27/12/2007, 00.00
CINA
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Pechino: solo con la collaborazione internazionale si potrà inquinare di meno

Nel primo “libro bianco” sull’energia pubblicato dal governo viene negata l’accusa di accaparrarsi le risorse energetiche e assicurato l'uso prioritario del proprio carbone. Si potrà evitare un drammatico inquinamento solo se tutti i Paese collaborano nella ricerca di energie pulite. Esperti: la rapida inflazione del Paese ostacola cambiamenti radicali.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) -  Cresce sempre più la sete della Cina per l’energia, necessaria per la crescita economica, ma il Paese”non è stato, non è e non diventerà una minaccia per il fabbisogno mondiale”, perché sfrutterà anzitutto le proprie riserve di carbone e di gas naturale, svilupperà fonti alternative e migliorerà l’efficienza. Nel primo “libro bianco” sull’energia, pubblicato ieri dal Consiglio di Stato, Pechino riconosce il rapido aumento del consumo di energia, che dal 1980 al 2006 è cresciuto alla media del 5,6% annuo, in corrispondenza di una crescita economica annua del 9,8%.

Pechino brucia soprattutto carbone, mentre il consumo del petrolio pro capite è circa la metà della media mondiale e l’importazione di petrolio è il 25%.

Questi dati causano preoccupazione nella comunità mondiale, che ritiene che il continuo rapido aumento del prezzo del petrolio e di altre fonti d’energia sia anche diretta conseguenza della crescente domanda dei Paesi in via di sviluppo, anzitutto Cina, India e Brasile, e che teme la loro concorrenza per l'approvvigionamento di fonti energetiche, anche da Stati boicottati dalla comunità internazionale come Iran e Sudan. L’Agenzia internazionale per l’energia prevede che entro 10 anni la Cina consumerà più energia degli Stati Uniti.

In risposta, il libro bianco evidenzia che la Cina “per lungo tempo” ha coperto da sola il 90% del proprio fabbisogno e che stima di avere scoperto “solo il 13% dei suoi giacimenti di carbone, il 14% di gas naturale e il 33% di petrolio, e di avere usato solo il 20% del proprio potenziale idroelettrico”.

Pechino conferma la volontà di sviluppare energie pulite e rinnovabili e di aumentare l’efficienza del proprio consumo energetico. Ma il documento avverte che “l’uso del carbone resterà primario e immutato per lungo tempo”. Il carbone fornisce il 70% dell’energia, ma Pechino è ormai il primo produttore di gas serra. Lo sviluppo di energie alternative –conclude il documento- non riguarda solo la Cina ma può avvenire solo con la collaborazione internazionale di tutti i Paesi.

Il documento è stato apprezzato per la sua franchezza, anche se mira a placare la preoccupazione internazionale sulla fame energetica della Cina. Ma analisti ritengono che al momento Pechino non possa attuare radicali interventi nel settore energetico, per evitare conseguenze sulla crescente inflazione. Ad esempio, il prezzo di benzina ed elettricità sono controllati dallo Stato, che vorrebbe liberalizzarli in modo progressivo, così da armonizzare – dice il libro bianco - il consumo con la scarsità delle risorse e la domanda di mercato. Ma Lin Boqiang del Centro cinese per la ricerca sulle economie energetiche, esprime la convinzione generale che “ora il governo darà massima priorità all’inflazione, per cui è probabile che la riforma dei prezzi dell’energia sia rallentata”.

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