25/04/2014, 00.00
PAKISTAN
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Raid dell’aviazione pakistana contro roccaforti talebane: 37 morti e 18 feriti

Si tratta della prima operazione militare ai danni del Ttp dalla dichiarazione di cessate il fuoco di marzo. Una prova di forza dell’esercito e un duro colpo agli incerti sforzi di pace del governo. Obiettivo del blitz una cella responsabile degli attacchi a Peshawar. I talebani annunciano ritorsioni e vendette.

Islamabad (AsiaNews/Agenzie) - Mettendo fine in modo improvviso al cessate il fuoco fra Islamabad e talebani, le forze dell'aviazione pakistana hanno lanciato una serie di attacchi nel distretto tribale di Khyber, al confine con l'Afghanistan, nel nord-ovest del Paese. Fonti militari riferiscono che il bilancio delle operazioni, che si sono susseguite lungo la giornata di ieri, è di 37 combattenti islamisti morti e almeno 18 feriti. Al momento non sono possibili verifiche indipendenti sul numero e l'identità delle vittime, perché ai giornalisti non è consentito accedere nell'area. I raid aerei di ieri sono la prima operazione militare ai danni del Tehrik-e-Taliban Pakistan (Ttp), dalla dichiarazione di cessate il fuoco a inizio marzo. 

Analisti ed esperti di politica interna sottolineano che questa prova di forza dell'esercito rappresenta un duro colpo agli sforzi - peraltro incerti - di pace promossi dal Primo Ministro Nawaz Sharif. Un alto ufficiale dell'esercito, dietro anonimato, riferisce che l'obiettivo del blitz era una cella militante, responsabile dell'attacco a Peshawar del 21 aprile scorso che ha causato la morte di cinque poliziotti. Si tratterebbe dello stesso gruppo responsabile dell'attentato del 9 aprile al mercato ortofrutticolo della città, in cui sono decedute 22 persone. 

I talebani pakistani hanno già annunciato ritorsioni in risposta all'attacco aereo: "Non appena verranno confermate queste morti - annuncia un portavoce - di certo ci vendicheremo". Tuttavia, al momento non sembrano intenzionati a far saltare il banco e chiudere le porte in faccia al dialogo instaurato nei mesi scorsi con l'esecutivo. Il 22 aprile i due fronti si sono incontrati a Islamabad, programmando una nuova serie di colloqui e un nuovo periodo di tregua per scongiurare ulteriori attentati. 

A gennaio il governo ha gettato le basi per l'avvio di un dialogo di pace con i talebani, cui è seguita la presentazione nelle settimane successive del primo Codice di condotta in materia di Sicurezza nazionale. Iniziative che non hanno tuttavia fermato la spirale di violenze, di matrice estremista islamica, che da tempo insanguina il Paese. Se, da un lato, il Ttp ha promesso di rispettare il cessate il fuoco, dall'altro gruppi miliziani talebani hanno attaccato a più riprese istituzioni, caserme della polizia, obiettivi militari. In risposta, l'esercito ha compiuto una serie di raid nelle aree tribali contro roccaforti islamiste. La tregua fra governo e talebani è scaduta il 16 aprile scorso, ma gli islamisti hanno confermato il proposito di voler continuare le trattative. Peraltro, nel contesto dei colloqui i talebani chiedono il rilascio di centinaia di prigionieri, il ritiro dell'esercito in molte zone tribali al confine con l'Afghanistan e l'introduzione della legge islamica (sharia) nel Paese.

Con più di 180 milioni di abitanti (di cui il 97% professa l'islam), il Pakistan è la sesta nazione più popolosa al mondo ed è il secondo fra i Paesi musulmani dopo l'Indonesia. Circa l'80% è musulmano sunnita, mentre gli sciiti sono il 20% del totale. Vi sono inoltre presenze di indù (1,85%), cristiani (1,6%) e sikh (0,04%). Secondo una recente statistica, dall'inizio della campagna di violenze dei talebani pakistani nel 2007 sono state uccise più di 6.800 persone in attentati, esplosioni e omicidi mirati in tutto il Paese. 

 

 

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