Riyadh blocca pellegrinaggi e turismo per timore del coronavirus
Divieto di ingresso per l’Umrah e sospesi i visti per persone che vengono da Paesi colpiti dall’epidemia. Il provvedimento ha natura temporanea ma non vi sono date certe sulla durata. Timori in vista dell’Hajj, in programma a fine luglio. L’invito a non viaggiare nelle nazioni in cui è diffuso il virus.
Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - Le autorità saudite hanno disposto il divieto di ingresso ai fedeli stranieri per l’Umrah (il pellegrinaggio minore) e ai turisti provenienti da zone in cui il nuovo coronavirus è diffuso a livelli di epidemia. Un provvedimento che giunge nel giorno in cui, per la prima volta dall’inizio della crisi sanitaria, il numero dei contagi nel mondo ha superato quelli in Cina dove ha avuto origine la malattia.
Il regno wahhabita, sede dei due luoghi santi per eccellenza dell’islam e che accoglie ogni anno milioni di fedeli e visitatori, raggiunge il picco degli ingressi in occasione dell’Hajj, il pellegrinaggio maggiore. Lo scorso ottobre i vertici di Riyadh hanno introdotto una nuova tipologia di visto per il turismo, del quale beneficiano 49 nazioni.
In una nota il ministero saudita degli Esteri sottolinea che il provvedimento di sospensione è di natura temporanea, pur non indicando tempi certi circa la durata. Ad oggi non vi sono indicazioni ufficiali circa l’Hajj, il pellegrinaggio maggiore, che dovrebbe iniziare a fine luglio. Vietato anche l’ingresso alla moschea del profeta, a Medina.
Finora l’Arabia Saudita non ha registrato casi di nuovo coronavirus di Wuhan (Covid-19), tuttavia l’epidemia si sta diffondendo in diverse aree del Medio oriente dove si registrano oltre 220 casi in totale. La situazione di maggiore criticità è in Iran dove, secondo le stime ufficiali, si contano 19 morti e 139 contagi. In realtà gli esperti temono che il numero sia di gran lunga maggiore, considerata anche la rapida diffusione dalla Repubblica islamica in altre aree del Golfo.
Il ministero saudita non ha indicato quali nazioni saranno colpite dal provvedimento e ha aggiunto che saranno le autorità sanitarie a determinare se la nazione in cui si registra un focolaio costituisce un pericolo. “L’Arabia Saudita rinnova il proprio sostegno - sottolinea in una nota il dicastero degli Esteri - alle misure internazionali messe in campo sinora per limitare la diffusione del virus e invita i propri cittadini a usare cautela prima di mettersi in viaggio verso Paesi in cui è in atto una epidemia di coronavirus”.
L’attenzione delle autorità è concentrata sul pellegrinaggio maggiore, che già in passato è stato occasione per lo scoppio di epidemie la prima delle quali si è registrata agli albori dell’islam, nel 632 quando i pellegrini hanno dovuto fronteggiare la malaria. Nel 1821 una epidemia di colera ha ucciso un totale di 20mila persone; un’altra epidemia di colera nel 1865 ha ucciso 15mila pellegrini, per poi diffondersi in tutto il mondo. Di recente si è affacciata la Mers (Sindrome respiratoria del Medio Oriente), ma le maggiori misure di sicurezza attuate da Riyadh nel 2012 e l’anno successivo hanno bloccato sul nascere possibili epidemie senza registrare vittime.