03/06/2005, 00.00
INDONESIA
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Presidente indonesiano "ottimista" sui colloqui di pace con i ribelli di Aceh

Jakarta (AsiaNews/Agenzie) – Il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono si è detto ieri - 2 giugno – "ottimista" sugli esiti dei colloqui di pace con i ribelli separatisti di Aceh. Susilo ha ribadito che la provincia "rimarrà parte dell'Indonesia": durante i colloqui infatti la richiesta di una totale indipendenza è stata abbandonata. "Sono felice di dire – ha dichiarato - che i colloqui procedono bene, anche se ci sono ancora questioni da risolvere".

I rappresentanti del governo e dei ribelli del Free Aceh Movement (Fam) si incontreranno per la quinta volta il 12 luglio ad Helsinki, con la mediazione dell'ex presidente finlandese Martti Ahtisaari e, probabilmente, con il controllo degli osservatori dell'Unione europea.

"La soluzione migliore – ha spiegato Susilo - sarebbe concedere ad Aceh una speciale autonomia". "Io non pongo limiti di tempo – ha aggiunto - ma dobbiamo accelerare le trattative perché abbiamo bisogno di un Aceh pacifico, prospero e stabile come parte della Repubblica d'Indonesia".

I colloqui di pace - interrotti dal maggio 2003 - sono stati ripresi dopo il violento tsunami di dicembre, che ha ucciso nella provincia oltre 160 mila persone.

Fonti ufficiali riferiscono che le trattative si sono fermate quando i leader separatisti hanno presentato le loro richieste in materia di politica e sicurezza. Il documento aggiornato contiene infatti concessioni e compromessi da entrambe le parti su questioni delicate - come la rappresentanza politica e le modalità per l'armistizio – ma deve essere esaminato dal governo e dal parlamento indonesiano: formerà la base per i prossimi colloqui.

I ribelli del Fam combattono dal 1976 per l'indipendenza di Aceh, zona a prevalenza musulmana con circa 4,3 milioni di abitanti, ricca di giacimenti di petrolio, gas e metalli. L'esercito indonesiano è intervenuto nel 1988 per schiacciare il movimento separatista ed è stato più volte accusato di gravi violazioni da gruppi per la tutela dei diritti umani. Dall'inizio del conflitto sono morte oltre 12 mila persone.

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