17/05/2006, 00.00
Corea del nord
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Pyongyang denuncia la "repressione religiosa" degli Usa

Secondo l'agenzia di stampa ufficiale di uno dei regimi più oppressivi al mondo, "la guerra degli americani ad Iraq ed Afghanistan è uno spietato pretesto per distruggere la libertà religiosa dei fedeli musulmani".

Roma (AsiaNews) – La guerra al terrorismo lanciata dagli Stati Uniti "è un orribile pretesto per giustificare tremendi abusi ai diritti umani dei cittadini iracheni ed afghani" oltre ad essere "un modo spietato per distruggere la libertà religiosa dei fedeli musulmani". A lanciare questa denuncia è stata oggi la Korean Central News Agency, agenzia di stampa ufficiale della Corea del Nord, uno dei regimi più oppressivi ed anti-liberali al mondo.

"Gli Stati Uniti – si legge nel dispaccio – hanno intenzione di estendere la loro guerra a nazioni islamiche come l'Iran e la Siria, con il pretesto che queste starebbero sviluppando armi nucleari, ma il loro unico, vero scopo è quello di arrestare, imprigionare e perseguitare musulmani senza alcuna colpa".

"I marines – continua la nota – gettano i fedeli islamici in campi di detenzione che ricordano molto da vicino quelli di concentramento creati dai nazi-fascisti e, non contenti, si macchiano di blasfemia gettando il Corano nelle latrine". Il dispaccio si chiude con "un avvertimento" a Washington riguardo il proseguimento della sua guerra, dato che "la comunità internazionale sta iniziando a vedere il vero intento, la repressione religiosa e lo scontro di civiltà, dietro al pretesto della democrazia".

In Corea del Nord è permesso soltanto il culto del leader Kim Jong-Il e di suo padre Kim Il-Sung. Il regime ha sempre tentato di ostacolare la presenza religiosa ed impone ai fedeli la registrazione in organizzazioni controllate dal Partito. Sono frequenti le persecuzioni brutali e violente nei confronti dei fedeli non iscritti e di coloro che praticano l'attività missionaria.

Da parte sua, Pyongyang dichiara che la libertà religiosa è presente nel Paese e garantita dalla Costituzione: cifre governative ufficiali parlano di circa 10 mila buddisti, 10 mila protestanti e 4 mila cattolici. Le stime del governo si riferiscono solo ai fedeli iscritti nelle associazioni riconosciute.

Da quando si è instaurato il regime comunista nel 1953, sono scomparsi circa 300 mila cristiani e non ci sono più sacerdoti e suore, forse uccisi durante le persecuzioni. Attualmente sono circa 80 mila quelli che nei campi di lavoro sono sottoposti a fame, torture e perfino alla morte.

"Il numero dei cattolici in Corea del Nord – ha detto più volte il cardinal Cheong, che ricopre anche il ruolo di amministratore apostolico di Pyongyang - è precipitato da 55 mila (con 58 chiese e circa 100 sacerdoti) presenti subito dopo la liberazione dal dominio coloniale del Giappone, ad un numero che varia dai mille ai tre mila - non confermabili - di oggi. Questo non è accettabile".

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