28/03/2020, 09.02
VATICANO
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Papa: sacerdoti e suore aiutino chi, per l’epidemia, ha fame

“Preghiamo per le famiglie che incominciano a sentire il bisogno a causa della pandemia”. “Tante volte penso: è gente buona – sacerdoti, suore – che non hanno il coraggio di andare a servire i poveri. Qualcosa manca. Quello che mancava a questa gente, ai dottori della Legge. Hanno perso la memoria, hanno perso quello che Gesù sentiva nel cuore: che era parte del proprio popolo”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – C’è chi ha fame. L’intenzione di preghiera di papa Francesco alla messa celebrata stamattina a Casa Santa Marta è stata dedicata a quanti iniziano a subire le conseguenze economiche dell’epidemia. “In questi giorn – ha detto - in alcune parti del mondo, si sono evidenziate conseguenze – alcune conseguenze – della pandemia; una di quelle è la fame. Si incomincia a vedere gente che ha fame, perché non può lavorare, non aveva un lavoro fisso, e per tante circostanze. Incominciamo già a vedere il ‘dopo’, che verrà più tardi ma incomincia adesso. Preghiamo per le famiglie che incominciano a sentire il bisogno a causa della pandemia”.

Nell’omelia, commentando il Vangelo odierno (Gv 7, 40-53), Francesco è tornato a criticare il clericalismo e ha affermato che sacerdoti e suore debbono aiutare i poveri e i malati, anche in questo periodo.

“‘E ciascuno tornò a casa sua’: dopo la discussione e tutto questo, ognuno tornò alle sue convinzioni. C’è una spaccatura nel popolo: il popolo che segue Gesù lo ascolta - non se ne accorge [del] tanto tempo che passa ascoltandolo, perché la Parola di Gesù entra nel cuore - e il gruppo dei dottori della Legge che a priori rifiutano Gesù perché non opera secondo la legge, secondo loro. Sono due gruppi di persone. Il popolo che ama Gesù, lo segue e il gruppo degli intellettuali della Legge, i capi di Israele, i capi del popolo. Questo si vede chiaro ‘quando le guardie tornarono dai capi dei sacerdoti e dissero: ‘Perché non lo avete condotto qui?’, risposero le guardie: ‘Mai un uomo ha parlato così’. Ma i farisei replicarono loro: ‘Vi siete lasciare ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi dei farisei? Ma questa gente che non conosce la Legge è maledetta’”.

“Questo gruppo dei dottori della Legge, l’élite, prova disprezzo per Gesù. Ma anche, prova disprezzo per il popolo, ‘quella gente’, che è ignorante, che non sa nulla. Il santo popolo fedele di Dio crede in Gesù, lo segue, e questo gruppetto di élite, i dottori della Legge, si stacca dal popolo e non riceve Gesù. Ma come mai, se questi erano illustri, intelligenti, avevano studiato? Ma avevano un grande difetto: avevano perso la memoria della propria appartenenza a un popolo”.

“Il popolo di Dio segue Gesù … non sa spiegare perché, ma lo segue e arriva al cuore, e non si stanca. Pensiamo al giorno della moltiplicazione dei pani: sono stati tutta la giornata con Gesù, al punto che gli apostoli dicono a Gesù: ‘Congedali, perché vadano via a comprarsi da mangiare’. Anche gli apostoli prendevano distanza, non avevano in considerazione, non disprezzavano, ma non avevano in considerazione il popolo di Dio. ‘Che vadano a mangiare’. La risposta di Gesù: ‘Date voi da mangiare a loro’. Li rimette nel popolo”.

“Il popolo di Dio – ha detto poi - ha una grazia grande: il fiuto. Il fiuto di sapere dove c’è lo Spirito. È peccatore, come noi: è peccatore. Ma ha quel fiuto di conoscere le strade della salvezza”.

“Il problema delle élite, dei chierici di élite come questi, è che avevano perso la memoria della propria appartenenza al popolo di Dio; si sono sofisticati, sono passati a un’altra classe sociale, si sentono dirigenti. E’ il clericalismo questo, che già si dava lì. ‘Ma come mai – ho sentito in questi giorni – come mai queste suore, questi sacerdoti che sono sani vanno dai poveri a dare loro da mangiare, e possono prendere il coronavirus? Ma dica alla madre superiora che non lasci uscire le suore, dica al vescovo che non lasci uscire i sacerdoti! Loro sono per i sacramenti! Ma a dare da mangiare, che provveda il governo!’. Di questo si parla in questi giorni: lo stesso argomento. ‘È gente di seconda classe: noi siamo la classe dirigente, non dobbiamo sporcarci le mani con i poveri’”.

“Tante volte penso: è gente buona – sacerdoti, suore – che non hanno il coraggio di andare a servire i poveri. Qualcosa manca. Quello che mancava a questa gente, ai dottori della Legge. Hanno perso la memoria, hanno perso quello che Gesù sentiva nel cuore: che era parte del proprio popolo. Hanno perso la memoria di quello che Dio disse a Davide: ‘Io ti ho preso dal gregge’. Hanno perso la memoria della propria appartenenza al gregge”.

“Pensiamo anche oggi a tanti uomini e donne qualificati nel servizio di Dio che sono bravi e vanno a servire il popolo; tanti sacerdoti che non si staccano dal popolo”.

“Pensiamo, ognuno di noi, di quale parte siamo, se siamo in mezzo, un po’ indecisi, se siamo con il sentire del popolo di Dio, del popolo fedele di Dio che non può fallire: ha quella infallibilitas in credendo. E pensiamo all’élite che si stacca dal popolo di Dio, a quel clericalismo. E forse ci farà bene a tutti il consiglio che Paolo dà al suo discepolo, il vescovo, giovane vescovo, Timoteo: ‘Ricordati di tua mamma e di tua nonna’. Ricordati di tua mamma e di tua nonna. Se Paolo consigliava questo era perché sapeva bene il pericolo al quale portava questo senso di élite nella dirigenza nostra”.

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