11/01/2005, 00.00
CINA
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Più disoccupati in Asia a causa delle esportazioni tessili cinesi

di Maurizio DOrlando

L'abolizione dei contingenti sulle esportazioni di Pechino avrà esiti negativi per tutti i Paesi del mondo che hanno significative produzioni tessili, a partire da quelli più poveri del continente.

Milano (AsiaNews) – I dazi introdotti dal governo cinese sull'esportazioni di prodotti tessili e di abbigliamento non hanno ridotto i timori che l'abolizione dei contingenti comporti la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro non solo nei Paesi più poveri dell'Asia ma in tutto il mondo. Sono molte infatti le aziende che stanno già trasferendo gli impianti in India e soprattutto in Cina perché le esportazioni verso gli Stati Uniti e l'Europa non sono più sottoposte a restrizioni. I timori sono palpabili particolarmente in Paesi come la Cambogia ed il Bangladesh dove molte imprese di Hong Kong e del resto della Cina, appunto per evitare le restrizioni ora abolite, avevano impiantato dei laboratori nei quali venivano completate le lavorazioni più semplici di rifinitura sui prodotti semifiniti importati dalla Cina stessa.

La Cambogia sarà uno dei Paesi più colpiti: l'esportazione di abbigliamento verso gli Stati Uniti nel 2003 costituivano il 64 % del totale dell'esportazioni cambogiane, mentre quelle verso l'Europa erano il 25 %. Secondo dati ufficiali del governo cambogiano, il valore totale delle esportazioni di abbigliamento nel 2003 è stato di 1,6 miliardi di dollari, pari al 94 % del totale delle esportazioni del Paese e pari al 40 % del PIL (Prodotto Interno Lordo) cambogiano. In Cambogia gli addetti al settore dell'abbigliamento sono 240'000. Pochi Paesi al mondo sono altrettanto dipendenti dall'esportazioni di un unico comparto industriale, a parte gli esportatori di materie prime. Secondo previsioni dell'Organizzazione del commercio mondiale (in inglese WTO) dopo l'abolizione dei contingenti la percentuale di mercato dell'abbigliamento cinese nell'Unione Europea salirà dal 18% attuale al 29 % e negli Stati Uniti dal 16 % al 50 %.

Secondo una società di consulenza americana, la McKinsey, la quota del commercio mondiale di prodotti tessili riferibile al resto dell'Asia, esclusa la Cina, nel 2008 scenderà al 20,1 % dal 31,9 % registrato nel 2000. Per il resto del mondo, sempre escludendo la Cina, la riduzione percentuale sarà addirittura maggiore: dal 45,7 % del 2000 al 29,4 % previsto per il 2008. Secondo il Fondo monetario internazionale i Paesi più vulnerabili all'abolizione dei contingenti sono in Asia: oltre alla Cambogia, anche il Bangladesh ed il Pakistan, in quanto l'abbigliamento costituisce più del 70% delle esportazioni di tali Paesi. Il Pakistan si suppone possa risultare relativamente meno sfavorito perché dispone di una produzione interna di cotone. Altri Paesi molto esposti, sempre secondo il Fondo monetario internazionale, sono le Mauritius, lo Sri Lanka e la Tunisia.

Nel 2002 il Bangladesh ha esportato prodotti tessili ed abbigliamento per un totale 1,8 miliardi di dollari. Nel Paese, che ha 140 milioni di abitanti, gli addetti del settore tessile ed abbigliamento sono circa 1,8 milioni perché, a differenza della Cambogia, in Bangladesh le lavorazioni sono a ciclo integrato. Il Bangladesh produce infatti abbigliamento utilizzando il cotone indiano. A causa però delle gravi carenze delle infrastrutture del Paese solo grazie al sistema dei contingenti ha potuto finora mantenere un elevato volume di esportazioni. Secondo il Fondo monetario internazionale l'abolizione dei contingenti comporterà per il Bangladesh una riduzione del 7,7 % dell'occupazione totale, una riduzione delle esportazioni del 29,5 % e del 4,1 % del PIL.

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