07/02/2014, 00.00
TIBET - CINA
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Qinghai, una nuova auto-immolazione contro il dominio cinese sul Tibet

È la prima del nuovo anno. Un uomo si è dato fuoco nella contea di Malho: le autorità hanno portato via il suo corpo, ma non è chiaro se sia vivo o morto. Fonte locale: "Bloccate le comunicazioni, si è dato fuoco per la causa".

Dharamsala (AsiaNews) - Un uomo di etnia tibetana, residente nella provincia nordoccidentale del Qinghai, si è dato fuoco per protestare contro la dominazione cinese della sua regione. Si tratta della prima auto-immolazione del 2014, che ha scatenato una nuova ondata di repressione da parte delle forze di sicurezza locali fedeli a Pechino. Phagmo Samdrub, 29 anni, ha inscenato la sua protesta lo scorso 5 febbraio nei pressi della scuola dedicata alla figura del Panchen Lama a Dokarmo, cittadina della contea Malho. Lo conferma una fonte anonima a Radio Free Asia.

Phagmo, spiega la fonte, "si è auto-immolato per la causa del Tibet. Il suo corpo è stato portato via dagli agenti intervenuti sul posto. I canali di comunicazione in tutta l'area sono stati bloccati, quindi non abbiamo altri dettagli. So che lui è presso gli uffici del governo di Tsekhog". Non è chiaro se l'uomo sia vivo o morto.

La protesta di Phagmo porta a 126 il numero totale di tibetani che hanno scelto di darsi fuoco (dal 2009) per chiedere la fine del governo cinese del Tibet e il rientro del Dalai Lama in patria. Pechino ha risposto a queste proteste con una repressione ancora più dura, e sta cercando in ogni modo di bloccare le auto-immolazioni attraverso raid nei monasteri sospettati di simpatie indipendentiste, fermando le comunicazioni e limitando il più possibile la libertà di movimento della popolazione locale.

Molto attivi anche i tribunali del popolo, che negli ultimi 3 mesi del 2013 hanno condannato almeno 6 persone - di cui 3 monaci buddisti - a pene che vanno dai 3 ai 15 anni di detenzione con l'accusa di aver "fomentato" i propri amici e fedeli a darsi fuoco contro le autorità. Da parte sua, il Dalai Lama - leader buddista tibetano in esilio in India - ha chiesto più volte ai suoi seguaci di "salvaguardare la vita come valore massimo".

 

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