23/11/2011, 00.00
VATICANO
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Papa: la Chiesa africana, portatrice di speranza in un mondo che ha fame e sete di giustizia

Ripercorrendo all’udienza generale le tappe del suo viaggio in Benin, Benedetto XVI sottolinea di aver trovato ““una freschezza del sì alla vita, una freschezza del senso religioso e della speranza, una percezione della realtà nella sua totalità con Dio e non ridotta ad un positivismo che, alla fine, spegne la speranza”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Essere portatori di speranza in ogni aspetto della vita ecclesiale e civile, in “un mondo che ha fame e sete di giustizia”. E’ il compito che Benedetto XVI vede affidato alla gioia, all’amore per la vita con una sua percezione “non ridotta a un positivismo che alla fine spegne la speranza”, che ha trovato in Benin, meta del suo secondo viaggio in un’Africa che “in questi ultimi mesi” mostra “ardente desiderio di libertà e di giustizia”.

Sono le “impressioni” di una visita che Benedetto XVI ha ripercorso oggi tappa per tappa, parlando oggi alle ottomila persone presenti nell’aula Paolo VI per l’udienza generale: dall’arrivo, venerdì 18, alla partenza, domenica 20, e che ha avuto i suoi punti focali nella celebrazione dei 150 anni della evangelizzazione del Benin e nella consegna della esortazione apostolica Africae Munus, che raccoglie le considerazioni del Papa sulle analisi e le proproste avanzate dal Sinodo per l’Africa svoltosi in Vaticano nell’ottobre 2009.

Il viaggio, nel suo insieme, è stato “un grande appello all’Africa, perché orienti ogni sforzo ad annunciare il Vangelo a coloro che ancora non lo conoscono”, e alle comunità cristiane “chiamate a rinnovarsi nella fede”, “al loro interno per diventare strumenti gioiosi della ricchezza divina”, “ognuna portando le proprie ricchezze morali al bene comune” per divenire strumenti di giustizia, pace e riconciliazione.

“Questo spirito di riconciliazione è indispensabile, naturalmente, anche sul piano civile e necessita un’apertura alla speranza che deve animare anche la vita sociopolitica ed economica del Continente, come ho avuto modo di rilevare nell’incontro con le istituzioni politiche, il corpo diplomatico e i rappresentanti delle religioni”.

In quell’occasione Benedetto XVI ha ricordato di aver “sottolineato la necessità di costruire una società in cui i rapporti tra etnie e religioni diverse siano caratterizzati dal dialogo e dall’armonia. Ho invitato tutti - ha ripetuto - ad essere veri seminatori di speranza in ogni realtà e in ogni ambiente”. Quanto ai cristiani, essi “sono uomini di speranza, che non si possono disinteressare dei propri fratelli e sorelle”.

Il Papa ha poi ricordato la messa celebrata domenica a Cotonou, “straordinario momento di preghiera e di festa della fede alla quale hanno preso parte migliaia di fedeli del Benin e di altri Paesi africani, dai più anziani ai più giovani: una meravigliosa testimonianza di come la fede riesca ad unire le generazioni e sappia rispondere alle sfide di ogni stagione della vita”.

E’ stato il momento della consegna ai presidenti delle conferenze episcopali africane della Esortazione apostolica, da meditare e “vivere in pienezza, per rispondere efficacemente alla impegnativa missione evangelizzatrice della Chiesa pellegrina nell’Africa del terzo millennio”, che sappia essere costruttrice di “comunione, pace e solidarietà”.“Gli africani hanno risposto con il loro entusiasmo all’invito del Papa, e sui loro volti, nella loro fede ardente, nella loro adesione convinta al Vangelo della vita ho riconosciuto ancora una volta segni consolatori di speranza per il grande continente africano”.

In definitiva, in Africa il Papa ha trovato “una freschezza del sì alla vita, una freschezza del senso religioso e della speranza, una percezione della realtà nella sua totalità con Dio e non ridotta ad un positivismo che, alla fine, spegne la speranza. Tutto ciò dice che in quel Continente c’è una riserva di vita e di vitalità per il futuro, sulla quale noi possiamo contare, sulla quale la Chiesa può contare”.
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