Ram Puniyani: nel Modi 2.0 la ‘democrazia sarà sovvertita’
Il premier è stato riconfermato alla guida del Paese e ha iniziato le consultazioni per il nuovo governo. L’opposizione piange su se stessa, mentre in futuro a rischio vi è la sopravvivenza stessa della possibilità di esprimere il dissenso. Parla il presidente del Center for Study of Society and Secularism di Mumbai.
New Delhi (AsiaNews) – Economia stagnante (“solo” il 6,6% tra ottobre-dicembre 2018), crisi agraria, contadini che si suicidano in massa, milioni di posti di lavoro persi, la più alta disoccupazione da 45 anni, minoranze vessate ogni giorno: questa è la situazione in India oggi. Eppure oltre il 50% degli elettori ha scelto di nuovo alla guida del Paese Narendra Modi, colui che negli ultimi cinque anni di governo ha esacerbato i rapporti tra le comunità con una forte retorica nazionalista; varato drastici piani economici che hanno gettato sul lastrico gli abitanti delle campagne; sostenuto, se non addirittura difeso, membri del suo partito che chiedono la chiusura delle scuole delle minoranze, linciano i musulmani, affermano che cristiani e fedeli dell’islam devono essere sterilizzati con la forza.
Il voto degli indiani ha decretato la vittoria del premier uscente e del suo partito Bharatiya Janata Party (Bjp) che ha conquistato seggi a sufficienza per governare da solo (più di 300, su un totale di 543). A pesare sul voto, l’inconsistenza dei candidati dell’opposizione, primo fra tutti Rahul Gandhi, presidente del Congress Party, che all’indomani del voto tutti ritengono “il volto” della debacle. Egli è riuscito persino a perdere il seggio di Amethi, in Uttar Pradesh, bastione della sua famiglia da oltre 15 anni. Entrerà comunque in Parlamento, perché era candidato in una seconda circoscrizione: quella di Wayanad, in Kerala.
Oggi il primo ministro ha iniziato le consultazioni per formare il nuovo gabinetto. Ma il futuro del Paese nel “Modi 2.0” è tutt’altro che roseo. Ne parla ad AsiaNews Ram Puniyani, attivista laico, presidente del Center for Study of Society and Secularism di Mumbai. Di seguito pubblichiamo l’intervista che ci ha rilasciato.
Che valore hanno queste elezioni per la democrazia in India?
Il processo di sovversione della democrazia, iniziato negli ultimi cinque anni, sarà ancora peggio. Le istituzioni democratiche sono state indebolite. L’agenda del nazionalismo indù che punta su questioni identitarie, tipo il tempio di Ram [che i radicali indù vogliono costruire lì dove sorgeva una moschea ad Ayodhya, ndr] e le vacche sacre, metterà ancora più a repentaglio la democrazia e il pluralismo.
Come attivista laico, in che modo si spiega il fatto che la popolazione abbia scelto di rieleggere un leader così coinvolto nell’ideologia nazionalista?
Molti fattori hanno contribuito a questo risultato. Il fallimento del sistema di sicurezza che ha portato all’attacco di Pulwama [in Kashmir, il 14 febbraio scorso, con il quale hanno perso la vita 50 soldati – ndr] è stato usato in modo intelligente per mostrare il fervore nazionalista.
D’altra parte, i partiti d’opposizione hanno fallito perché non sono riusciti a coalizzarsi. La spaccatura nei voti dell’opposizione è stata la causa principale grazie alla quale il Bjp è riuscito a vincere in maniera disonesta questo mandato, che altrimenti non avrebbe ottenuto.
Modi è riuscito a distrarre l’attenzione delle persone dalle promesse non mantenute, e ha usato l’attacco di Balakot [contro presunte basi dei terroristi in Pakistan] per attrarre voti. Come al solito, le organizzazioni satellite del Bjp hanno giocato un ruolo determinante nel fare una tacita campagna in favore del partito.
Quale sarà il futuro per il rispetto dei diritti umani, la libertà di espressione e la manifestazione del dissenso nel Modi 2.0?
I diritti umani sono già sotto una grande nube. In passato sono stati presi a bersaglio gli attivisti che difendono i diritti. Inoltre i diritti delle minoranze sono schiacciati a terra e il tipo d’isteria creato su questioni identitarie sta emarginando le minoranze religiose.
Perché la popolazione ha eletto un capo che non è riuscito a migliorare l’economica e a creare posti di lavoro?
A volte il potere della propaganda e il nazionalismo religioso riescono a far dimenticare alle persone il nocciolo della questione. Temi come l’inasprimento della piaga dei contadini, la crescente disoccupazione e l’aumento dei prezzi sono stati repressi per far credere che ci fosse un problema d’insicurezza dopo l’episodio di Pulwama.
Inoltre c’è da considerare il ruolo delle macchinette elettorali elettroniche (EVMs): alcuni leader politici hanno sollevato la questione della manomissione del voto elettronico.
27/05/2019 11:21