25/02/2013, 00.00
TIBET – CINA
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Qinghai, giovane tibetano si dà fuoco in un monastero

Phakmo Dhondup si è immolato per protestare contro la linea dura di Pechino in Tibet. Il 20enne è ricoverato con ustioni gravi su gran parte del corpo. Le forze di sicurezza hanno circondato l’area e imposto controlli serrati. A Kanlho muore un altro giovane.

Dharamsala (AsiaNews/Agenzie) - Un giovane tibetano si è dato fuoco all'interno di un monastero nella provincia cinese del Qinghai per protestare contro il "pugno di ferro" imposto da Pechino nella regione del Tibet. L'immolazione è avvenuta verso le 8 di sera del 24 febbraio e ha scatenato l'immediata reazione delle forze di sicurezza cinesi. Secondo quanto riferisce Radio Free Asia (Rfa) la vittima è il ventenne Phakmo Dhondup, che si è dato fuoco in un edificio del monastero di Jachung, nella cittadina di Tsapon, prefettura di Tsoshar, contea di Bayan Khar.

Testimoni locali spiegano che il giovane è stato subito trasportato in ospedale, con profonde bruciature su gran parte del corpo. Alla base del gesto, il desiderio di protestare contro "la politica di dura repressione" imposta dalla Cina nella regione tibetana.

Phakmo Dhondup, originario del villaggio di Upper Sakar, poco distante dal monastero dove è avvenuto l'incidente, è il 105mo tibetano a darsi fuoco dall'inizio del 2009, quando la popolazione locale ha voluto adottare questa protesta estrema per rivendicare il diritto all'autonomia amministrativa, il ritorno del leader spirituale (Dalai Lama) e la libertà religiosa. Alcune fonti aggiungono che "i monasteri hanno organizzato preghiere speciali per la sua pronta guarigione". Nel contempo centinaia di forze di sicurezza hanno circondato la zona e imposto controlli serrati.

La maggior parte delle autoimmolazioni che insanguinano la protesta del popolo tibetano sono avvenute nelle province cinesi del Sichuan, del Qinghai e del Gansu, tutte confinanti con il Tibet. Su 105 tibetani che hanno deciso di darsi fuoco, oltre 20 sono minorenni o hanno da poco compiuto i 18 anni. Il governo cinese ha scelto di rispondere con il pugno di ferro. Invece di ascoltare le proteste della popolazione ha puntato il dito contro la "cricca del Dalai Lama" che "sta orchestrando questi suicidi". Inoltre ha emanato nuovi, durissimi regolamenti contro chi progetta un'auto-immolazione o addirittura ne parla in pubblico. Nelle scorse settimane, un tribunale cinese ha condannato almeno 15 tibetani (molti monaci buddisti) a pene fino a 13 anni di galera.

Oltre alla auto-immolazione di Phakmo va registrata quella odierna, in cui è morto un altro giovane. Tsesung Kyab, 27 anni, si è dato fuoco questa mattina davanti al monastero Shetsang - nella città omonima - che si trova nella prefettura di Kanlho. È morto sul posto dopo pochi minuti: gli agenti di sicurezza cinese hanno cercato di portare via il corpo, ma gli abitanti si sono opposti e lo hanno trasportato al suo villaggio natale, Chokhor. Il ragazzo è morto nell'ultimo giorno della festività di Molam, una delle più importanti del calendario buddista.

 

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