Riyadh, nuove repressioni: arrestata l’attivista Hatoon al-Fassi
Scrittrice e studiosa, la donna si è spesa a lungo in passato per il diritto alla guida e al voto alle elezioni municipali. Da giorni non si hanno più notizie di lei. Media governativi: i fermi "colpiscono i traditori che agiscono per le ambasciate estere”. Appello Onu: "Fatti che contrastano con le campagne di apertura, liberare le persone arrestate".
Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - Mentre il mondo celebra le riforme promosse dall’Arabia Saudita, nel Paese arabo attivisti - uomini e donne - pro diritti umani e libertà civili continuano a essere perseguitati nel contesto di una campagna di repressione che contrasta con le aperture. L’ultimo arresto è emerso ieri grazie alla denuncia degli attivisti di Alqst, Ong con base nel Regno Unito e specializzata nelle notizie che riguardano il regno wahhabita. Nel mirino Hatoon al-Fassi, fra le più appassionate sostenitrici del diritto delle donne alla guida.
La donna (nella foto) è considerata fra le più autorevoli personalità nel campo dei diritti umani e delle libertà civili del regno ultraconservatore islamico. In passato si è spesa a lungo perché le donne potessero partecipare alle elezioni comunali, un diritto acquisito solo nel recente passato e a fronte di ripetute battaglie.
Attivista, scrittrice e ricercatrice, ha insegnato all’università re Saud di Riyadh approfondendo gli studi in storia e scienze politiche. Dal 21 giugno scorso non si hanno più notizie certe di lei.
Il regno saudita, una monarchia assoluta retta da una visione fondamentalista dell’islam sunnita, ha introdotto una serie di riforme negli ultimi mesi, nel contesto del programma “Vision 2030” voluto dal 32enne Mohammad bin Salman (Mbs). Uno degli obbiettivi è favorire l’occupazione femminile.
Le riforme non riguardano solo il mondo del lavoro: dal 24 giugno è decaduto il decennale divieto a guidare per le donne e lo stadio della capitale è stato aperto alle rappresentanti del gentil sesso, che hanno potuto assistere alle celebrazioni della festa nazionale e alle partite di calcio.
Tuttavia, permangono ancora dure limitazioni e prosegue la pratica di silenziare le voci di quanti chiedono maggiori diritti e libertà all’interno della società. In particolare, dal mese scorso si sono verificati decine di arresti di persone “sospettate” di intrattenere “legami” con “realtà straniere” o di fornire sostegno finanziario a “nemici stranieri”.
I media filo-governativi sauditi hanno dato ampio spazio ai fermi, accusando le persone coinvolte di “tradimento” e bollandole come “agenti di ambasciate” estere. Ad oggi nessuna delle persone arrestate è stato incriminata in via ufficiale; gli attivisti sono rinchiusi in celle di isolamento e non hanno contatti con le loro famiglie o i legali.
Sulla vicenda degli arresti sono intervenuti in queste ore anche membri delle Nazioni Unite, che chiedono alle autorità di Riyadh di rilasciare gli attivisti, soprattutto le donne. “In netto contrasto con questo momento così decantato di liberazione per le donne saudite - affermano in una nota - le donne che si battono a difesa dei diritti umani sono vittime di arresti e detenzione di larga scala per tutto il Paese. Ciò è fonte di preoccupazione e forse una migliore indicazione sull’atteggiamento tenuto dal governo nei confronti dei diritti delle donne”. “Chiediamo il rilascio urgente - conclude il documento - di tutti quelli che sono stati fermati mentre svolgevano attività del tutto legittime”.
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