27/09/2011, 00.00
MYANMAR
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Polizia in forze contro i tentativi di commemorare la Rivoluzione di zafferano

Fermati bus di manifestanti, ai quali è stato impedito anche di marciare a piedi. Permessa qualche riunione di preghiera. A una ha partecipato anche Aung San Suu Kyi, che un esponente del governo definisce “saggia, colta, molto intelligente e personalità pubblica”.
Yangon (AsiaNews) – La polizia birmana è intervenuta in forze e a più riprese, ieri, per impedire manifestazioni nel quarto anniversario della Rivoluzione zafferano, iniziata il 24 settembre 2007. Il giorno prima, in un’intervista a Radio Free Asia, il consigliere politico del presidente, Ko Ko Hlaing, aveva sostenuto che è difficile per il governo rilasciare tutti i prigionieri politici, in quanto tra loro ci sono persone accusate di “gravi crimini”.

Ieri, tre bus che portavano 150 persone dirette al centro di Yangon dal vicino distretto di Northern Dagon sono stati fermati dalla polizia a una decina di chilometri dalla destinazione. I passeggeri hanno tentato di proseguire a piedi, ma gli agenti hanno detto che neanche questo era possibile, ricordando che la legge vieta assembramenti di più di cinque persone.

Bloccati dalle forze di sicurezza, i manifestanti - che indossavano magliette gialle, simbolo di pace e della Rivoluzione (nella foto) - si sono fermati a pregare per i prigionieri politici ancora incarcerati, almeno duemila.

Alcune decine di persone sono tuttavia riuscite a riunirsi alla Sule Pagoda – che fu punto di raccolta durante la Rivoluzione - intorno alla quale la polizia è stata presente in forze per tutto il giorno.

Momenti di preghiera per le vittime della Rivoluzione zafferano ci sono comunque state in alcuni monasteri fuori Yangon. Nel distretto di Southern Oakkalapa, più di 60 monaci hanno guidato la riunione, alla quale ha preso parte anche Aung San Suu Kyi, leader della Lega nazionale per la democrazia.

La leader democratica ha anche avuto una sorta di riconoscimento da parte del governo. Nell’intervista, Ko Ko Hlaing ha detto di “rispettare” Aung San Suu Kyi, definita “saggia, colta, molto intelligente e personalità pubblica”, termine, quest’ultimo raramente usato da esponenti governativi nei confronti del premio Nobel per la pace.

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