28/09/2006, 00.00
CINA – TAIWAN
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Pechino furiosa: Taiwan vuole cambiare la Costituzione

Il governo cinese ha risposto con durezza alle proposte del presidente taiwanese Chen Shui-bian, che vuole cambiare il nome dell'isola e ridefinirne i confini nazionali. Anche Washington si è detta contraria.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il governo cinese "non intende tollerare" gli emendamenti alla Costituzione taiwanese e la decisione di cambiare il nome all'isola annunciati ieri dal presidente Chen Shui-bian.

Li Weiyi, portavoce dell'Ufficio cinese per gli affari taiwanesi, ha annunciato: "Non tollereremo mai il loro desiderio di indipendenza giuridica, che cercano di ottenere con gli emendamenti costituzionali".

Li ha chiarito che Pechino "guarderà da vicino e con molta preoccupazione i nuovi sviluppi" ed ha aggiunto che il piano"secessionista" di Chen minaccia la pace e la stabilità dello Stretto di Taiwan e della regione dell'Asia-Pacifico.

Il portavoce ha sottolineato che "ancora una volta, il presidente dimostra di non aver mai avuto credibilità e che la sua personalità politica si è totalmente disintegrata".

Il Partito democratico progressista, guidato da Chen, vuole cambiare il nome dell'isola da "Repubblica di Cina" a "Repubblica di Taiwan" e intende ridefinire i confini che delimitano il territorio nazionale.

Per Li, la decisione di Chen è motivata da interesse personale, una sorta di risposta alle crescenti critiche interne che il presidente continua a subire a causa delle accuse di corruzione contro di lui e la sua famiglia. Negli ultimi mesi una serie di dimostrazioni per tutta Taiwan ha chiesto più volte al leader di dimettersi.

Anche gli Stati Uniti si sono detti contrari ai cambiamenti. Tom Casey, portavoce del Dipartimento di Stato Usa, ha dichiarato: "Gli Stati Uniti non sostengono l'indipendenza di Taiwan e continuano ad opporsi ad ogni cambiamento unilaterale dell'attuale status quo".

Nel frattempo, a Taiwan i parlamentari d'opposizione hanno presentato la seconda mozione in tre mesi che chiede le dimissioni del presidente: la mossa ha poche possibilità di riuscita, dato che l'opposizione non è ancora riuscita ad ottenere il consenso dei 2/3 del legislativo.

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