24/02/2020, 12.01
IRAN
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Rafsanjani: gli estremisti in Iran ‘nocivi’ come i supporter di Trump, serve dialogo

Yasser, figlio dell’ex presidente, parla di una società “malata” sotto il profilo “fisico e politico”. La democrazia “castrata” da forze esterne al Parlamento. Alle elezioni vince l’astensionismo, partecipazione al 42%. Vittoria scontata di conservatori e radicali. Sale il bilancio coronavirus: otto morti e 43 contagi. 

Teheran (AsiaNews) - La società iraniana è “malata” da un punto di vista “fisico e politico” e la democrazia nel Paese è stata “castrata” da forze che manovrano all’esterno del Parlamento, incluse le varie milizie armate. È quanto afferma in una intervista al Guardian Yasser Rafsanjani, figlio minore di Akbar Hashemi Rafsanjani, uno dei principali artefici della Rivoluzione islamica del 1979. In riferimento alle elezioni parlamentari che si sono tenute lo scorso 21 febbraio, egli sottolinea l’astensionismo record, con una partecipazione del 42%. Scontata l’ampia vittoria dei conservatori, anche perché la commissione elettorale aveva impedito la partecipazione di migliaia di candidati dell’ala moderata e riformista. 

Akbar Rafsanjani è stato una delle figure più potenti dei primi anni dell’era post rivoluzionaria. Egli ha servito come comandante in capo durante la guerra con l’Iraq degli anni ’80, ha ricoperto la carica di presidente nel 1989 (due i mandati) e a lui si deve la scelta dell’attuale guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei. Quale membro di una delle famiglie più potenti e rispettate, le parole del figlio Yasser confermano le divisioni profonde e irrisolte in seno alla Repubblica islamica. 

Per Rafsanjani, parte dell’ala conservatrice e radicale del Paese è “nociva” come lo sono i sostenitori entusiasti e i fedelissimi del presidente Usa Donald Trump. Tuttavia, aggiunge, è solo attraverso il dialogo che si potranno risolvere le controversie in atto sulla questione nucleare (e non solo) fra Iran e Stati Uniti. 

“La democrazia [in Iran] - avverte - oggi è diventata un eunuco. È stata castrata. La nostra società è in qualche modo malata. Siamo infettati da virus […] come il coronavirus, ma anche da un virus sociale in cui le persone non rispettano gli altri”. Proprio la nuova epidemia (Covid-19) divampata a Wuhan, in Cina, e ormai diffusa in molte parti del mondo è la causa, secondo la leadership militare e religiosa, dello scarso afflusso alle urne alle recenti elezioni. 

La stessa guida suprema ha affermato che dietro l’astensionismo vi sarebbe la “propaganda negativa” promossa e diffusa ad arte dai nemici del Paese. In queste ore le autorità hanno aggiornato il bilancio del nuovo coronavirus che, ad oggi, ha causato otto morti e 43 casi di contagio, la maggior parte dei quali concentrati nella città santa sciita di Qom. 

Secondo i dati forniti dal ministro iraniano degli Interni l’affluenza alle urne si è attestata attorno al 42,5%, in netto calo rispetto al 62% del 2016 e al 66% di quattro anni prima. A Teheran il dato si abbassa ancor ad un misero 25%. In totale si sono recati alle urne oltre 24 milioni di persone su un totale di 58 milioni di aventi diritto. 

Tornando alla situazione nel Paese, Yasser Rafsanjani ricorda il dialogo fra il padre e l’attuale presidente, il moderato Hassan Rouhani nei giorni della firma dell’accordo nucleare, il Jcpoa, cancellato dal presidente Trump nel maggio 2018. “Mio padre - sottolinea - ha detto che questo accordo aveva quattro nemici: le nazioni arabe, che hanno soldi a sufficienza da spendere; le lobby israeliane negli Stati Uniti; il fronte duro dei Repubblicani negli Usa; i radicali in Iran. E, in effetti, le fazioni radicali negli Stati Uniti e in Iran hanno collaborato fra loro. E queste elezioni mostrano come la linea dura iraniana sia diventata più forte”.

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