05/10/2013, 00.00
ITALIA - IRAQ
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Patriarca caldeo: martirio, carisma e dono della Chiesa irakena

di Joseph Mahmoud
Al convegno per la pace promosso dalla Comunità di Sant'Egidio, Mar Sako ha sottolineato che il martirio "non è ideologia o scopo", ma "una realtà quotidiana" di testimonianza. Sua Beatitudine invita i "cristiani perseguitati" a rinnovare "la loro fede e il loro impegno" e rilancia il valore della presenza in Medio oriente come "segno di speranza e di pace".

Roma (AsiaNews) - Il "martirio" è "il carisma della nostra Chiesa" in Iraq, un Paese in cui la fede "non è una questione ideologica" ma "una realtà mistica" frutto di "un incontro personale con Cristo". Per questo "i cristiani perseguitati" possono aiutare i fratelli del mondo intero a "rinnovare la loro fede e il loro impegno". Sono alcuni passaggi dell'intervento che il patriarca caldeo di Baghdad, Mar Louis Sako, ha tenuto nei giorni scorsi a Roma, in occasione della XXVII edizione dell'incontro internazionale di Preghiera per la Pace promosso dalla Comunità di Sant'Egidio. Sua Beatitudine ha quindi sottolineato l'importanza del sostegno dell'Occidente, che è fonte di "coraggio" per "resistere e restare nella nostra terra e nelle nostre Chiese" a fronte di persecuzioni e violenze che in 10 anni hanno pressoché dimezzato la popolazione.

 L'edizione 2013 dell'incontro internazionale, in programma a Roma dal 29 settembre al Primo ottobre, è incentrata sul tema: "Il coraggio della speranza - Religioni e culture in dialogo". Al meeting hanno partecipato 400 rappresentanti delle grandi religioni ed esponenti della vita politica e culturale europea e mondiale provenienti da 60 paesi. Un evento che rinnova lo "spirito di Assisi", meta ieri del pellegrinaggio di papa Francesco sulle orme del santo. Fra le tematiche trattate nella tre giorni di convegno i 50 anni della "Pacem in Terris", la crisi in Medio Oriente e il ruolo delle religioni in Asia.

 Nel suo intervento il patriarca Sako ha sottolineato che "per noi cristiani dell'Iraq, il martirio è il carisma della nostra Chiesa, antico di oltre 2mila anni". In quanto minoranza, aggiunge, siamo "continuamente di fronte a delle difficoltà e sacrifici, ma siamo coscienti che, essere cristiani non è una scelta facile". Ed essere testimoni fino in fondo di Cristo può anche significare "giungere fino alla fine, al martirio" che non è "una ideologia o uno scopo, come pensano i Mujahidin musulmani, ma è una scelta ed un impegno. Dunque il martirio è una realtà quotidiana".

 In un Paese dilaniato da violenze e scontri confessionali, etnici, politici Mar Sako spiega che il martirio è "l'espressione assoluta" dell'amore a Gesù, come testimoniato nell'ottobre 2010 da p. Wassim nella cattedrale siro-cattolica di Baghdad quando ha gridato ai terroristi "Uccidete me, ma liberate i fedeli". Quello era "il suo impegno di pastore e di amore per Cristo e per i suoi".

 La testimonianza dei cristiani irakeni può aiutare i fedeli di tutto il mondo "a trovare un senso per la vita", spiega ancora il patriarca caldeo, secondo cui le preghiere e le celebrazioni "sono momenti forti e privilegiati di festa, speranza e gioia". Al contempo, l'amicizia e la solidarietà dell'Occidente sono fonte di coraggio per "resistere e restare".  Da ultimo, Mar Sako rinnova l'appello ai cristiani in Medio oriente a "continuare la loro testimonianza", guardando alla sofferenza come "un vero segno di speranza e di pace". E chiede ai laici di essere "più coinvolti e attivi nella cultura, sociale, politica dei loro paesi e a non avere paura di rivendicare i loro diritti civili e l'uguaglianza della cittadinanza".

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