Patriarca maronita: le divisioni politiche indeboliscono ‘le fondamenta’ della nazione
Il card Beshara al-Rahi torna sulle divisioni interne e le lotte fra le varie fazioni, che minano i principi sui quali si fonda il Paese. Uno “spirito settario” che interferisce nelle diverse questioni e causa una sfiducia nelle istituzioni stesse. Alle difficoltà economiche si intreccia il pericolo terrorismo dopo l’attentato a Tripoli di un “lupo solitario” Isis.
Beirut (AsiaNews/Agenzie) - Il patriarca maronita Beshara al-Rahi lancia un monito ai leader politici e istituzionali del Libano, che stanno “minando le fondamenta di uno Stato forte”. “Noi qui in Libano - ha aggiunto il porporato - sperimentiamo conflitti di natura politica che si trasformano in scontri settari, distorcendo la cultura del Patto Nazionale”. Il riferimento è al documento attorno al quale si fonda “la coesistenza” e la “partnership bilanciata nei poteri e nell’amministrazione” - fra cristiani e musulmani, sunniti, sciiti e drusi - che regola la vita istituzionale dello Stato.
“Questo spirito politico-settario - prosegue il patriarca maronita - sta interferendo nelle questioni amministrative, giudiziarie, nelle decisioni dei tribunali, nell’esercito, le Forze di sicurezza interna e altri reparti della sicurezza secondo i propri interessi personali”. Tutto questo, aggiunge, porta a un clima di sfiducia nelle nelle istituzioni stesse.
Il porporato punta il dito contro “i governanti” che stanno “distruggendo le istituzioni pubbliche” e stanno “minando” alla base una nazione “forte e rispettabile”, che si fonda “sulle legge e sulla giustizia”. “Questa situazione - ha concluso il card al-Rahi - non può continuare a spese delle persone che soffrono a causa delle crisi sociali e delle pressioni economiche”.
Nelle scorse settimane il Paese è stato attraversato da ondate di protesta da parte di portatori di handicap, funzionari pubblici in pensione ed ex militari, scesi in piazza contro la politica di austerità voluta dall’esecutivo. Queste categorie più deboli hanno voluto attirare “l’attenzione” su una situazione che essi definiscono “disastrosa”.
Assieme al problema legato al terrorismo e alla crisi rifugiati siriani, sono queste le minacce e sfide che deve affrontare il governo libanese, formatosi nel febbraio scorso dopo mesi di stallo politico e istituzionale. Una situazione, denuncia la Chiesa libanese, di gravissima difficoltà, in cui si inserisce il pericolo di attacchi e violenze come accaduto nei giorni scorsi nella città settentrionale di Tripoli, dove a colpire è stato un “lupo solitario” legato allo Stato islamico (SI, ex Isis). Due soldati e due poliziotti sono stati uccisi il 4 giugno scorso da un miliziano che si è poi fatto saltare in aria prima di essere arrestato.
Secondo i media libanesi Abdel Rahman Mabsut, questo il nome dell’attentatore, aveva già precedenti penali ed era stato fermato dall’ufficio anti-terrorismo della polizia, per i suoi legami con gli ambienti del fondamentalismo islamico. Alcune fonti affermano che in passato aveva combattuto con l’Isis in Siria e aveva già partecipato ad altri attentanti a Tripoli nel 2014.
27/04/2015