19/01/2018, 11.14
INDONESIA
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Papua, 61 bambini morti e 500 malati perchè malnutriti. L'impegno della Chiesa (Foto)

di Mathias Hariyadi

La diocesi di Agats invia due squadre a prestare assistenza e distribuire beni di prima necessità nei villaggi colpiti. Le peculiari caratteristiche del remoto territorio rendono difficile e pericoloso raggiungere gli insediamenti più isolati. A Jakarta, alcune organizzazioni e gruppi umanitari cattolici hanno dato vita ad un programma di raccolta fondi. Il governo indonesiano schiera i paramedici militari. Critiche al governo, accusato di trascurare la remota provincia orientale.

Jakarta (AsiNews) – Una grave crisi umanitaria nel distretto di Asmat, remoto territorio della provincia di Papua, ha causato finora la morte di 61 neonati, mentre altri 500 sono stati colpiti da malattie dovute alla malnutrizione. Mons. Aloysius Murwito (foto 4), vescovo della diocesi di Agats, coordina la rapida risposta della Chiesa locale all’emergenza, inviando gruppi di operatori sanitari in diverse aree della regione, per ridurre al minimo il numero delle vittime, morti o malati.

Il disastro umanitario è venuto alla luce quando il quotidiano Kompas, con sede a Jakarta, lo scorso 14 gennaio ha riportato che almeno 13 persone nel villaggio di Asatat sono di recente decedute a causa della malnutrizione. Mentre le autorità hanno aperto un'indagine interna, spiega il vescovo, nei giorni successivi l’emergenza si è diffusa anche in diversi altri villaggi.

“Almeno 61 persone sono morte e più di 500 bambini sono stati seriamente colpiti da malattie della pelle come la rosolia o il morbillo a causa della grave malnutrizione”, dichiara il vescovo in un comunicato diffuso ieri. Le vittime si trovano in 23 distretti, o 223 villaggi, della diocesi di Agats. Per contrastare il fenomeno, aggiunge mons. Murwito, due squadre interne create dalla diocesi sono state inviate in due diversi distretti a prestare assistenza e distribuire beni di prima necessità.

Il distretto di Asmat nella diocesi di Agats è un territorio molto isolato, con caratteristiche uniche che non si trovano in nessun altro luogo dell'immenso arcipelago indonesiano. Il suolo non è solido, come comunemente accade nelle altre regioni, ma è costituito da fango denso e umido che non consente a nessun tipo di vegetazione di crescere, comprese le mangrovie. Solo in alcune località, tra cui Atsji e Sagare, la terra permette la coltivazione e altri alberi da frutto.

Questo è il motivo per cui quest’area è conosciuta in tutta l'Indonesia come l'unico territorio in cui “le strade sono fatte con assi di legno”. Queste tavole di legno vengono di solito sollevate dalla superficie del fango per ridurre al minimo l'innalzamento inatteso del livello dell'acqua di mare.

I voli diretti da Jakarta all'aeroporto Timika di Moses Kilangin impiegano circa cinque ore di viaggio, con sosta di 30 minuti a Makassar, nella provincia del Sud Sulawesi. Da Timika, si è costretti a volare con un aereo ultraleggero con motore a elica (foto 5) fino alla pista di atterraggio di Ewer, nel remoto territorio di Asmat. Da qui è necessario raggiungere il centro di Asmat, capoluogo dell’omonimo distretto, in barca a motore per circa 30 minuti. La città dista ulteriori ore di viaggio in barca dai villaggi circostanti (foto 6), raggiungibili solo con piccoli motoscafi (foto 7-8-9) in acque infestate dai coccodrilli.

La navigazione sugli imponenti fiumi (500-1,000m di larghezza – foto 10) della regione non dura mai meno di tre-cinque ore ed è molto pericolosa e dispendiosa, da un punto di vista economico e fisico. Nel 2013, l’inviato di AsiaNews ha accompagnato il vescovo di Agats nel suo viaggio verso gli insediamenti più lontani per una missione pastorale.

“La risposta della Chiesa a questa crisi umanitaria è urgente”, dichiara ad AsiaNews suor Aloysia, orsolina che da anni svolge il suo servizio ad Agats. Alla religiosa fa eco p. Bobby Harimapen, parroco della cattedrale di Santa Croce.

A Jakarta, alcune organizzazioni e gruppi umanitari cattolici hanno dato vita ad un programma di raccolta fondi per aiutare la diocesi di Agats, che ha bisogno di enormi aiuti finanziari. Yulius Setiarto, capo del Forum della Società cattolica dell'arcidiocesi di Jakarta (Fmki), incoraggia i cattolici a prender parte all’iniziativa. Ad essa hanno già aderito l’Iska (Associazione intellettuale indonesiana), la Pmkri (Associazione studenti universitari cattolici), la Pemuda Katolik (Gioventù cattolica), il Ppka Pukat Kaj (Comitato speciale per la diocesi di Agats dell'Arcidiocesi di Giacarta) e la Wkri (Associazione delle donne cattoliche indonesiane).

Nel frattempo, il governo indonesiano sta schierando paramedici militari per trasportare cibo e vaccini nell’impervia regione di Papua, provincia più orientale del Paese, la cui popolazione è a maggioranza cristiana. L’esercito ha inviato 53 soldati con equipaggiamento medico e 11mila razioni alimentari.

Papua è una delle province più povere d’Indonesia, nonostante sia ricca di risorse ed il presidente Joko Widodo si sia impegnato a sostenerne lo sviluppo economico, quando è salito al potere nel 2014. Molti papuani, minoranza etnica e religiosa nel Paese islamico più popoloso al mondo, criticano il governo di Jakarta per aver trascurato Papua, concentrandosi solamente sull’isola di Java.

Intervistato da Reuters, p. John Jonga, sacerdote e attivista per i diritti umani, accusa per la crisi di mancanza di vaccinazioni ed il passaggio dai più nutrienti tuberi al riso come alimento base della popolazione. Egli solleva inoltre domande sulla politica governativa di inviare aiuti in Palestina e alla minoranza musulmana dei Rohingya in Myanmar, piuttosto che a Papua. “Ci mancano strutture sanitarie”, afferma p.Jonga. "È per questo mi chiedo perché il presidente sia impegnato con il Myanmar e con la costruzione di un ospedale a Gaza, mentre a Papua abbiamo problemi con droghe e operatori sanitari”.

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