01/04/2020, 10.18
VATICANO
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Papa: la battaglia più nobile è contro gli inganni interiori che generano i nostri peccati

“Non possiamo dimenticare le tragedie dei nostri giorni, perché la Passione del Signore continua nella sofferenza degli uomini. I vostri cuori trovino, nella Croce di Cristo, sostegno e conforto in mezzo alle tribolazioni della vita”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Dire “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” vuol dire che “se abbiamo ascoltato la sete del bene che abita in noi e siamo consapevoli di vivere di misericordia, inizia un cammino di liberazione che dura tutta la vita e ci conduce fino al Cielo”. Il significato della sesta beatitudine è stato l’argomento del quale papa Francesco ha parlato nell’udienza generale di oggi, svoltasi, come nelle settimane scorse, nella biblioteca privata.

Il Papa ha anche fatto riferimento al dramma che sta vivendo l’umanità in alcuni saluti. Così, ai portoghesi ha detto che “non possiamo dimenticare le tragedie dei nostri giorni, perché la Passione del Signore continua nella sofferenza degli uomini. I vostri cuori trovino, nella Croce di Cristo, sostegno e conforto in mezzo alle tribolazioni della vita; abbracciando la Croce come Lui, con umiltà, fiducia e abbandono filiale alla volontà di Dio, avrete parte alla gloria della Risurrezione”. E ai polacchi ha detto che “l’uomo contemporaneo scorge i segni di morte divenuti più presenti sull’orizzonte della civiltà. Vive sempre più nella paura, minacciato nel nucleo stesso della sua esistenza. Quando vi sentirete in difficoltà, il vostro pensiero corra allora a Cristo: sappiate che non siete soli”.

Nel discorso, spiegando il senso della sesta Beatitudine ha sottolineato che essa indica “la sete di una relazione personale con Dio”, di “intimità” con il Signore, a “vedere Dio”..

“Per vedere Dio – ha spiegato - non serve cambiare occhiali o punto di osservazione, o autori teologici che insegnano il cammino, bisogna liberare il cuore dai suoi inganni! Questa è una maturazione decisiva: quando ci rendiamo conto che il nostro peggior nemico, spesso, è nascosto nel nostro cuore. La battaglia più nobile è quella contro gli inganni interiori che generano i nostri peccati. Perché i peccati cambiano la visione delle cose, ti fanno vedere cose che non sono vere”.

“È dunque importante capire cosa sia la ‘purezza del cuore’. Per farlo bisogna ricordare che per la Bibbia il cuore non consiste solo nei sentimenti, ma è il luogo più intimo dell’essere umano, lo spazio interiore dove una persona è sé stessa. Lo stesso Vangelo di Matteo dice: «Se la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!» (6,23). Questa ‘luce’ è lo sguardo del cuore, la prospettiva, la sintesi, il punto da cui si legge la realtà (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 143)”.

“Ma cosa vuol dire cuore ‘puro’? Il puro di cuore vive alla presenza del Signore, conservando nel cuore quel che è degno della relazione con Lui; solo così possiede una vita ‘unificata’, lineare, non tortuosa ma semplice. Il cuore purificato è quindi il risultato di un processo che implica una liberazione e una rinuncia. Il puro di cuore non nasce tale, ha vissuto una semplificazione interiore, imparando a rinnegare in sé il male, cosa che nella Bibbia si chiama circoncisione del cuore (cfr Dt 10,16; 30,6; Ez 44,9; Ger 4,4). Questa purificazione interiore implica il riconoscimento di quella parte del cuore che è sotto l’influsso del male”, “per apprendere l’arte di lasciarsi sempre ammaestrare e condurre dallo Spirito Santo. Il cammino, la strada dal cuore peccatore alla pienezza della luce è opera dello Spirito Santo. Ecco, attraverso questo cammino del cuore, arriviamo a ‘vedere Dio’”.

“In questa visione beatifica c’è una dimensione futura, escatologica, come in tutte le Beatitudini: è la gioia del Regno dei Cieli verso cui andiamo. Ma c’è anche l’altra dimensione: vedere Dio vuol dire intendere i disegni della Provvidenza in quel che ci accade, riconoscere la sua presenza nei Sacramenti, nei fratelli, soprattutto poveri e sofferenti, e riconoscerlo dove Lui si manifesta (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 2519). Questa beatitudine è un po’ il frutto delle precedenti: se abbiamo ascoltato la sete del bene che abita in noi e siamo consapevoli di vivere di misericordia, inizia un cammino di liberazione che dura tutta la vita e ci conduce fino al Cielo. È un lavoro serio, che fa lo Spirito Santo se noi gli lasciamo spazio ed è soprattutto un’opera di Dio in noi – nelle prove e nelle purificazioni della vita – che porta a una gioia grande, a una pace vera e profonda. Non abbiamo paura sempre apriamo il cuore allo Spirito Santo”.

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