13/02/2014, 00.00
THAILANDIA
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Raid islamista nel sud della Thailandia: cinque morti e sei feriti

Tra le vittime un monaco buddista, obiettivo dell’attacco, e un bambino di nove anni. Ieri sera una donna di 29 anni è stata uccisa e il corpo dato alle fiamme. Dietro gli assalti l’uccisione, avvenuta la scorsa settimana, di tre fratellini di religione musulmana. I ribelli annunciano nuovi attacchi. La crisi politica a Bangkok ha bloccato i colloqui di pace fra governo e islamisti.

Bangkok (AsiaNews/Agenzie) - Cinque vittime, fra cui un monaco buddista e un bambino di nove anni, e almeno sei feriti sono il bilancio di due diversi attacchi avvenuti nel sud della Thailandia, da tempo teatro di una lotta separatista delle milizie islamiche. Fonti della polizia riferiscono che dietro entrambi gli assalti vi sarebbe la morte violenta, avvenuta nei giorni scorsi, di tre giovani fratelli di religione musulmana.

Testimoni locali riferiscono che questa mattina quattro uomini armati, a bordo di motociclette, hanno aperto il fuoco contro un monaco mentre era intento a raccogliere offerte. L'attacco è avvenuto nel distretto di Mae Lan, nella provincia meridionale di Pattani. I proiettili hanno colpito e ucciso il religioso e altre tre persone presenti in quel momento sulla scena, fra cui un bambino. Tra i feriti vi sarebbe anche un agente delle forze dell'ordine, impegnato nella scorta del monaco. 

Nel secondo episodio, avvenuto nella serata di ieri nel distretto di Yaring, sempre a Pattani, è rimasta uccisa una ragazza di 29 anni di fede buddista.  La donna si trovava a bordo della propria motocicletta per fare rientro a casa, quando è stata investita da una raffica di proiettili; dopo averla uccisa, gli assalitori hanno incendiato il cadavere. Sulla scena del delitto hanno lasciato un biglietto indirizzato "al capo dell'esercito", in cui spiegano che "questo non è l'ultimo corpo per [vendicare] i tre fratelli". 

I tre fratelli di religione musulmana (di tre, cinque e nove anni), originari della confinante provincia di Narathiwat, sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco la scorsa settimana di fronte alla loro abitazione, di ritorno dalla preghiera serale in moschea. Nella sparatoria sono rimasti coinvolti anche il padre e la madre (incinta), ma sono sopravvissuti. 

Nei giorni scorsi la fazione islamista aveva portato a termine un primo atto di rappresaglia per la morte dei bambini: il 10 febbraio scorso la moglie di un poliziotto è stata uccisa e poi data alle fiamme, in un episodio del tutto analogo a quello avvenuto ieri sera, nel mercato principale della cittadina davanti a una folla terrorizzata. 

Il sud della Thailandia, lungo i confini con la Malaysia, è teatro di una decennale lotta separatista da parte degli estremisti islamici, che ha causato sinora oltre 5.900 vittime, la maggior parte delle quali civili. Gli islamisti chiedono l'autonomia dalla Thailandia, che ha annesso la regione oltre cent'anni fa, e accusano le autorità thai e buddiste di violazioni ai diritti umani e di non rispettare la cultura locale. Quasi ogni giorno si susseguono attentati dinamitardi e sparatorie; i colloqui di pace fra governo e ribelli sono in una fase di stallo, acuiti da uno scontro politico - fra il premier Yingluck Shinawatra e l'opposizione guidata dal Democrat Party - che da mesi ha paralizzato la vita istituzionale a Bangkok e nel resto della Thailandia. 

 

 

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