25/01/2015, 00.00
VATICANO
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Papa: il desiderio dell'unità dei cristiani appartiene alla nostra "sete di Dio"

"Accorato appello" perché in Ucraina cessino gli scontri e riprenda il dialogo. "Dio, facendosi uomo, ha fatto propria la nostra sete, non solo dell'acqua materiale, ma soprattutto la sete di una vita piena, libera dalla schiavitù del male e della morte". I filippini, "un popolo meraviglioso".

Città del Vaticano (AsiaNews) - Il "desiderio dell'unità" dei discepoli di Gesù appartiene alla nostra "sete non solo dell'acqua materiale, ma soprattutto la sete di una vita piena, libera dalla schiavitù del male e della morte". La frase rivolta da Gesù alla samaritana, "Dammi da bere", tema della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani di quest'anno è stata ricordata oggi da papa Francesco nelle parole rivolte alle 40mila persone presenti in piazza san Pietro per la recita dell'Angelus. Tra loro migliaia di ragazzi dell'Azione cattolica di Roma che hanno concluso con la "Carovana della Pace" il mese di gennaio da loro tradizionalmente dedicato al tema della pace. Un bambino e una bambina dell'Associazione, hanno letto, accanto al Papa un messaggio di pace a nome dell'ACR di Roma mentre i ragazzi dalla piazza hanno lanciato una mongolfiera contenente messaggi di pace e palloncini, invece delle tradizionali colombe.

Dopo la recita della preghiera mariana il Papa ha lanciato un "accorato appello  perché riprendano i tentativi di dialogo e si ponga fine a ogni ostilità" in Ucraina dove continua il conflitto che "continua a provocare vittime tra la popolazione civile".

Prima dell'Angelus, il Papa, che ha invitato i fedeli a partecipare alla preghiera di chiusura della Settimana, oggi pomeriggio nella basilica di san Paolo fuori le mura, ha ricordato che "il Vangelo di oggi ci presenta l'inizio della predicazione di Gesù in Galilea. San Marco sottolinea che Gesù cominciò a predicare «dopo che Giovanni il Battista fu arrestato» (1,14). Proprio nel momento in cui la voce profetica del Battezzatore, che annunciava la venuta del Regno di Dio, viene messa a tacere da Erode, Gesù inizia a percorrere le strade della sua terra per portare a tutti, specialmente ai poveri, «il Vangelo di Dio» (ibid.). L'annuncio di Gesù è simile a quello di Giovanni, con la differenza sostanziale che Gesù non indica più un altro che deve venire: è Lui stesso il compimento delle promesse; è Lui la 'buona notizia' da credere, da accogliere e da comunicare agli uomini e alle donne di tutti i tempi, affinché anch'essi affidino a Lui la loro esistenza. Gesù Cristo in persona è la Parola vivente e operante nella storia: chi lo ascolta e lo segue entra nel Regno di Dio".

"Gesù - ha detto ancora - è il compimento delle promesse divine perché è Colui che dona all'uomo lo Spirito Santo, l''acqua viva' che disseta il nostro cuore inquieto, assetato di vita, di amore, di libertà, di pace: assetato di Dio. Quante volte sentiamo, abbiamo sentito il nostro cuore assetato. Lo ha rivelato Egli stesso alla donna samaritana, incontrata presso il pozzo di Giacobbe, alla quale disse: «Dammi da bere» (Gv 4,7). Proprio queste parole di Cristo, rivolte alla Samaritana, hanno costituito il tema dell'annuale Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani che oggi si conclude. Questa sera, con i fedeli della diocesi di Roma e con i rappresentanti delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali, ci riuniremo nella Basilica di San Paolo fuori le mura per pregare intensamente il Signore, affinché rafforzi il nostro impegno per la piena unità di tutti i credenti in Cristo. E' una cosa brutta che i cristiani siano divisi, Gesù ci vuole uniti, un solo corpo, i nostri peccati, la storia ci ha divise. Per questo dobbiamo pregare tanto perché lo SS ci riunisca di nuovo".

"Dio, facendosi uomo, ha fatto propria la nostra sete, non solo dell'acqua materiale, ma soprattutto la sete di una vita piena, libera dalla schiavitù del male e della morte. Nello stesso tempo, con la sua incarnazione Dio ha posto la sua sete nel cuore di un uomo: Gesù di Nazaret. Dunque, nel cuore di Cristo si incontrano la sete umana e quella divina. E il desiderio dell'unità dei suoi discepoli appartiene a questa sete. Lo troviamo espresso nella preghiera elevata al Padre prima della Passione: «Perché tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21). Quello che voleva Gesù. Il diavolo, lo sappiamo, è il padre delle divisioni, uno che sempre divide, fa guerra, fa tanto male. Che questa sete di Gesù diventi sempre più anche la nostra sete! Continuiamo, pertanto, a pregare e ad impegnarci per la piena unità dei discepoli di Cristo, nella certezza che Egli stesso è al nostro fianco e ci sostiene con la forza del suo Spirito affinché tale meta si avvicini. E affidiamo questa nostra preghiera alla materna intercessione di Maria Vergine, Madre di Cristo e Madre della Chiesa".

Dopo l'Angelus, poi, Francesco ha ricordato che "oggi si celebra la Giornata mondiale dei malati di lebbra. Esprimo la mia vicinanza a tutte le persone che soffrono per questa malattia, come pure a quanti si prendono cura di loro, e a chi lotta per rimuovere le cause del contagio, cioè condizioni di vita non degne dell'uomo. Rinnoviamo l'impegno solidale per questi fratelli e sorelle!".

Un saluto, infine, alla comunità filippina di Roma. "Carissimi, il popolo filippino è meraviglioso, per la sua fede forte e gioiosa. Il Signore sostenga sempre anche voi che vivete lontano dalla patria. Grazie per la vostra testimonianza!".

 

 

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