18/12/2017, 11.09
VATICANO
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Papa: ‘il grande Giuseppe’ che ‘credette e obbedì’ e così aiutò il piano di Dio

Dio gli disse “’Alzati! – prendi Maria, portala a casa tua. Fatti carico della situazione: prendi in mano questa situazione, e vai avanti’. Giuseppe non è andato dagli amici a confortarsi, non è andato dallo psichiatra perché interpretasse il sogno… no: credette. E’ andato avanti”. Il Signore aveva bisogno di lui per portare avanti “il mistero della ri-conduzione del popolo verso la nuova Creazione”.

 

Città del Vaticano (AsiaNews) – Giuseppe, uomo che “credette” e, senza cercare l’aiuto di amici o psichiatri, “obbedì” a Dio e in tal modo ha aiutato il Signore è stato al centro dell’omelia di papa Francesco nella messa che ha celebrato stamattina a Casa santa Marta, commentando il brano del Vangelo di Matteo (1,18-24) nel quale si racconta di Maria rimasta incinta per opera dello Spirito Santo.

Il Papa si è soffermato sulle emozioni di Giuseppe, quando in Maria incominciarono ad essere “visibili” i segni della maternità, una volta tornata dalla casa di Elisabetta: parla dei “dubbi” dell’uomo, del suo “dolore”, dalla sua “sofferenza”, mentre tutt’intorno cominciavano a mormorare “le chiacchierone del paese”. Egli “non capì” ma sapeva che Maria era “una donna di Dio”: decise così “di lasciarla in silenzio”, non accusandola “pubblicamente”, finché non “intervenne il Signore”, con un angelo in sogno, che gli spiegò come il bambino “generato in lei” venisse “dallo Spirito Santo”. E così “credette e obbedì”.

“Giuseppe lottava dentro; in quella lotta, la voce di Dio: ‘Ma alzati – quell’‘alzati’, tante volte, all’inizio di una missione, nella Bibbia: ‘Alzati!’ – prendi Maria, portala a casa tua. Fatti carico della situazione: prendi in mano questa situazione, e vai avanti’. Giuseppe non è andato dagli amici a confortarsi, non è andato dallo psichiatra perché interpretasse il sogno… no: credette. E’ andato avanti. Ha preso in mano la situazione. Ma cosa doveva prendere in mano, Giuseppe? Qual era la situazione? Di quale cosa Giuseppe doveva farsi carico? Di due cose. Della paternità e del mistero”.

Giuseppe dovette quindi “farsi carico” della paternità. E ciò s’intuisce già nella “genealogia di Gesù”, in cui si spiega come “si pensava fosse il figlio di Giuseppe”. “Lui si è fatto carico di una paternità che non era sua: veniva dal Padre. E ha portato avanti la paternità con quello che significa: non solo sostenere Maria e il bambino, ma anche far crescere il bambino, insegnargli il mestiere, portarlo alla maturità di uomo. ‘Fatti carico della paternità che non è tua, è di Dio’. E questo, senza dire una parola. Nel Vangelo non c’è alcuna parola detta da Giuseppe. L’uomo del silenzio, dell’obbedienza silenziosa”.

È anche l’uomo che “prende in mano” il mistero: come spiegato nella prima Lettura, è il mistero “di ricondurre il popolo a Dio”, il mistero “della ri-Creazione” che, come dice la Liturgia, è “più meravigliosa della Creazione”. “Giuseppe prende in mano questo mistero e aiuta: con il suo silenzio, con il suo lavoro fino al momento che Dio lo chiama a sé. Di quest’uomo che si è fatto carico della paternità e del mistero, si dice che era l’ombra del Padre: l’ombra di Dio Padre. E se Gesù uomo ha imparato a dire ‘papà’,’padre’, al suo Padre che conosceva come Dio, lo ha imparato dalla vita, dalla testimonianza di Giuseppe: l’uomo che custodisce, l’uomo che fa crescere, l’uomo che porta avanti ogni paternità e ogni mistero, ma non prende nulla per sé”. E’, ha concluso Francesco, il “grande Giuseppe”, del quale Dio aveva bisogno per portare avanti “il mistero della ri-conduzione del popolo verso la nuova Creazione”.

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