25/07/2020, 10.00
CINA
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Pechino, incriminato il magnate Ren Zhiqiang: Aveva dato del ‘clown’ a Xi Jinping

Il “cannone del Partito” è accusato di appropriazione indebita e di aver danneggiato l’immagine della leadership e dello Stato con le sue critiche. I membri del Partito non possono mettere in discussione i suoi leader, e gli “imprenditori di Stato” devono allinearsi alle decisioni del regime.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il Partito comunista ha espulso il miliardario dissidente Ren Zhiqiang, che ora sarà giudicato da un tribunale per appropriazione di fondi pubblici. Lo hanno annunciato le autorità cinesi nella tarda sera del 23 luglio.

Ren, soprannominato il “cannone del Partito” per i suoi attacchi alla leadership, era sparito dalla circolazione il 12 marzo. Nei tre anni precedenti, egli aveva vissuto nella propria abitazione a Pechino sotto costante sorveglianza. Al momento, dovrebbe essere detenuto in una prigione di Taipingzhuang, un sobborgo della capitale.

Il magnate immobiliare, membro di una importante famiglia di leader rivoluzionari, è salito alla ribalta per aver dato del “clown affamato di potere” a Xi Jinping. In un articolo comparso sul web lo scorso marzo, Ren ha criticato il presidente cinese – senza mai nominarlo – per la gestione della crisi pandemica, dei rapporti commerciali con gli Stati Uniti e di quelli con Taiwan.

L’organo disciplinare del Pcc lo ha bandito per aver scritto articoli contro i “quattro principi cardinali”, la base teorica su cui si fonda la leadership indiscussa del Partito. L’accusa è anche quella di aver danneggiato l’immagine del Pcc e dello Stato.

Per amici e osservatori, le imputazioni di appropriazione indebita e illecito guadagno sono una scusa per mettere Ren in cattiva luce. Lo stesso trattamento è stato riservato nei giorni scorsi all’accademico Xu Zhangrun, anch’egli un noto critico di Xi. Il giurista dell’università Qinghua è stato arrestato il 6 luglio per aver “favorito la prostituzione”. Rilasciato pochi giorni dopo, il suo ateneo lo ha poi licenziato per “corruzione morale”.

Secondo diverse fonti, il punto fondamentale dell’azione disciplinare contro Ren è che i membri del Partito non possono in alcun modo criticare i suoi leader, e che gli “imprenditori di Stato” devono sempre allinearsi alle decisioni del regime.

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