Papa: urgente la ‘cura’ del pianeta per evitare la ‘tempesta perfetta’ portata da clima e pandemia
Il cambiamento climatico nella prospettiva del vertice G20 di Roma e della COP26 di Glasgow al centro del colloquio di Francesco von Joe Biden. Videomessaggio all’Inghilterra: “La lezione più importante che queste crisi ci trasmettono è che è necessario costruire insieme, perché non vi sono frontiere, barriere, mura politiche, entro le quali potersi nascondere”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Rendere possibile quel “cambio di rotta così tanto urgente” per superare quell’interconnessione di crisi provocate dal cambiamento climatico e dalla pandemia che stanno portando verso la “tempesta perfetta” una umanità che nella sua storia non ha mai avuto così tanti mezzi per promuoverne il superamento.
Giornata dedicata alla crisi climatica con la prospettiva del vertice G20 di Roma e della COP26 di Glasgow quella di papa Francesco che sulla questione ha inviato, tramite la BBC, un messaggio agli inglesi e ha ricevuto il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e anche il sudcoreano Moon Jae-in.
Quello con Biden è stato un incontro eccezionalmente lungo, circa un’ora e 30 minuti, ben più di quello con il suo predecessore: Trump restò col Papa mezz’ora. Joe Biden è stato il 14mo presidente americano in vista in Vaticano. Il secondo presidente cattolico degli Stati Uniti dopo John Fitzgerald Kennedy, che nel 1963 fu il primo inquilino della Casa Bianca ad essere ricevuto da un pontefice, all'epoca Paolo VI.
Sull’incontro di oggi, una nota della Santa Sede riferisce che “nel corso dei cordiali colloqui ci si soffermati sul comune impegno nella protezione e nella cura del pianeta, sulla situazione sanitaria e la lotta contro la pandemia di Covid-19, nonché sul tema dei rifugiati e dell’assistenza ai migranti. Non si è mancato di fare riferimento anche alla tutela dei diritti umani, incluso il diritto alla libertà religiosa e di coscienza. Infine, i colloqui hanno permesso uno scambio di vedute su alcune questioni attinenti all’attualità internazionale, anche nel quadro dell’imminente vertice del G20 a Roma, e alla promozione della pace nel mondo tramite il negoziato politico”.
Prima dei colloqui in Vaticano, nel videomessaggio trasmesso dalla BBC, Francesco, ribadendo un concetto che gli è caro, aveva affermato che “il cambiamento climatico e la pandemia da Covid-19 mettono a nudo la radicale vulnerabilità di tutti e tutto e suscitano numerosi dubbi e perplessità sui nostri sistemi economici e sulle modalità di organizzazione delle nostre società. Le nostre sicurezze sono crollate, il nostro appetito di potere e la nostra smania di controllo si stanno sgretolando. Ci siamo scoperti deboli e pieni di paure, immersi in una serie di ‘crisi’: sanitarie, ambientali, alimentari, economiche, sociali, umanitarie, etiche. Crisi trasversali, fortemente interconnesse e foriere di una ‘tempesta perfetta’, capace di spezzare i ‘legami’ che avviluppano la nostra società all’interno del dono prezioso del Creato”.
Ogni crisi, peraltro, ha aggiunto, “racchiude anche delle opportunità, che non possono essere sprecate. Possono essere affrontate facendo prevalere atteggiamenti di isolamento, protezionismo, sfruttamento; oppure possono rappresentare una vera occasione di trasformazione, un vero punto di conversione, non solo in senso spirituale. Quest’ultima via è la sola che conduce verso un orizzonte ‘luminoso’ e può essere perseguita solo attraverso una rinnovata corresponsabilità mondiale, una nuova solidarietà fondata sulla giustizia, sulla condivisione di un comune destino e sulla coscienza dell’unità della famiglia umana, progetto di Dio per il mondo”.
“Si tratta di una sfida di civiltà a favore del bene comune e di un cambiamento di prospettiva, nella mente e nello sguardo, che deve porre al centro di ogni nostra azione la dignità di tutti gli esseri umani di oggi e di domani. La lezione più importante che queste crisi ci trasmettono è che è necessario costruire insieme, perché non vi sono frontiere, barriere, mura politiche, entro le quali potersi nascondere”.
Il Papa ha poi ricordato che nell’appello lanciato il 4 ottobre insieme ai leader religiosi mondiali hanno “richiamato la necessità di adoperarci responsabilmente a favore della ‘cultura della cura’ della nostra casa comune ed anche di noi stessi, cercando di estirpare i ‘semi dei conflitti: avidità, indifferenza, ignoranza, paura, ingiustizia, insicurezza e violenza’”.
“L’umanità – conclude il videomessaggio - non ha mai avuto tanti mezzi per giungere a tale obiettivo quanti ne ha oggi. I decisori politici che prenderanno parte alla COP26 di Glasgow sono chiamati con urgenza ad offrire efficaci risposte alla crisi ecologica in cui viviamo e, in questo modo, concreta speranza alle generazioni future. Ma tutti noi — è bene ripeterlo, chiunque e ovunque siamo — possiamo avere un ruolo nel modificare la nostra risposta collettiva alla minaccia senza precedenti del cambiamento climatico e del degrado della nostra casa comune”.
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