28/06/2019, 13.37
VATICANO - ORTODOSSI
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Papa: piena unità con ortodossi, ma ‘nelle legittime diversità, senza ‘assorbimento’

Ricevendo la delegazione del Patriarcato ecumenico, Francesco ha ribadito la scelta del dialogo. I “saldi legami esistenti tra le Chiese di Roma e di Costantinopoli” e “il comune impegno” a procedere verso la “pienezza di comunione”, “in obbedienza alla ferma volontà di Gesù”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Proseguire nel dialogo tra cattolici e ortodossi per realizzare la piena unità “nelle legittime diversità, non l’appiattimento omologante né tanto meno l’assorbimento”. L’obiettivo della piena comunione come è intesa dalla Chiesa cattolica è stato ribadito oggi da papa Francesco nell’incontro con la delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, venuta a Roma per la solennità dei santi Pietro e Paolo, patroni della Chiesa cattolica.

Il Papa ha ricordato i “saldi legami esistenti tra le Chiese di Roma e di Costantinopoli” e “il comune impegno” a procedere verso la “pienezza di comunione”, “in obbedienza alla ferma volontà di Gesù”.

Francesco ha ricordato, poi, gli incontri con i patriarchi Neofit e Daniel e i loro sinodi, avuti nel corso dei recenti viaggi apostolici in Bulgaria e Romania, e gli incontri con che gli hanno permesso di apprezzare la “ricchezza spirituale presente nell’ortodossia”. “Voglio confidarvi – ha rilevato - che sono ripartito da quei Paesi con un accresciuto desiderio di comunione sono sempre più convinto che il ristabilimento della piena unità tra cattolici e ortodossi passi attraverso il rispetto delle specifiche identità e l’armoniosa convivenza nelle legittime diversità”. “Lo Spirito Santo, d’altronde, - ha aggiunto - è colui che suscita con creatività la molteplicità dei doni e che armonizza, riconduce all’unità, un’unità autentica perché non è uniformità, ma sinfonia di più voci nella carità. Come vescovo di Roma desidero ribadire che per noi cattolici il fine del dialogo è la piena comunione nelle legittime diversità, non l’appiattimento omologante né tanto meno l’assorbimento”.

“Per questo mi sembra prezioso, nei nostri incontri, condividere le nostre radici, riscoprire il bene che il Signore ha seminato e fatto crescere nell’altro e farcene reciprocamente dono, imparare a vicenda, aiutarci a non avere paura del dialogo e della collaborazione concreta. Lo scandalo delle divisioni non ancora pienamente rimarginate potrà essere rimosso solo con la grazia di Dio mentre camminiamo insieme, accompagnando con la preghiera i passi altrui, annunciando il Vangelo nella concordia, adoperandoci al servizio dei bisognosi, dialogando nella verità, senza lasciarci condizionare da pregiudizi del passato. Così, in quella trasparenza sincera che il Signore ama, ci ritroveremo e sapremo apprezzare maggiormente le nostre identità. Cresceremo nella conoscenza e nell’affetto reciproco. Sperimenteremo che, al di là delle differenze, è davvero molto di più quello che ci unisce e che ci spinge ad andare avanti insieme”.

E dinanzi alle tante “sfide del nostro tempo”, tra cui la “salvaguardia del creato”, i discepoli di Cristo sono chiamati a rispondere con un’unica voce. “Di fronte alla preoccupante crisi ecologica che stiamo attraversando, promuovere la cura della casa comune per i credenti non è solo un’urgenza non più rimandabile, come per tutti, ma un modo concreto di servire il prossimo, nello spirito del Vangelo. Similmente, ritengo un bel segno la collaborazione tra Chiesa Cattolica e Patriarcato Ecumenico su altre questioni attuali, come la lotta contro le forme moderne di schiavitù, l’accoglienza e l’integrazione di migranti, profughi e rifugiati e la promozione della pace a vari livelli”.

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