Sacerdote cinese: Per la Chiesa in Cina non è cambiato nulla dopo l’accordo
Sebbene vi siano alcuni elementi positivi – ma formali – l’accordo sembra una vittoria della Cina, che conserva il potere di stilare la lista dei candidati all’episcopato. I vescovi a cui è stata cancellata la scomunica, si comportano come “quando erano illegittimi”. Un vero passo in avanti sarebbe il riconoscimento dei vescovi sotterranei e la costituzione di una vera Conferenza episcopale che comprende pastori ufficiali e non ufficiali.
Pechino (AsiaNews) – Non c’è nessun visibile cambiamento nella Chiesa in Cina dopo l’accordo fra Pechino e la Santa Sede. È quanto scrive questo sacerdote (ufficiale) della Cina centrale ad AsiaNews. Secondo p. Zaoxu, la Cina “ha ottenuto ciò che desiderava”: mantenere nelle sue mani la lista di nomi dei candidati all’episcopato. E i sette vescovi riconciliati, “non mostrano principi diversi da quando erano illegittimi”. Vi sono certo alcuni elementi positivi, ma un vero cambiamento si potrà ottenere solo se i vescovi al momento clandestini potranno essere uniti ai vescovi ufficiali in una reale Conferenza episcopale cinese. Per questo il sacerdote auspica che questo tema – il riconoscimento dei vescovi sotterranei venga affrontato quanto prima nei futuri dialoghi sino-vaticani. P. Zaoxu fa poi un curioso paragone fra i dialoghi commerciali fra Cina e Stati Uniti e i dialoghi fra Cina e Santa Sede.
Non si sa con chiarezza quanto significative siano le funzioni dell’Accordo provvisorio. Paragonando il prima e il dopo Accordo non appare agli occhi nessun visibile cambiamento nella Chiesa in Cina. Alcuni credono che, una volta firmato l’Accordo tra Cina e Vaticano, si debba attendere qualche miglioramento o peggioramento della situazione: il tempo appartiene al Signore ed anche i risultati sono nelle Sue mani. Altri pensano che non è importante che l’Accordo sia buono o non buono, ma ciascuno deve impegnarsi il meglio possibile nei servizi ai fedeli e nella formazione delle comunità parrocchiali. Altri ancora considerano che l’Accordo sia stato firmato da papa Francesco perché la Chiesa in Cina possa veramente intraprendere la via della comunione, sottolineando il suo carattere “pastorale”. L’Accordo ha messo fine al periodo pluridecennale di illegalità della Chiesa in Cina. Dopo la firma dell’Accordo, non ci saranno più vescovi illegittimi. Inoltre per la prima volta, l’autorità di governo del Santo Padre verso la Chiesa cinese ha ottenuto il riconoscimento da parte di un governo ateo: alcuni sottolineano che non possiamo non ammettere che questo sia un grande progresso.
Con l’Accordo, il governo cinese ha ottenuto ciò che desiderava, cioè mantenere nella Chiesa cinese il potere di proporre al papa la lista di nomi dei candidati episcopali. Inoltre, la tanto auspicata richiesta di legittimare i sette vescovi [scomunicati] è stata accolta dal Santo Padre, che li ha legittimati tutti. Ciò ha risolto la pena che questi vescovi provavano nella loro coscienza da lungo tempo, oltre ad aver messo fine allo stato imbarazzante in cui si trovava la fede nella Chiesa cinese.
Ho sentito dire che dopo l’Accordo, si continuerà trattando il problema della comunione dei vescovi non ufficiali. La Conferenza dei vescovi cinesi, dal momento che non vi partecipano i vescovi clandestini, per tanto tempo è esistita solo in modo nominale e strumentale, ma di fatto senza un contenuto reale. Solo quando includerà tutti i vescovi, senza esclusione di nessuno, esisterà in senso appropriato. Per questo, il lavoro dopo l’Accordo è di estrema importanza.
I sette vescovi, sebbene legittimati, in maggioranza, non mostrano principi diversi da quando erano illegittimi.
Il futuro della Chiesa cinese dopo l’Accordo, non potrà seguire che due possibili direzioni: o migliorerà passo dopo passo, o peggiorerà ogni giorno di più. Entrambe tali future direzioni dipenderanno del tutto dall’apertura o chiusura delle autorità responsabili.
I negoziati pastorali tra Cina e Vaticano hanno caratteristiche simili a quelli commerciali tra Cina e Stati Uniti. Di fronte al Vaticano, la Cina gode di superiorità, mentre di fronte agli Usa si sente inferiore. Questo per una sola ragione: gli Usa richiedono alla Cina di fare cambiamenti nel settore economico e militare. Questo andrebbe in parallelo con la richiesta del Vaticano di cambiamenti nella libertà religiosa.
Indubbiamente, la superiorità degli Usa di fronte alla Cina è simile alla superiorità della Cina di fronte al Vaticano. L’impotenza della Cina di fronte agli Usa è simile a quella del Vaticano di fronte alla Cina.
Il tempo urge, per cui anche se la Cina ha 100 cose che non vuole, cerca ancora vie per fare negoziati con gli Usa; anche se il Vaticano ha 1000 cose che non gli piacciono, è pronto anche a sopportare umiliazioni pur di continuare i negoziati. Questa è la politica dei grandi: sebbene si incontrino situazioni senza via d’uscita, essi fanno di tutto per sopravvivere e tornano alla tavola dei negoziati.
Noi siamo piccoli e non abbiamo tale pazienza e saggezza.
11/09/2020 12:28
26/10/2021 13:00