13/09/2024, 11.20
PAKISTAN
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Quetta: musulmano in custodia con accusa di blasfemia ucciso da un poliziotto

di Shafique Khokhar

La morte di Abdul Ali, proprietario di un piccolo albergo, avvenuta in un contesto di pressioni popolari istigate dagli islamisti, dimostra ancora una volta la diffusione dell'estremismo anche nelle istituzioni.  Yousaf Benjamin, direttore esecutivo di Dignity First - Pakistan: "Episodio che solleva domande sui funzionari di polizia".

Quetta (AsiaNews) - Un uomo musulmano di mezza età, Abdul Ali, proprietario di un piccolo Sakhi Hotel, dopo essere stato preso in custodia un paio di giorni fa con l'accusa di blasfemia, è stato ucciso da un poliziotto nella stazione di polizia di Cantonment a Quetta. Secondo quanto appreso, Abdul Ali, residente a Kharotabad, aveva commentato con modi discutibili il Khatme Nabuwwat, nonché il profeta Maometto; la sua presunta conversazione telefonica era diventata virale sui social media, scatenando aspre critiche e proteste in città. Si tratta dell'ennesima violenza avallata dalle leggi pakistane sulla blasfemia, che vengono spesso utilizzate per accusare i gruppi minoritari, evitando qualsiasi processo.

In seguito alle richieste della folla furiosa, la polizia ha arrestato l'accusato impugnando contro di lui l'articolo 295c e 34 del Codice penale del Pakistan. Dopo la registrazione dell'atto, i funzionari di polizia, dopo aver negoziato con i leader del Tehreek-i-Labbaik Pakistan (Tlp), movimento islamista di estrema destra, sono riusciti a disperdere la folla. A seguire, un gruppo di persone inferocite appartenente a partiti religiosi, tra cui lo stesso Tehreek-i-Labbaik Pakistan, si è radunata davanti alla stazione di polizia di Kharotabad, dove il sospetto era inizialmente detenuto. La folla ha chiesto la sua custodia, colpendo ripetutamente la stazione di polizia con pietre, e lanciando anche granate.

Secondo le informazioni che circolano nei social media, Abdul Ali era un musulmano praticante, uno dei suoi due figli è un Hafiz-e-Quran (una persona che ha memorizzato l'intero corano ndr) e anche l'altro è un religioso. Il poliziotto che ieri l'ha ucciso si chiama Syed Khan Sarhadi; l'omicidio è avvenuto nella stazione di polizia. Abdul Ali è morto sul posto, sul suo corpo si contano diverse ferite da proiettile. 

Ad AsiaNews, Aamir Kakkazai, scrittore, ha dichiarato: “Ancora una volta, a Quetta, in Pakistan, è accaduto un triste episodio: una persona è stata uccisa in nome di presunte accuse di blasfemia. Questa volta, la cosa triste è che l'assassino era un poliziotto in servizio e la persona uccisa era sotto la sua custodia”. Sottolineando così la particolarità di questo caso: un omicidio compiuto da chi sarebbe deputato a garantire l’ordine, che anche in passato è rimasto inerme difronte alle violenze perpetrate dalle folle inferocite. “Questo ci ricorda la morte di Salman Taseer, governatore del Punjab, ucciso dalla sua stessa guardia. Una cosa triste è che tutti i partiti e i leader religiosi stanno mostrando solidarietà con l’assassino e affermano che ora è diventato un ghazi (che combatte con i miscredenti in una lotta e non è stato ucciso, ndr) come Mumtaz Qadri, l'assassino di Salman Taseer”.

Yousaf Benjamin, direttore esecutivo di Dignity First - Pakistan, ha dichiarato: “L'abuso delle leggi sulla blasfemia e l'uccisione extragiudiziale di un cittadino sono ingiustificabili. Per decenni i difensori dei diritti umani hanno esortato le autorità a contrastare l'estremismo religioso, ma non sono stati presi provvedimenti in tal senso, il che ha portato a frequenti abusi delle leggi sulla blasfemia”. La prova dei mancati interventi è l'uccisione di tre cittadini nel giro di 4 mesi. “Questo episodio solleva interrogativi sulla formazione e sulla crescita mentale dei funzionari di polizia, dato che abbiamo visto diversi poliziotti prendere la legge nelle loro mani e uccidere. C'è molto da fare a questo proposito, ad esempio eliminare il materiale sull'odio dai libri di testo e istruire e formare adeguatamente le forze dell’ordine”. 

Jamshed Iqbal, educatore e scrittore, ha dichiarato: “Syed Khan Sarhadi è una persona ipocrita: non guarda agli errori di una persona come una scusa, ma guarda alla scusa e uccide una persona. Di solito non sono deluso, ma lo sono quando vedo che il Pakistan è malato di estremismo e non ha una cura. Ora, chiunque cerchi di curare questa malattia, sarà ucciso da questa malattia”. È diffusa un’ampia inflessibilità sul mettere in discussione il perpetrarsi di violenze. “Si può curare una persona quando pensa di essere malata, ma quando un paziente pensa che la sua malattia sia giusta, allora cosa può fare un medico per lui. Credetemi, questo Paese può uscire dalla crisi economica ma non può liberarsi dell'estremismo e del fondamentalismo”.

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