15/06/2008, 00.00
VATICANO
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Papa: la pace è responsabilità di tutte le nazioni, anche per il Medio Oriente

Benedetto XVI, in visita pastorale a Brindisi, nel sud d’Italia, ripete quanto ha detto, ad aprile, all’Onu, sulla necessità di operare per la pace, “esplorando ogni possibile via diplomatica e prestando attenzione ed incoraggiamento anche ai più flebili segni di dialogo o di desiderio di riconciliazione”.

Brindisi (AsiaNews) – Pace per il Medio Oriente, ricordando che “è l’indifferenza o la mancanza di intervento che recano danno reale. Ciò di cui vi è bisogno è una ricerca più profonda di modi di prevenire e controllare i conflitti, esplorando ogni possibile via diplomatica e prestando attenzione ed incoraggiamento anche ai più flebili segni di dialogo o di desiderio di riconciliazione”. Da Brindisi, città del meridione d’Italia affacciata sul mare Mediterraneo, dove si è recato in visita pastorale, Benedetto XVI è tornato oggi a ripetere le parole con le quali, davanti all’assemblea delle Nazioni Unite, ha richiamato gli Stati alla loro comune responsabilità di fronte alla pace.

 Alle 50mila persone presenti nel piazzale del porto, ove ha celebrato la messa e legato al ricordo dell’aiuto dato negli anni scorsi agli albanesi costretti a lasciare il loro Paese, il Papa, prima della recita dell’Angelus ha preso spjunto proprio dal “luogo in cui ci troviamo, il porto” per dire che esso “è carico di un pregnante significato simbolico. Ogni porto parla di accoglienza, di riparo, di sicurezza; parla di un approdo sospirato dopo la navigazione, magari lunga e difficile. Ma parla anche di partenze, di progetti e aspirazioni, di futuro. In particolare, il porto di Brindisi riveste un ruolo di primo piano per le comunicazioni verso il Mare Mediterraneo e verso l’Oriente, e per questo ospita anche una base delle Nazioni Unite, che svolge una funzione importante sotto il profilo umanitario”.
 
“Da questo luogo così suggestivo, non lontano dal paese indicato come il "buon giorno" d’Italia (Calimera), desidero pertanto rinnovare il messaggio cristiano di cooperazione e di pace fra tutti i popoli, specialmente tra quelli che fanno corona a questo mare, antica culla di civiltà, e quelli del Vicino e Medio Oriente. E mi piace farlo con le parole che ho usato due mesi fa a New York, rivolgendomi all’Assemblea dell’ONU: "L’azione della comunità internazionale e delle sue istituzioni, supposto il rispetto dei principi che sono alla base dell’ordine internazionale, non deve mai essere interpretata come un’imposizione indesiderata e una limitazione di sovranità. Al contrario, è l’indifferenza o la mancanza di intervento che recano danno reale. Ciò di cui vi è bisogno è una ricerca più profonda di modi di prevenire e controllare i conflitti, esplorando ogni possibile via diplomatica e prestando attenzione ed incoraggiamento anche ai più flebili segni di dialogo o di desiderio di riconciliazione" (L’Osservatore Romano, 20.04.08, p. 8). Da questo lembo d’Europa proteso nel Mediterraneo, tra Oriente e Occidente, ci rivolgiamo ancora una volta a Maria, Madre che ci "indica la via" – Odegitria –, donandoci Gesù, Via della pace. La invochiamo idealmente con tutti i titoli coi quali è venerata nei Santuari della Puglia, ed in particolare qui, da questo antico porto, la preghiamo quale "porto di salvezza" per ogni uomo e per l’intera umanità.
 
La santità e la missionarietà della Chiesa erano stati, invece, i temi intorno dei quali Benedetto XVI ha parlato durante la messa. Il disegno di Dio, aveva detto, è “diffondere sull’umanità e sul cosmo intero il suo amore generatore di vita. Un progetto che tuttavia il Signore vuole attuare solamente nel rispetto della nostra libertà, perché l’amore di sua natura non si può imporre. La Chiesa è allora, in Cristo, lo spazio di accoglienza e di mediazione dell’amore di Dio. In questa prospettiva appare chiaramente come la santità e la missionarietà della Chiesa costituiscano due facce della stessa medaglia: solo in quanto santa, cioè colma dell’amore divino, la Chiesa può adempiere la sua missione, ed è proprio in funzione di tale compito che Dio l’ha scelta e santificata quale sua proprietà”.
 
Ed a proposito del binomio "santità-missione”, il Papa ha invitato a riflettere sul fatto che “i dodici Apostoli non erano uomini perfetti, scelti per la loro irreprensibilità morale e religiosa. Erano sicuramente credenti, pieni di entusiasmo e di zelo, ma segnati dai loro limiti umani, talora anche gravi. Dunque, Gesù non li chiamò perché erano già santi, ma affinché lo diventassero. Come noi. Come tutti i cristiani”. “La Chiesa – ha concluso - è la comunità dei peccatori che credono all’amore di Dio e si lasciano trasformare da Lui, e così diventano santi”.
 
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