17/06/2020, 10.35
VATICANO
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Papa: possa sempre e dovunque essere rispettata la libertà di coscienza

“Tutti appartengono a Dio: tutti i peccatori, i dirigenti più corrotti, tutti appartengono a Dio. E il mondo vive e prospera grazie alla benedizione del giusto”. “Mosè non negozia il popolo. E’ l’intercessore. Non è uno che vuol fare carriera. E’ il ponte. Che bell’esempio per tutti i pastori che devono essere ‘ponte’ fra Dio e il popolo”. “Non voglio fare carriera con il popolo”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Possa sempre e dovunque essere rispettata la libertà di coscienza; e possa ogni cristiano dare esempio di coerenza con una coscienza retta e illuminata dalla Parola di Dio..”. E’ l’appello lanciato da papa Francesco nella odierna “Giornata della Coscienza”, “ispirata alla testimonianza del diplomatico portoghese Aristides de Sousa Mendes, il quale, ottant’anni or sono, decise di seguire la voce della coscienza e salvò la vita a migliaia di ebrei e altri perseguitati”.

L’appello di Francesco è giunto al termine di una udienza generale, svoltasi anche oggi nella Biblioteca del Palazzo apostolico, nella quale, continuando il ciclo di catechesi sulla preghiera, ha parlato della “Preghiera di Mosè (Es 32,11-14)”, sottolineando che “tutti appartengono a Dio”, anche i peccatori, i corrotti. “E il mondo vive e prospera grazie alla benedizione del giusto, alla preghiera di pietà che il santo eleva incessante per gli uomini, in ogni luogo e in ogni tempo della storia”, come Mosè, “l’intercessore”.

Nel suo discorso Francesco ha sottolineato che Mosè “appare uomo come noi. Ed è per questa sua debolezza, oltre che per la sua forza, che ne rimaniamo colpiti. Incaricato da Dio di trasmettere la Legge al suo popolo, fondatore del culto divino, mediatore dei misteri più alti, non per questo motivo cesserà di intrattenere stretti legami di solidarietà con il suo popolo, specialmente nell’ora della tentazione e del peccato. Sempre attaccato al popolo, Mosè mai ha perso il rapporto col popolo. Il pastore sempre rimane attaccato al popolo”.

“Mosè è tanto amico di Dio da poter parlare con lui faccia a faccia (cfr Es 33,11); e resterà tanto amico degli uomini da provare misericordia per i loro peccati, per le loro tentazioni”, “Nonostante la sua condizione di privilegiato, Mosè non cessa di appartenere a quella schiera di poveri in spirito che vivono facendo della fiducia in Dio il viatico del loro cammino. Un uomo del popolo. Così, il modo più proprio di pregare di Mosè sarà l’intercessione (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 2574). La sua fede in Dio fa tutt’uno con il senso di paternità che nutre per la sua gente. La Scrittura lo raffigura abitualmente con le mani tese verso l’alto, verso Dio, quasi a far da ponte con la sua stessa persona tra cielo e terra. Perfino nei momenti più difficili, perfino nel giorno in cui il popolo ripudia Dio e lui stesso come guida per farsi un vitello d’oro, Mosè non se la sente di mettere da parte la sua gente. E’ il mio popolo, è il tuo popolo, non rinnega”. “Mosè non negozia il popolo. E’ l’intercessore. Non è uno che vuol fare carriera. E’ il ponte. Che bell’esempio per tutti i pastori che devono essere ‘ponte’ fra Dio e il popolo”. “Non voglio fare carriera con il popolo”.

“Questa è la preghiera che i veri credenti coltivano nella loro vita spirituale. Anche se sperimentano le mancanze delle persone e la loro lontananza da Dio, questi oranti non le condannano, non le rifiutano. L’atteggiamento dell’intercessione è proprio dei santi, che, ad imitazione di Gesù, sono ‘ponti’ tra Dio e il suo popolo. Mosè, in questo senso, è stato il più grande profeta di Gesù, nostro avvocato e intercessore (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 2577). Mosè ci sprona a pregare con il medesimo ardore di Gesù, a intercedere per il mondo, a ricordare che esso, nonostante tutte le sue fragilità, appartiene sempre a Dio. Tutti appartengono a Dio: tutti i peccatori, i dirigenti più corrotti, tutti appartengono a Dio. E il mondo vive e prospera grazie alla benedizione del giusto”.

“Mosè – ha detto ancora nel saluto ai tedeschi - non prega per sé stesso, prega per gli altri, diventa il grande intercessore del popolo di Dio. Anche noi dobbiamo renderci conto che non siamo mai davanti a Dio solo come individui, ma anche come membri della Chiesa e figli dell’unica famiglia umana. Questo dovrebbe diventare visibile anche nel nostro modo di pregare, gli uni per gli altri”.

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