03/07/2020, 09.49
IRAQ - VATICANO
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Rafforzare identità cristiana e cultura caldea: le sfide del neo-vescovo di Zakho

di Dario Salvi

P. Felix Dawood Shabi guiderà l’eparchia, oggi distinta da quella di Amadiyah su proposta del patriarca Sako. Un’area strategica per i commerci con Siria e Turchia, oltre a essere “il cuore del mondo caldeo”. Ai fedeli chiede di “avere coraggio e speranza”; ai cattolici dell’Occidente di “sostenere i fratelli sofferenti”.

Roma (AsiaNews) - Valorizzare “l’identità e le radici” cristiane e rafforzare l’appartenenza culturale alla Chiesa e alla comunità caldea: sono questi gli obiettivi che si è prefissato p. Felix (Saeed) Dawood Shabi, da poco nominato vescovo dell’eparchia di Zakho, che nel futuro sarà distinta dal quella di Amadiyah-Duhok cui era finora legata. “La mia speranza - sottolinea ad AsiaNews - è di poter andare fra un mese, quando i voli riprenderanno [dopo mesi di blocchi e chiusure per la pandemia di Covid-19] e incontrare un popolo, una comunità che attende con fiducia e affetto, per lavorare col nuovo vescovo”. 

Zakho, racconta il sacerdote, “si trova nel Kurdistan, nel triangolo che unisce l'Iraq con Siria e Turchia. È una zona molto importante per i commerci, per il traffico: una porta per tutto l’Iraq. Come neo vescovo - prosegue - sento di andare nel cuore del mondo caldeo: Zakho, infatti, è unica al mondo perché vi si parla aramaico e caldeo in modo diffuso, e non hai bisogno di usare un’altra lingua. Ti senti subito a casa, per questo avverto una profonda nostalgia e una grande voglia di iniziare la mia missione. Spero di poter mettere e rafforzare le radici, a fronte di una comunità caldea che è dispersa nel mondo”.

Il primate caldeo card. Louis Raphael Sako, con il consenso del Sinodo dei vescovi della Chiesa patriarcale, ha separato l’eparchia di Zakho da quella di Amadiyah-Duhok, alla quale era stata unita nel giugno del 2013. Una decisione maturata nell’ultimo incontro dell’agosto 2019, e che ha portato alla nomina, confermata da papa Francesco, di p. Felix. Il 27 giugno il futuro vescovo ha ricevuto la berretta viola per mano del card. Leonardo Sandri (nella foto), Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Il patriarcato deve ancora comunicare la data della consacrazione, in sospeso per la pandemia di coronavirus.

“La nuova diocesi - spiega p. Felix - è frutto di una decisione ecclesiastica, sebbene si tratti di una realtà creata per la prima volta nel 1850, nata proprio dalla diocesi di Amadiyah, e abbia una grande storia alle spalle. Una diocesi vecchia, ma anche nuova formata da tre parrocchie in città e almeno 14 villaggi, di dimensioni variabili, nell’area circostante. Qualche centro abitato è composto da 30 famiglie, altri ne hanno fino a 300. Il totale è di oltre 8mila cristiani caldei nell’area, cui si sommano armeni e siro-cattolici”.

Il futuro vescovo è nato a Karemlash, nella piana di Ninive (Iraq del nord), il 19 gennaio 1975. Egli ha conseguito il baccellierato in Teologia presso il Babel College di Baghdad e, in un secondo momento, la licenza in diritto canonico al Pontificio istituto orientale a Roma nel 2002. Ora sta preparando una tesi di dottorato sempre in diritto canonico alla Pontificia Università Lateranense, incentrato sul "Diritto particolare della Chiesa caldea. 

L’ordinazione a diacono risale al 18 gennaio 1998; il 29 giugno dello stesso anno diventa sacerdote a Baghdad dall’allora patriarca Raphaël Bidawid. Dal 1998 al 1999 ha servito a Mosul come sacerdote nella chiesa di san Giuseppe (trasformata in moschea durante l'occupazione dell'Isis), per poi trasferirsi negli Stati Uniti dopo la licenza, dove ha operato in diverse parrocchie dell’Eparchia di Saint Peter Apostle a San Diego. Nel 2007 è stato nominato corepiscopo, poi vicario del vescovo per lo stato dell’Arizona e Nevada dal 2009 al 2018.

A Zakho vi sono quattro preti celibi e altri sette sposati, uno di essi è in pensione. “Servirà grande impegno - racconta p. Felix - perché i cristiani nella zona restano pur sempre una minoranza e non hanno molte opportunità a livello di lavoro, di diritti. Cercherò di infondere loro coraggio, di essere fratello con i miei fratelli. Sarà poi essenziale riprendere una evangelizzazione attiva e sotto questo profilo è importante evidenziare che, uno dei primi atti, sarà l’ordinazione sacerdotale di un seminarista. Il patriarca ha chiesto proprio di aspettare che arrivi il nuovo vescovo per effettuarla, e tutti hanno accolto la decisione con gioia. Questo nuovo sacerdote sarà importante per rafforzare l’opera pastorale”. 

A questo si unisce il contributo delle suore caldee, che vivono in un centro nei pressi della cattedrale e gestiscono un istituto educativo che accoglie studenti e studentesse dalla materna fino alle superiori. “È fondamentale - afferma futuro vescovo - la presenza di scuole cattoliche” che rappresentano una delle basi per il rafforzamento della fede. Ma anche “valorizzare e rafforzare la fede cattolica rispetto ai movimenti protestanti che stanno prendendo sempre più piede nella zona, secondo l’esempio di illustri personalità della Chiesa caldea che hanno donato la vita per la missione come mons. Paul Faraj Rahho o p. Ragheed Ganni, che era mio cugino”. 

Infine, p. Felix vuole lanciare due appelli ai fedeli di Zakho e ai cristiani dell’Occidente: “Ai primi, che aspettano il loro vescovo, dico di avere coraggio e speranza, mentre ai secondi chiedo di avere coraggio e di sostenere i fratelli sofferenti nelle zone più calde del mondo. Come cristiani, siamo un unico corpo… pregate per noi”.

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