28/07/2016, 13.09
COREA DEL SUD - GIAPPONE
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Seoul, proteste all’apertura della fondazione per le “donne conforto”

La fondazione rientra nella storica intesa sulle “schiave sessuali” dei soldati nipponici raggiunta lo scorso anno. Tokyo ha stanziato un risarcimento di 8,5 milioni di dollari per le sopravvissute e ha presentato scuse verbali. Studenti, attivisti e vertici della Chiesa coreana contestano il rifiuto dell’esecutivo del Giappone di ammettere in modo ufficiale le proprie responsabilità.

Seoul (AsiaNews) – Stamattina si è svolta a Seoul la cerimonia di apertura della fondazione a sostegno delle “donne conforto” coreane, costrette a lavorare come schiave del sesso per i soldati nipponici prima e durante la II Guerra mondiale. Un gruppo di universitari, in tutto una ventina, ha tentato di bloccare l’apertura della sede, finanziata da Tokyo, ma è stato respinto dalla polizia. I giovani, come già in passato hanno affermato ad AsiaNews i vertici della Chiesa coreana, contestano il fatto che il governo del Giappone non ha mai presentato delle scuse ufficiali e ammesso la propria responsabilità in quella che è stata una vera e propria violazione dei diritti umani delle donne.

Il varo della Reconciliation and Healing Foundation rientra nella storica intesa raggiunta a dicembre 2015 dai governi dei due Paesi. Nel tentativo di dirimere la controversa questione delle “comfort women”, Tokyo ha stanziato circa 8,5 milioni di dollari per garantire il “maggior benessere possibile” alle sopravvissute e ha espresso delle scuse a voce.

La questione delle “donne conforto” è stata aperta nel 1965. Secondo i coreani, circa 400mila donne sono state rapite con la forza o con l’inganno per lavorare nei bordelli o nelle caserme giapponesi sparsi per l’Asia; per i giapponesi si è trattato di un traffico di esseri umani (che coinvolgeva "al massimo 40mila persone") orchestrato da privati, e non da rappresentanti dell’esercito o dell’esecutivo. Oggi gli storici concordano sul numero di 200mila vittime, di cui 50 sopravvissute ai giorni nostri. Papa Francesco ne ha incontrate alcune prima della messa conclusiva del suo viaggio apostolico in Corea nell’agosto 2014.

Gli studenti stamattina hanno urlato: “Ascoltate le voci delle vittime! Non potete mettere a tacere le vittime con il denaro. Non è quello che le donne conforto vogliono”.

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