23/04/2020, 12.24
IRAQ
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Patriarca Sako: la pandemia rafforza spiritualità e solidarietà islamo-cristiana

Il coronavirus ha rilanciato la “vicinanza umana e sociale”, nel lottare “per la nostra casa comune”. Cristiani distribuiscono aiuti ai musulmani, solidarietà senza distinzioni di religione. Migliaia di persone seguono ogni sera la messa trasmessa sulla pagina social del patriarcato. Gli auguri ai musulmani per l’inizio del Ramadan. 

Baghdad (AsiaNews) - Nell’emergenza coronavirus, anche in Iraq “si sono registrati episodi di grande e aiuto e solidarietà fra cristiani e musulmani”, una “vicinanza umana e sociale” che si è concretizzata “in molti modi: nello stesso quartiere una persona più ricca distribuisce sacchi alimentari ai bisognosi”. È quanto sottolinea ad AsiaNews il primate caldeo, card Louis Raphael Sako, raccontando la situazione del Paese arabo nel contesto della pandemia di Covid-19, che ha causato sinora quasi 1700 contagi e 83 vittime ufficiali. “Anche la Chiesa irakena - aggiunge il porporato - si è prodigata donando 90 mila dollari, distribuiti alle varie parrocchie e che i sacerdoti hanno usato per aiutare le persone, senza distinzioni di religione”. 

Aiuti e solidarietà che, in queste settimane, corrono lungo un doppio binario. “Pure alcune moschee e musulmani - afferma il patriarca Sako - stanno aiutando e la loro opera è andata a beneficio di alcuni cristiani. In un contesto di emergenza, quando una persona viene a chiedere aiuto non si fanno discriminazioni”. La pandemia, prosegue, “ha favorito anche un ritorno alla religione, o meglio alla fede… C’è bisogno di Dio, di un aiuto soprannaturale, di una ragione sul senso della vita e del mondo. Ciò spinge anche a una conversione, a un ritorno ai valori spirituali”.

Sebbene il governo di Baghdad abbia allentato alcune chiusure, fra le persone “vi è ancora paura diffusa ad uscire”. Molti in realtà, racconta il card Sako, “non rispettano una legge, ma seguono l’istinto e restano a casa, usando internet e il cellulare per mantenere i contatti, avere notizie, seguire le liturgie come la messa che celebriamo ogni sera e trasmettiamo sulla pagina Facebook del patriarcato caldeo”. 

Migliaia di famiglie si collegano e seguono la messa. “Le case - spiega il porporato - sono diventate delle vere e proprie chiese domestiche, la spiritualità si è rafforzata e anche il legame con i caldei della diaspora”. In occasione della Pasqua la rete e i social hanno permesso di mantenere vivi i rapporti con la comunità in tutto il Paese, in una fase di reclusione e distanziamento “perché il virus non conosce confini, anche se il clima o altri fattori possono aver aiutato a limitare i contagi”. 

“Per la Pasqua - confida il patriarca - abbiamo ricevuto molte lettere e messaggi di auguri, anche da leader religiosi musulmani e autorità politiche fra le quali il presidente irakeno e il neo Primo Ministro. Fra i molti auguri, uno mi ha colpito in modo particolare: una autorità religiosa musulmana che ha usato la parola ‘festa di resurrezione’ e mi ha detto che ‘Cristo è veramente risorto’. Sono rimasto molto colpito”. 

L’emergenza coronavirus “cambierà la realtà, si dovrà cercare un nuovo ordine, rafforzare la solidarietà e rispettare la vita, basta guerre, armi, avere cura per l’ambiente e lottare contro l’inquinamento, curare la nostra casa comune” prosegue il primate caldeo. “Sono convinto - aggiunge - che in futuro non vi saranno più guerre di religione o civiltà, quanto conflitti di natura sempre più economica”. Ecco perché serviranno “maggiore giustizia sociale, uguaglianza fra nazioni, non si possono più trascurare i poveri. L’ordine mondiale voluto dagli Usa nei primi anni duemila ormai è finito”. 

Da ultimo, il card Sako rivolge un pensiero ai musulmani per l’inizio (oggi) del Ramadan, il mese sacro di digiuno e preghiera islamico. “La religione ha un messaggio, viene da Dio e il centro è l’uomo che deve vivere nel rispetto e nella dignità. Basta con la violenza e gli scontri settari, bisogna costruire una società degna per tutti i cittadini. Questo - conclude - è un tempo di amore e misericordia, non di violenza. Cristiani, ebrei, musulmani… il messaggio religioso non è solo per un gruppo specifico ma è per tutti, ogni uomo deve vivere la propria spiritualità con Dio”. 

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