01/08/2005, 00.00
IRAQ
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Prima comunione, la "sfida" di 81 bambini a Mosul

Mosul (AsiaNews) – Per 2 mesi hanno attraversato check point, rischiato la vita tra bombe e scontri quotidiani, ma alla fine hanno vinto. Sono 81 bambini di Mosul, nord Iraq, che il 29 luglio scorso hanno ricevuto la Prima comunione nella chiesa dello Spirito Santo; la parrocchia è vicino alla chiesa di san Paolo, oggetto di un attentato terroristico proprio il 1 agosto scorso insieme ad altre 4 chiese irachene.

P. Ragheed Ganni, il parroco, ammira i suoi piccoli fedeli: "In circostanze fuori dalla norma hanno avuto il coraggio di comportarsi anche meglio di come avrebbero fatto in situazioni ordinarie".

Il sacerdote racconta ad AsiaNews che i bambini - tra gli 11 e i 14 anni - hanno iniziato i 2 mesi di preparazione al "loro grande giorno" subito dopo la fine della scuola. "A volte i ragazzi rimanevano bloccati tra le truppe americane - dice p. Ragheed - altre volte non potevano arrivare in chiesa perché le strade erano sbarrate, ma hanno accettato la sfida anche se la paura era tanta e hanno vinto". Nei giorni degli attentati a 2  moschee nel paese, una sunnita e una sciita (12 e 16 luglio) anche nella chiesa dello Spirito Santo si è pregato per le vittime: "La preghiera è l'arma dei credenti".

La cosa che ha permesso ai bambini di andare avanti e non scoraggiarsi è stato tenere sempre presente lo scopo ultimo del loro sacrificio: "Conoscere Gesù da vicino e essere con lui, non importa come o quale sia il prezzo, Gesù è sufficiente". 

La messa di venerdì è stata presieduta da mons. Paulos Faraj Rahho, vescovo caldeo di Mosul. Durante la funzione il presule ha invitato i bambini della Prima comunione a "ricordare sempre che non c'è vita senza l'eucarestia, non c'è vita senza Gesù; dobbiamo sempre ripetere a Gesù le parole che gli hanno rivolto i due discepoli di Emmaus: Resta con noi" (Lc 24, 29).

Per uno dei bambini, però, la Prima comunione ha coinciso con la perdita della mamma, il giorno precedente; era l'ultimo genitore rimastogli dopo la morte del padre 2 anni fa. "I parenti - racconta il parroco - non sapevano come comportarsi a causa degli usi sociali e delle tradizioni che impongono un lungo lutto". "Molti cristiani in Iraq - continua - hanno perso il significato spirituale di un simile evento e rimangono legati solo all'aspetto sociale. Come da anni fa la Chiesa, abbiamo cercato di far capire loro che si possono mettere da parte alcuni costumi e attenersi invece ai valori del Vangelo: così tutti hanno partecipato, anche 3 cugini del piccolo orfano hanno ricevuto la loro Prima comunione". 

L'ultimo desiderio della madre è stato l'eucarestia. "Il Corpo di Cristo che questi bambini hanno ricevuto per la prima volta – commenta il sacerdote - è anche l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno nel momento della morte".

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