11/07/2017, 09.11
INDIA
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Pellegrini indù uccisi in Kashmir. Mons. Machado: rompere la catena dell’odio

I fedeli erano a bordo di un pullman, di ritorno dal tempio di Amarnath. L’automezzo caduto nel fuoco incrociato. L’assassinio rischia di aumentare ancora di più la tensione. “Nessuna ideologia può insegnare la pace”. “La pace avviene con una conversione del cuore”.

Srinagar (AsiaNews) – Sette pellegrini indù, di cui cinque donne, sono rimasti uccisi nell’attacco terroristico compiuto ieri sera da alcuni militanti in Kashmir. I pellegrini si trovavano su un pullman ed erano sulla via di ritorno dal tempio di Amarnath, nel distretto di Anantnag, dedicato al dio Shiva. Secondo il racconto dei testimoni, l’automezzo sarebbe caduto nel fuoco incrociato di militari e militanti, che avevano appena tentato l’assalto ad un bunker della polizia. Solo la prontezza dell’autista, che ha continuato la corsa, ha impedito conseguenze peggiori. Al momento si contano circa 30 feriti, in condizioni non gravi.

Ad AsiaNews mons. Felix Machado, arcivescovo di Vasai e presidente dell’Ufficio per i dialogo interreligioso della Conferenza episcopale indiana (Cbci), esprime “profondo dolore per l’uccisione di pellegrini innocenti. Condanno fermamente il loro assassinio spietato. Quando finirà tutto questo odio?”. Secondo il vescovo, “fedeli di differenti tradizioni religiose vivono nella paura, con ansia e insicurezza, sotto la spada dell’ideologia fondamentalista che non accoglie il pluralismo religioso. Purtroppo assistiamo ad un incremento del livello di aggressività e intolleranza religiosa. Ci sono interessi particolari che non vogliono la pace, ma perpetrano violenze contro persone innocenti, per un proprio guadagno”.

La maggior parte delle vittime erano originarie del Gujarat, lo Stato del primo ministro Narendra Modi. Egli ha espresso dure parole di condanna, definendo l’incidente come un “attacco ignobile” e offrendo il sostegno del governo all’amministrazione statale. Poi ha aggiunto: “L’India non sarà impantanata da questi attacchi codardi e da piani malvagi di odio”. La chief minister Mehbooba Mufti ha incontrato i feriti e i parenti delle vittime, ai quali ha promesso di arrestare e punire coloro che sono coinvolti nell’aggressione che “è contro i valori e le tradizioni dell’India”.

L’assalto rischia di aumentare ancora di più la tensione in Kashmir, sconvolto da anni di guerriglia violenta. Lo scontro si è riacceso lo scorso anno con l’uccisione del famoso separatista Burhan Wani, assassinato in un’operazione dell’esercito indiano. Da quel momento, a fasi alterne, in diverse zone dello Stato è stato imposto il coprifuoco, che ha reso penosa la vita della popolazione locale.

L’incidente di ieri è stato condannato da Syed Ali Geelani, leader dei separatisti, mentre il portavoce dei gruppi ribelli lo ha definito un “atto di terrore”. Allo stesso modo il movimento armato bandito Lashkar-e-Toiba, su cui erano ricadute le responsabilità, ha preso le distanze dall’attacco, sostenendo che esso “è volto solo a infangare il nome dei militanti del Kashmir”.

L’arcivescovo di Vasai sostiene che “bisogna rompere la catena dell’odio. Nessuna ideologia può insegnare la pace. L’armonia e la pace non sempre regnano in situazioni di scontri tra cultura e etnie, che hanno spesso implicazioni religiose e politiche”. “Solo la religione – afferma – insegna la pace. Esiste sempre di più la necessità stringente per tutti i gruppi religiosi di eliminare tutte le forme di intolleranza e discriminazione. Per quanto riguarda gli Stati, gli attori non statali, la società civile, i leader e gli individui, essi devono lavorare insieme con urgenza attraverso azioni multi-religiose, per sconfiggere le minacce contro la pace e la crescente ostilità nei confronti dell’altro”. In conclusione, mons. Machado dichiara: “La pace avviene con una conversione del cuore. Come esempi, abbiamo il Mahatma Gandhi e Madre Teresa. Preghiamo che il Padre Misericordioso dia pace a coloro che sono stati uccisi e chiediamo a Dio di dare consolazione e conforto alle vittime e ai loro parenti”.

(Ha collaborato Nirmala Carvalho)

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