10/06/2015, 00.00
RUSSIA - VATICANO
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Putin per la seconda volta dal Papa: Ucraina e Medio Oriente al centro dell’udienza

di Marta Allevato
Il leader del Cremlino torna in Vaticano dopo due anni; dalla crisi siriana si è passati a quella ucraina, con il Papa che da Mosca continua a essere visto come una sponda importante in dossier su cui si acuiscono le tensioni con l’Occidente. La difesa dei cristiani perseguitati nel mondo come arma di "soft power" della Federazione.

Mosca (AsiaNews) - La crisi ucraina da una parte e dall’altra la difesa dei cristiani in Medio Oriente saranno i temi centrali dell’agenda su cui oggi verterà il secondo colloquio tra Papa Francesco e il presidente russo Vladimir Putin. La tappa in Vaticano non era prevista nei primi piani della visita in Italia del leader russo all’Expo di Milano: inizialmente, Putin doveva recarsi a Torino a visitare l’ostensione della Sindone, secondo fonti diplomatiche russe. L’approdo a Roma ha preso forma nelle ultime settimane e su specifica richiesta di Mosca, a quanto si apprende dalle stesse fonti.

La crisi Ucraina e i rapporti tra Mosca e l’Occidente

Il primo è un tema prettamente politico (d’altra parte il protocollo considera il bilaterale di oggi un “incontro tra capi di Stato”), in cui rientra non solo il rapporto dell’Occidente con Mosca (il Vaticano mira a non approfondire le tensioni da nuova guerra fredda, rafforzate dalle dure conclusioni dell’ultimo G7), ma anche la situazione della comunità greco-cattolica. Come fu per la Siria, nell’ultimo incontro tra i due leader il 25 novembre 2013, il Papa mira al ruolo di paciere (glielo hanno chiesto ad aprile anche i rabbini russi), cosciente che la guerra in Ucraina sta creando profondi solchi anche di carattere religioso nella variegata e complessa comunità cristiana del Paese.

“Se il Papa mostra interesse, non ho dubbi che il presidente sarà pronto a chiarire dettagliatamente la posizione della Russia” sull’Ucraina, ha dichiarato il portavoce di Putin Dmitri Peskov. Sia il Cremlino che il Patriarcato di Mosca hanno più volte e pubblicamente apprezzato la linea “equilibrata” della Santa Sede nella crisi dell’ex repubblica sovietica, in cui il Pontefice non ha mai puntato il dito contro la Russa e mai parlato di aggressione, come invece denuncia la comunità greco-cattolica (i cattolici di rito ortodosso anche detti ‘uniati’, per la comunione con il Papa e in contrasto con la Chiesa ortodossa russa che li taccia di condurre azioni politiche anti-russe). Proprio il presidente del Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina, l’arcivescovo maggiore di Kiev Sviatoslav Shevchuk, ha inviato in Vaticano una lettera nella quale chiede al Santo Padre, nell’incontro con Putin, di “essere la voce del popolo ucraino, dei suoi figli, di tutti i cattolici credenti in Ucraina che soffrono”, ma per ora la linea del Papa rimane quella di condanna per una “guerra fratricida tra cristiani”.

I cristiani in Medio Oriente

Significativo che, commentando la notizia della nuova ‘udienza’ di papa Bergoglio a Putin, il segretario generale della Conferenza episcopale cattolica di Russia, padre Igor Kovalevsky, abbia voluto porre l’accento sulla’“importanza” che i due leader affrontino la questione dei cristiani perseguitati in Medio Oriente. Il tema, da anni, è campo di cooperazione tra la diplomazia del Cremlino, del Patriarcato di Mosca e della Santa Sede. E’ poi un piano su cui le due Chiese sorelle trovano sintonia, mentre il dialogo in ambito teologico procede a rilento. In una conferenza stampa, Kovalevsky ha parlato di “situazione drammatica e critica; stanno emergendo veri martiri nel XXI secolo, proprio come al tempo del paganesimo nell’Impero romano”.

Il discorso sui cristiani in Medio Oriente e quelli perseguitati, in generale, nel mondo è primariamente una sincera e concreta esigenza che nasce dalla Chiesa, che però Mosca ha fatto sua, nell’ambito di una strategia volta a perseguire interessi strategici e politici in regioni dove vuole riconquistare peso e influenza. Questo è possibile per via di un atteggiamento di maggiore estroversione della Russia, a cui il Patriarcato, di riflesso, è partecipe e anche grazie a una speciale “congiuntura di personalità”, tra il leader del Cremlino e Kirill, entrambi proiettati su scenari mondiali.

L’obiettivo comune del Cremlino e della Chiesa ortodossa russa appare quello di rimodellare la percezione internazionale della Russia, mostrare che Putin è un leader globale e che Mosca può rappresentare una valida alternativa a Washington in un momento in cui l’Occidente è in una fase “decadente”. Come parte di questa strategia, costruire buone relazioni con la Chiesa cattolica è un modo, per entrambe le istituzioni, di ampliare la loro influenza.

La difesa dei cristiani è allo stesso tempo, secondo alcuni analisti, uno degli elementi portanti del "soft power" del Cremlino in politica estera oggi. La Russia si percepisce ancora come un impero e nei tratti qualificanti del suo essere impero vi è l’idea che non viva per se stessa, ma per svolgere una funzione storica di carattere universale.

La Russia ha sempre avuto difficoltà negli ultimi 20 anni a giustificare ideologicamente le proprie scelte di politica estera. Non aveva "soft power". Gli americani dicevano “esportiamo la democrazia” e Mosca ribatteva con “difendiamo la nostra sfera d’influenza”: due categorie che anche solo a livello mediatico sono poco competitive. La Santa Sede conosce l’importanza cruciale che riveste la Russia sui dossier internazionali, in generale, e in quelli mediorientali, in particolare, ed è interessata a mantenere aperto un dialogo attivo. L’ex Nunzio apostolico presso la Federazione Russia, Antonio Mennini, parando di recente dell’attuale ‘politica estera’ del Vaticano ha fatto notare che la Santa Sede “non considera l'imperialismo russo più pericoloso di quello occidentale”. E’ quanto cerca di far notare da sempre Putin (e con lui il Patriarca Kirill), il quale ha ribadito la pericolosità del militarismo Usa anche nella sua recente intervista a un quotidiano italiano, il Corriere della Sera, che ha preceduto di pochi giorni la sua visita in Italia.

Nessuna svolta si attende invece sulla questione della possibile visita del Papa in Russia. Il consigliere presidenziali Yuri Ushakov ha ribadito che si tratta di una questione che coinvolge anche la Chiesa ortodossa. Questa dal canto suo ha fatto sapere che il tema rimane in agenda, “ma non è indicata una data esatta del suo svolgimento, per la necessità di una valutazione preliminare di alcune questioni complesse nelle relazioni tra le due Chiese”. 

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