Scuola, scrittura arabo-islamica anche per i cristiani. Ma è vietato scrivere ‘Allah’
Introdotto lo studio del khat nel programma di lingua malese alle elementari: critiche alcune comunità non musulmane. Leader protestante: “Allora perché non studiare l’arabo-cristiano?”. Per la sesta volta, un tribunale rinvia la decisione se i cristiani possano utilizzare la parola “Allah”. I radicali considerano la parola di uso esclusivo dell'islam.
Kuala Lumpur (AsiaNews/Agenzie) – Non sanno ancora se potranno continuare ad usare la parola “Allah” per indicare Dio nelle pubblicazioni religiose, senza “offendere” i musulmani; ma a scuola i loro figli saranno costretti ad imparare la grafia dalla tradizione arabo-islamica: è il curioso caso dei cristiani di Sabah e Sarawak, i due Stati orientali che compongono la porzione malaysiana del Borneo.
A partire dal prossimo anno e per ogni scuola primaria locale, il ministero dell’Educazione di Kuala Lumpur ha introdotto lo studio della scrittura khat nel programma di Bahasa Melayu (lingua malese) del quarto anno. Lo sviluppo della grafia islamica è fortemente legato al Corano; i capitoli ed i versetti del libro sacro sono un testo comune e quasi universale su cui essa si basa. L’iniziativa del governo ha suscitato le proteste di alcune comunità non musulmane, tra cinesi e tamil. Esse sostengono che l’apprendimento di tale grafia non aiuti gli studenti a migliorare la padronanza del malese.
Tra le voci più critiche vi è quella dei cristiani; soprattutto dopo l’ultimo capitolo di un’annosa controversia legale: lo scorso 5 agosto, l'Alta Corte di Sabah e Sarawak ha rinviato per la sesta volta la sua decisione se i cristiani della regione possano usare la parola “Allah” nei testi pubblicati per educare i membri della loro comunità. I musulmani radicali considerano la parola di pertinenza esclusiva dell'islam. Un raro dizionario latino-malese del 1631 dimostra tuttavia che, sin dall'inizio, il termine “Allah” era usato per definire Dio nella Bibbia in lingua locale.
Herman Shastri, segretario generale del Consiglio delle Chiese [protestanti] della Malaysia (Ccm), commenta così l’ultimo provvedimento dell’esecutivo: “Ci stiamo chiedendo perché il governo sia così titubante nel permettere ai cristiani di Sabah e Sarawak di usare la parola ‘Allah’, ma vuole che i non musulmani imparino la grafia khat”.
“Allora anche gli studenti cristiani dovrebbero essere autorizzati a studiare la calligrafia arabo-cristiana – conclude Shastri –. Da secoli, i cristiani in Medio Oriente usano Bibbie che sono scritte in lingua araba. Molti versetti, preghiere ed inni sacri scritti in arabo adornano i nostri luoghi di culto".
La vicenda legale sull’uso di “Allah” tra i cristiani risale al 2008, quando il governo minacciò di revocare il permesso di pubblicazione all'Herald Malaysia – il più importante giornale cattolico. La Chiesa si oppose e cita in giudizio l'esecutivo per violazione del diritto costituzionale alla libertà religiosa. Da allora il tema – ed il relativo percorso giudiziario – è diventato nel Paese un argomento molto sensibile, in grado di scatenare ondate di violenze, attacchi mirati contro chiese e luoghi di culto cristiani, sequestri e profanazioni di libri sacri.