Primo ministro thai all’Indonesia: Aiutateci a sconfiggere la pesca illegale
Bangkok (AsiaNews) – Il Primo Ministro thailandese Prayut Chan-ocha ha incontrato il capo di Stato indonesiano, Joko Widodo, durante l’Asia Africa Conference di questi giorni a Bandung, per discutere della piaga della pesca illegale, problema condiviso da entrambi i Paesi.
Nei giorni scorsi l’Unione Europea ha sanzionato con un “cartellino giallo” la Thailandia, minacciando di sospendere le importazioni di pesce se il Paese non riuscirà, entro sei mesi, a raggiungere precisi standard di regolamentazione della pesca.
“Non dobbiamo essere frettolosi nel risolvere i problemi – ha dichiarato Chan-ocha – o dare la colpa a qualcun altro. Da adesso in poi abbiamo sei mesi di tempo e il governo e il settore privato devono cooperare. Ho discusso di questo tema con il presidente Joko Widodo ed egli sembra capire perfettamente il problema, visto il grande numero di pescherecci thai che vengono ispezionati dall’Indonesia durante la pesca”.
“Ho chiesto il suo aiuto – ha continuato – per prestare assistenza alle barche thai che sono trattenute in Indonesia ed egli ha promesso che valuterà la questione”.
Secondo Wiriya Sirichaiekawat, vice-presidente dell’Associazione pescatori thai, “in Thailandia ci sono circa 2mila barche sprovviste di licenze. Sarà difficile per il governo registrare tutte le barche entro sei mesi. Ci vogliono troppi documenti da firmare per registrare una barca”.
Il Ministro dell’Agricoltura e delle Cooperative, Pitipong Puengboon na Ayutthaya, ha rivelato che nei prossimi giorni verrà sottoposto al Parlamento un nuovo Atto volto a combattere i pescatori fuorilegge: “L’Atto regolamenterà tutti gli stadi del processo: la registrazione delle barche, l’istallazione di sistemi satellitari in grado di tracciare il percorso dei pescherecci, la costruzione di centri per il controllo della pesca, l’aumento dei controlli del pescato nei porti”.
Inoltre, per velocizzare la burocrazia, “riformeremo completamente il sistema esistente per adattarci agli standard internazionali”, ha promesso il ministro.
Fiducioso nella riuscita del piano è anche l’ammiraglio Draisorn Chansuvanich, comandante della Flotta reale thai (Rtn): “Gli ufficiali della marina ispezioneranno le acque territoriali. Ho ricordato agli ufficiali dellle motovedette di esaminare gli equipaggi: arresteranno i lavoratori illegali. In questo modo mostreremo alla Ue quanto stiamo applicando le regole in modo severo”.
Circa il 3,1% del pesce importato ogni anno dall’Unione Europea proviene da acque thailandesi, per un giro d’affari tra i 575 e i 730 milioni di euro. L’industria ittica del sud-est asiatico si sta riprendendo in questo periodo dall’inasprimento della lotta alla pesca illegale operata dall’Indonesia l’anno scorso, che ha sconvolto gli equilibri della catena di forniture.
Unito a questo, la mancanza di manodopera ha costretto molti pescatori thai ad assumere lavoratori illegali da Paesi esteri come Cambogia e Myanmar, che molto spesso chiedono meno del salario minimo previsto dalla legge.