16/09/2020, 11.20
VATICANO
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Papa: l’uomo vuole occupare il posto di Dio, da custode diventa predatore del creato

“Penso in modo speciale ai popoli indigeni, verso i quali abbiamo tutti un debito di riconoscenza. E anche di penitenza, per tutto il male che abbiamo fatto loro”. I ghiacciai dell’Antartide, che si stanno sciogliendo: “Sarà terribile, perché il livello del mare crescerà e questo porterà tante difficoltà e tanto male. E perché? Per il riscaldamento, per non curare l’ambiente, non curare la casa comune”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Saper contemplare le meraviglie del creato, perché si sviluppi una responsabilità individuale e comunitaria riguardo alla protezione e alla salvaguardia del creato, superando “una interpretazione distorta dei testi biblici sulla creazione”, per la quale “crediamo di essere al centro, pretendendo di occupare il posto di Dio; e così roviniamo l’armonia del suo disegno. Diventiamo predatori, dimenticando la nostra vocazione di custodi della terra”.

“Cura della casa comune e atteggiamento contemplativo” è stato l’argomento del quale papa Francesco ha parlato nell’udienza generale di oggi, continuando il ciclo di catechesi sul tema: “Guarire il mondo”. Udienza svoltasi anche oggi nel Cortile di San Damaso, presenti circa 500 persone, tra le quali Francesco è lungamente passato, salutando, scambiando battute, benedicendo rosari e altri oggetti che i fedeli gli porgevano, firmando autografi. E ha scherzosamente messo sul capo di un uomo lo zucchetto bianco che questi gli aveva porto.

“Per uscire da una pandemia – ha detto il Papa - occorre curarsi e curarci a vicenda. E bisogna sostenere chi si prende cura dei più deboli, dei malati e degli anziani” e “questa cura, dobbiamo rivolgerla anche alla nostra casa comune: alla terra e ad ogni creatura. Tutte le forme di vita sono interconnesse (cfr ibid., 137-138), e la nostra salute dipende da quella degli ecosistemi che Dio ha creato e di cui ci ha incaricato di prenderci cura (cfr Gen 2,15). Abusarne, invece, è un peccato grave che danneggia e che fa ammalare (cfr LS, 8; 66). Il migliore antidoto contro questo uso improprio della nostra casa comune è la contemplazione (cfr ibid., 85; 214)”.

“La nostra casa comune, il creato – ha ribadito - non è una mera ‘risorsa’. Le creature hanno un valore in sé stesse e «riflettono, ognuna a suo modo, un raggio dell’infinita sapienza e bontà di Dio» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 339). Questo valore e questo raggio di luce divina va scoperto e, per scoprirlo, abbiamo bisogno di fare silenzio, di ascoltare e contemplare. Anche la contemplazione guarisce l’anima. Senza contemplazione, è facile cadere in un antropocentrismo squilibrato e superbo, che sovradimensiona il nostro ruolo di esseri umani, posizionandoci come dominatori assoluti di tutte le altre creature”.  "E c’è una cosa che non dobbiamo dimenticare: chi non sa contemplare la natura e il creato, non sa contemplare le persone nella loro ricchezza. E chi vive per sfruttare la natura, finisce per sfruttare le persone e trattarle come schiavi. Questa è una legge universale: se tu non sai contemplare la natura, sarà molto difficile che saprai contemplare la gente, la bellezza delle persone, il fratello, la sorella".

“Dunque, è importante recuperare la dimensione contemplativa. Quando contempliamo, scopriamo negli altri e nella natura qualcosa di molto più grande della loro utilità. E’ qui il nocciolo del problema. Contemplare il bello non vuol dire sfruttare. Scopriamo il valore intrinseco delle cose conferito loro da Dio. Come hanno insegnato tanti maestri spirituali, il cielo, la terra, il mare, ogni creatura possiede questa capacità iconica o mistica di riportarci al Creatore e alla comunione con il creato”.

“Chi sa contemplare, più facilmente si metterà all’opera per cambiare ciò che produce degrado e danni alla salute. Si impegnerà a educare e promuovere nuove abitudini di produzione e consumo, a contribuire ad un nuovo modello di crescita economica che garantisca il rispetto per la casa comune”. “Tante volte il nostro rapporto col creato sembra essere un rapporto di nemici”, “distruggere il creato a mio profitto, sfruttare il creato a mio profitto. Non dimentichiamo che questo si paga caro. Non dimentichiamo quel detto spagnolo: Dio perdona sempre, noi perdoniamo delle volte, la natura non perdona mai”. “Oggi – ha aggiunto - leggevo sul giornale di quei due grandi ghiacciai nel Mare di Amundsen dell’Antartide, che stanno per cadere”. “Sarà terribile, perché il livello del mare crescerà e questo porterà tante difficoltà e tanto male. E perché? Per il riscaldamento, per non curare l’ambiente, non curare la casa comune”. “Invece, quando abbiamo questo rapporto fraternale con il creato diventeremo custodi della casa comune, custodi della vita e della speranza”,

“Penso in modo speciale ai popoli indigeni, verso i quali abbiamo tutti un debito di riconoscenza. E anche di penitenza, per tutto il male che abbiamo fatto loro. Ma penso anche a quei movimenti, associazioni, gruppi popolari, che si impegnano per tutelare il proprio territorio con i suoi valori naturali e culturali. Non sempre queste realtà sociali sono apprezzate, a volte sono persino ostacolate, perché non producono soldi; ma in realtà contribuiscono a una rivoluzione pacifica, la ‘rivoluzione della cura’. Contemplare per custodire il futuro”. “Non bisogna però delegare ad alcuni quello che è il compito di ogni essere umano. Ognuno di noi può e deve diventare un ‘custode della casa comune’, capace di lodare Dio per le sue creature, di contemplarle e di proteggerle”.

Nel saluto agli italiani, infine, Francesco ha invitato a pregare per don Roberto Malgesini, sacerdote della diocesi di Como “che ieri mattina è stato ucciso da una persona bisognosa che lui stesso aiutava. Una persona malata di testa”. “Mi unisco al dolore e alla preghiera dei suoi familiari e della comunità comasca – ha proseguito Francesco – e come ha detto il suo vescovo rendo lode a Dio per la testimonianza, cioè per il martirio di questo testimone della carità verso i più poveri”. “Preghiamo in silenzio – ha concluso - per don Roberto Malgesini e per tutti i preti, suore e laici che lavorano con le persone bisognose e scartate della società”.

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