20/02/2021, 07.00
INDIA-BRASILE
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San Paolo, missionario dell'Andhra Pradesh muore per Covid-19

Padre Raju Vandanam Koppula, missionario indiano del Pime di 48 anni, era in Brasile dal 2006. Nella pandemia portava aiuti agli abitanti della favela di Jardim Itajai, dove da due anni aveva aperto una cappella della sua parrocchia

San Paolo (AsiaNews) – Un missionario indiano del Pime di 48 anni, padre Raju Vandanam Koppula, è morto ieri a San Paolo a causa della variante locale del Covid-19. Originario di Eluru (Andhra Pradesh), due settimane fa egli era stato ricoverato in terapia intensiva all'ospedale Santa Cruz. Le sue condizioni sono andate poi peggiorando, fino al decesso. P. Raju era parroco della chiesa di Nostra Signora degli Angeli nella diocesi di Santo Amaro, la Chiesa locale della zona sud dell'immensa periferia di San Paolo. Nella sua parrocchia il missionario indiano si prendeva cura anche della nuova favela di Jardim Itajai, un quartiere povero nato negli ultimi anni dove oggi vivono circa 5mila persone. Qui il Pime nel 2019 ha aperto la cappella di San Josè di Anchieta, che rappresenta l'unico punto di riferimento per la comunità.

Alla sua vocazione missionaria p. Raju era arrivato colpito dalla testimonianza di p. Domenico Vivenzi, un missionario italiano che come tanti confratelli del Pime ha vissuto il suo ministero a Eluru. Vedendo quel sacerdote giunto da lontano, egli aveva intuito di poter donare la vita per chi vive a migliaia di km di distanza. Ordinato sacerdote nel 2005, l'anno dopo era partito per il Sud del Brasile, dove aveva già trascorso alcuni mesi durante il diaconato. "C’è un grande lavoro di evangelizzazione ancora da fare nei confronti di una religiosità molto popolare e in generale superficiale", scriveva descrivendo la sua missione in una lettera del 2009. "Ciò che più mi manca è un po’ di tempo libero per me stesso, per scrivere più spesso a conoscenti e amici, leggere un libro, studiare qualcosa. Ma fa parte del 'gioco'". Forse, egli aggiunge, rientra tutto nel significato dell'espressione "questo è il mio corpo offerto per voi". 

Nel 2016 era stato richiamato in India come rettore del Collegio Regina degli Apostoli, il seminario propedeutico del Pime a Eluru. Tre anni dopo era poi tornato in Brasile come parroco nella diocesi di Santo Amaro. Commentando l'impegno tra i poveri della favela di Jardim Itajai qualche mese fa diceva: "Questo è il significato vero della missione. Siamo al servizio di tutti attraverso la Parola di Dio, l'Eucaristia, la catechesi, ma anche la promozione umana. Cerchiamo di portare avanti la pastorale dei bambini e tante altre attività. È un progetto di speranza".

Nella periferia di San Paolo p. Raju ha vissuto anche i mesi difficili della pandemia, portando aiuti alla popolazione resa ancora più povera dal lockdown grazie alla raccolta fondi promossa in Italia dalla Fondazione Pime con il progetto Emergenza Coronavirus nel mondo. "Qui - raccontava - vivono gli ultimi degli ultimi. Abbiamo acquistato e consegnato 2.400 litri di latte. Ogni famiglia ha ricevuto 6 litri: c’era una coda lunghissima, quasi 500 persone. Qualcuno ci chiede di comprare una bombola di gas per cucinare, qualcuno ha bisogno di una visita in ospedale, di un frigorifero da mettere in casa, oppure di un abbonamento ai mezzi pubblici per poter andare a lavorare". P. Raju ha condiviso fino in fondo la sorte di queste persone, fino alla malattia e alla morte di queste ore.

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