14/12/2012, 00.00
VATICANO - PACE 2013
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Papa: la pace passa per il rispetto della verità e il rifiuto del relativismo

Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace. La "vocazione" dell'umanità alla pace chiede il riconoscimento e il rispetto delle verità iscritte da Dio nel cuore di ogni persona. La "via" della sua realizzazione passa "anzitutto" per il rispetto per la vita umana, la promozione del matrimonio e della libertà religiosa. E per quella dei diritti sociali, a partire dal lavoro. Necessità di un nuovo modello di sviluppo.

Città del Vaticano (AsiaNews) - La pace passa per il riconoscimento e il rispetto delle verità iscritte da Dio nel cuore di ogni persona, ne è quindi "precondizione" lo "smantellamento della dittatura del relativismo e dell'assunto di una morale totalmente autonoma" e, alla fine, esige di "proporre e promuovere una pedagogia della pace", che miri alla "costruzione di una convivenza fondata sulla verità, sulla libertà, sull'amore e sulla giustizia", perché "la pace presuppone un umanesimo aperto alla trascendenza".

E', in estrema sintesi, quanto afferma il messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace 2013, pubblicato oggi, che ha per titolo l'evangelico "Beati gli operatori di pace". Perché "la pace concerne l'integrità della persona umana ed implica il coinvolgimento di tutto l'uomo. È pace con Dio, nel vivere secondo la sua volontà. È pace interiore con se stessi, e pace esteriore con il prossimo e con tutto il creato".

I nostri tempi, osserva il Papa, sono contrassegnati "dalla globalizzazione, con i suoi aspetti positivi e negativi, nonché da sanguinosi conflitti ancora in atto e da minacce di guerra". "Allarmano i focolai di tensione e di contrapposizione causati da crescenti diseguaglianze fra ricchi e poveri, dal prevalere di una mentalità egoistica e individualista espressa anche da un capitalismo finanziario sregolato" e "sono pericolosi per la pace quei fondamentalismi e quei fanatismi che stravolgono la vera natura della religione, chiamata a favorire la comunione e la riconciliazione tra gli uomini".

"E tuttavia, le molteplici opere di pace, di cui è ricco il mondo, testimoniano l'innata vocazione dell'umanità alla pace".

Questa "vocazione" è fondata sulle verità del diritto naturale. Primo punto è quindi il  "riconoscimento di essere, in Dio, un'unica famiglia umana. Essa si struttura, come ha insegnato l'Enciclica Pacem in terris, mediante relazioni interpersonali ed istituzioni sorrette ed animate da un « noi » comunitario, implicante un ordine morale, interno ed esterno, ove si riconoscono sinceramente secondo verità e giustizia, i reciproci diritti e i vicendevoli doveri".

E' la ricerca del "bene comune". La "via" della sua realizzazione passa "anzitutto" per il rispetto per la vita umana, "considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale". Accanto al no ad aborto ed eutanasia, "falsi diritti o arbitrii", "basati su una visione riduttiva e relativistica dell'essere umano", c'è la difesa e la promozione della famiglia "rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione".

"Tra i diritti umani basilari, anche per la vita pacifica dei popoli, vi è quello dei singoli e delle comunità alla libertà religiosa. In questo momento storico, diventa sempre più importante che tale diritto sia promosso non solo dal punto di vista negativo, come libertà da - ad esempio, da obblighi e costrizioni circa la libertà di scegliere la propria religione -, ma anche dal punto di vista positivo, nelle sue varie articolazioni, come libertà di: ad esempio, di testimoniare la propria religione, di annunciare e comunicare il suo insegnamento; di compiere attività educative, di beneficenza e di assistenza che permettono di applicare i precetti religiosi; di esistere e agire come organismi sociali, strutturati secondo i principi dottrinali e i fini istituzionali che sono loro propri. Purtroppo, anche in Paesi di antica tradizione cristiana si stanno moltiplicando gli episodi di intolleranza religiosa, specie nei confronti del cristianesimo e di coloro che semplicemente indossano i segni identitari della propria religione".

Ma la promozione della pace passa anche per i diritti e i doveri sociali. Tra quelli "oggi maggiormente minacciati vi è il diritto al lavoro. Ciò è dovuto al fatto che sempre più il lavoro e il giusto riconoscimento dello statuto giuridico dei lavoratori non vengono adeguatamente valorizzati, perché lo sviluppo economico dipenderebbe soprattutto dalla piena libertà dei mercati. Il lavoro viene considerato così una variabile dipendente dei meccanismi economici e finanziari".

"La dignità dell'uomo" e anche "ragioni economiche, sociali e politiche", esigono invece che si continui "a perseguire quale priorità l'obiettivo dell'accesso al lavoro o del suo mantenimento, per tutti". Ciò richiede "una rinnovata considerazione del lavoro, basata su principi etici e valori spirituali, che ne irrobustisca la concezione come bene fondamentale per la persona, la famiglia, la società". Servono quindi "coraggiose e nuove politiche del lavoro per tutti" e "un nuovo modello di sviluppo", che sostituisca quello prevalso negli ultimi decenni che "postulava la ricerca della massimizzazione del profitto e del consumo, in un'ottica individualistica ed egoistica, intesa a valutare le persone solo per la loro capacità di rispondere alle esigenze della competitività. In un'altra prospettiva, invece, il vero e duraturo successo lo si ottiene con il dono di sé, delle proprie capacità intellettuali, della propria intraprendenza, poiché lo sviluppo economico vivibile, cioè autenticamente umano, ha bisogno del principio di gratuità come espressione di fraternità e della logica del dono".

Occorre, in conclusione, "rinunciare alla falsa pace che promettono gli idoli di questo mondo e ai pericoli che la accompagnano, a quella falsa pace che rende le coscienze sempre più insensibili, che porta verso il ripiegamento su se stessi, verso un'esistenza atrofizzata vissuta nell'indifferenza. Al contrario, la pedagogia della pace implica azione, compassione, solidarietà, coraggio e perseveranza".

"Gesù incarna l'insieme di questi atteggiamenti nella sua esistenza, fino al dono totale di sé, fino a « perdere la vita ». Egli promette ai suoi discepoli che, prima o poi, faranno la straordinaria scoperta che nel mondo c'è Dio, il Dio di Gesù, pienamente solidale con gli uomini". (FP)

 

 

Per il testo integrale del Messaggio vedi qui

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