesa indipendente.
Nei dialoghi che la Cina conduce con la Santa Sede per un accordo sulle nomine episcopali, i membri dell’Ap esigono di continuo che tutti i vescovi siano iscritti all’Ap, escludendo quindi i vescovi sotterranei, che rifiutano l’iscrizione e sono considerati da essi come “inaffidabili”.
Le situazioni di Wenzhou e di Mindong rappresentano una pericolosa eccezione, che il ministero degli Affari religiosi cerca di eliminare.
Secondo alcuni esperti, il loro sequestro e il costringere i due vescovi a “studiare e imparare” è anche una pressione indebita sulla Santa Sede, perché avalli le condizioni dell’accordo volute da Pechino, in cui solo vescovi nominati in modo autonomo e iscritti all’Ap possono esercitare il ministero.
Una situazione molto simile è quella di mons. Taddeo Ma Daqin, vescovo di Shanghai, messo agli arresti domiciliari dal giorno della sua ordinazione per essersi dimesso dall’Ap. In seguito, mons. Ma pare aver ritrattato le sue posizioni, esprimendo apprezzamenti per l’Ap, ma egli continua ad essere mantenuto in isolamento.
Mons. Pietro Shao Zhumin, 54 anni, è vescovo dal 2007. La diocesi di Wenzhou ha un passato di forte divisione fra le comunità cristiane ufficiale e sotterranea. Si calcola che vi siano circa 120mila fedeli nella comunità ufficiale e più di 80mila in quella non ufficiale; i sacerdoti sono equamente distribuiti fra i due rami e in tutto sono circa 50. Negli anni recenti, la Santa Sede ha cercato di riconciliare le comunità nominando mons. Zhu come vescovo ordinario e mons. Shao come vescovo con diritto di successione. Ma, a detta dei fedeli, che pure amano e rispettano mons. Shao, “il governo locale fa di tutto per tenerci divisi”. Mons. Shao ha subito spesso la prigionia a causa della sua fede. Anche in occasione dei funerali del suo predecessore egli è stato sequestrato e impossibilitato a presiedere i funerali.