Riyadh ostacola l’inchiesta internazionale Onu sull’omicidio Khashoggi
La relatrice speciale delle Nazioni Unite accusa i sauditi: non hanno ancora concesso il nulla osta all’ingresso nel consolato a Istanbul e all’interrogatorio del personale. Visitato il sobborgo dove sorge la struttura, ma non è stato possibile accedere. La Turchia preme per l’inchiesta internazionale. I risultati attesi per maggio.
Istanbul (AsiaNews) - Riyadh cerca di ostacolare, se non bloccare, i lavori della commissione Onu chiamata a far luce sull’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi, ucciso il 2 ottobre scorso nel consolato saudita a Istanbul. Analisti ed esperti internazionali sospettano che l’omicidio sia avvenuto dietro ordine del principe ereditario e numero due del regno Mohammed bin Salman (Mbs), sebbene i vertici della monarchia wahhabita abbiano più volte smentito l’accusa.
Questa mattina, infatti, la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie (a capo dell’inchiesta) ha affermato che l’Arabia Saudita non ha ancora approvato la richiesta di ingresso al consolato di Istanbul. Ad oggi non vi è stato ancora alcun incontro con i funzionari sauditi per un primo accertamento dei fatti.
Dal 28 gennaio al 3 febbraio Agnes Callamard è in missione in Turchia per conto dell’Onu, nell’ambito della “inchiesta internazionale indipendente” promossa di recente per far luce sul brutale assassinio di Khashoggi. Assieme a lei vi è un team di tre persone, fra le quali vi è uno specialista forense. I risultati dell'indagine dovrebbero essere comunicati al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a maggio, ma vi è molta incertezza sulla data.
L’alto funzionario delle Nazioni Unite ha visitato il sobborgo di Istanbul dove sorge il consolato saudita, ma non è ancora giunto il nulla osta per varcare la soglia dell’edificio. Rivolgendosi ai cronisti, Callamard ha dichiarato che per il momento “vogliamo solo avere uno sguardo dell’insieme”. Il capo commissione di inchiesta ha quindi aggiunto di aver già inoltrato le richieste del caso a Riyadh per parlare della vicenda con le autorità saudite in Turchia e nel regno. “Diamo loro ancora del tempo” ha concluso.
L’arrivo nei giorni scorsi della relatrice speciale delle Nazioni Unite è stato anticipato dalla nota del ministro turco degli Esteri Mevlut Cavusoglu, il quale ha affermato che “è tempo” per una inchiesta internazionale. Al forum di Davos il ministro saudita delle Finanze Mohammed al-Jadaan ha confermato che la monarchia intende “far trionfare la giustizia”, ma nulla di concreto è stato fatto in tal senso.
Per facilitare l’inchiesta della Callamard, il direttore esecutivo di Human Rights Watch (Hrw) Kenneth Roth ha chiesto alla Cia di mettere a disposizione le intercettazioni ambientali che rivelerebbero quanto (di brutale) è avvenuto sulla morte del giornalista dissidente. Dal fronte turco bocche cucite sul materiale messo a disposizione della rappresentante Onu.
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