23/12/2016, 08.33
EGITTO-USA-ONU
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Posticipata all’Onu la risoluzione su Israele e le colonie. L’intervento di Trump

Una bozza presentata dall’Egitto, è stata ritirata il giorno dopo. Il presidente Usa eletto, non ancora in carica, ha imposto il veto degli Stati Uniti.

New York (AsiaNews/Agenzie) - Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha ritardato la votazione su una risoluzione che chiede a Israele di fermare le attività sulle colonie nei Territori occupati. La mozione era stata presentata un giorno prima dall’Egitto, ma lo stesso Paese ha preferito ritirarla e presentarla in seguito dopo che gli Stati Uniti sono intervenuti dicendo che avrebbero posto il loro veto.

Secondo la Bbc, in un primo tempo gli Stati Uniti avevano pensato solo di astenersi, facendo passare la mozione. Ma un rappresentante israeliano ha contattato il neo-presidente eletto Donald Trump per chiedere il suo intervento. Trump aveva chiesto al Consiglio di sicurezza di abbandonare la mozione.

In un video postato nel suo account su Twitter, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che “Israele apprezza profondamente uno dei grandi pilastri dell’alleanza Usa-Israele: la pluriennale volontà degli Stati Uniti di imporsi nell’Onu e porre il veto a tutte le risoluzioni contro Israele”.

Il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi ha avuto una conversazione telefonica con Trump e ha deciso di far ritirare la mozione, per lasciare tempo alla nuova amministrazione Usa, che comincerà il 20 gennaio, di approfondire la questione.

La bozza della risoluzione esigeva che “Israele fermi in modo immediato e completo tutte le attività degli insediamenti nei territori palestinesi occupati, incluso Gerusalemme est”. Essa riaffermava che le colonie israeliane “non hanno validità legale” e “mettono in serio pericolo la strada per la soluzione dei due-Stati”, che vedrebbe uno Stato palestinese indipendente coesistere con Israele fianco a fianco.

Sotto il governo Netanyahu vi è stato un impressionante incremento delle colonie israeliane. Nel 2015 almeno 15mila nuovi coloni si sono trasferitisi nella West Bank.

Secondo l’organizzazione Peace Now nel 2016 l’amministrazione israeliana ha dato il via libera a 2.623 nuovi insediamenti. Fra questi vi sono 756 case abusive e “legalizzate” a posteriori. Ad oggi almeno 570mila cittadini israeliani vivono in oltre 130 insediamenti costruiti da Israele a partire dal 1967, data di inizio dell’occupazione e cresciuti a ritmo esponenziale negli ultimi tempi grazie alla politica espansionista del governo israeliano.

Agli insediamenti si aggiungono anche almeno 97 avamposti, considerati illegali non solo dal diritto internazionale ma dallo stesso governo israeliano.

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