08/01/2020, 10.41
VATICANO
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Papa: il Signore aiuti il popolo dell’Australia in questo momento difficile

“Essere sensibili ai tanti naufraghi della storia che approdano esausti sulle nostre coste, perché anche noi sappiamo accoglierli con quell’amore fraterno che viene dall’incontro con Gesù”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Una preghiera perché “il Signore aiuti il popolo dell’Australia in questo momento difficile con quel rogo. Sono vicino al popolo dell’Australia” ha concluso l’udienza generale di oggi, nella quale il Papa ha ripreso il ciclo di catechesi sugli Atti degli Apostoli, in particolare sul viaggio per mare di Paolo da Cesarea a Roma, che ha dato occasione a Francesco di invitare a pregare  Dio di “essere sensibili ai tanti naufraghi della storia che approdano esausti sulle nostre coste, perché anche noi sappiamo accoglierli con quell’amore fraterno che viene dall’incontro con Gesù”.

“La navigazione incontra fin dall’inizio condizioni sfavorevoli” e si scatena una tempesta. “Quando la morte sembra ormai prossima e la disperazione pervade tutti, Paolo interviene. Egli è l’uomo della fede e sa che anche quel «pericolo di morte» (2Cor 11,23) non può separarlo dall’amore di Cristo (cfr Rm 8,35) e dall’incarico che ha ricevuto. Perciò rassicura i compagni dicendo: «Mi si è presentato […] questa notte un angelo di quel Dio al quale io appartengo e che servo, e mi ha detto: ‘Non temere, Paolo; tu devi comparire davanti a Cesare, ed ecco, Dio ha voluto conservarti tutti i tuoi compagni di navigazione’» (At 27,23-24)”.

“Anche nella prova, egli non cessa di essere custode della vita degli altri e animatore della loro speranza”. In tal modo, “il naufragio, da situazione di disgrazia, si muta in opportunità provvidenziale: è un’immersione nelle acque che richiama l’esperienza battesimale di morte e risurrezione e che fa sperimentare la premura di Dio e la sua potente salvezza”.

“Al naufragio segue l’approdo sull’isola di Malta, i cui abitanti dimostrano una premurosa accoglienza. I maltesi sono bravi, sono accoglienti. Piove e fa freddo ed essi accendono un falò per assicurare ai naufraghi un po’ di calore e di sollievo. Anche qui Paolo, da vero discepolo di Cristo, si mette a servizio per alimentare il fuoco con alcuni rami. Durante queste operazioni viene morso da una vipera”, ma “non subisce alcun danno e viene scambiato addirittura per una divinità. In realtà, quel beneficio viene dal Signore Risorto che lo assiste, secondo la promessa fatta prima di salire al cielo e rivolta ai credenti: «Prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno» (Mc 16,18). Dice la storia che da quel momento non ci sono vipere a Malta”.

“In effetti, il soggiorno a Malta diventa per Paolo l’occasione propizia per dare ‘carne’ alla parola che annuncia ed esercitare così un ministero di compassione nella guarigione dei malati. Questa è una legge del Vangelo: quando un credente fa esperienza della salvezza non la trattiene per sé, ma la mette in circolo. «Il bene tende sempre a comunicarsi. Ogni esperienza di verità e di bellezza cerca per se stessa la sua espansione, e ogni persona che viva una profonda liberazione acquisisce maggiore sensibilità davanti alle necessità degli altri» (Esort. Ap. Evangelii gaudium, 9). Un cristiano ‘provato’ può farsi di certo più vicino a chi soffre e rendere il suo cuore aperto e sensibile alla solidarietà verso gli altri. Paolo ci insegna a vivere le prove stringendoci a Cristo, per maturare la «convinzione che Dio può agire in qualsiasi circostanza, anche in mezzo ad apparenti fallimenti» e la «certezza che chi si offre e si dona a Dio per amore, sicuramente sarà fecondo» (ibid., 279)”.

“Chiediamo oggi al Signore – la conclusione di Francesco - di aiutarci a vivere ogni prova sostenuti dall’energia della fede; e ad essere sensibili ai tanti naufraghi della storia che approdano esausti sulle nostre coste, perché anche noi sappiamo accoglierli con quell’amore fraterno che viene dall’incontro con Gesù. È questo che salva dal gelo dell’indifferenza e della disumanità”.

Al termine dell’udienza, dopo il pensiero di vicinanza all’Australia, sconvolta dai roghi, e una esibizione del circo Aqua, Francesco ha chiesto ai fedeli di ricordarsi la data del Battesimo. “Io vorrei che ognuno di noi sapesse la data del battesimo: sicuramente noi sappiamo la data del compleanno, la data della nascita; ma quanti di voi sanno la data del battesimo? Pochi … va bene. Ma siccome non si festeggia, si dimentica. Per fare un compito a casa: domandate ai genitori, ai nonni, agli zii, agli amici: ‘Quando sono stato battezzato? Quando sono stata battezzata?’, e portare sempre quella data del battesimo nel cuore per ringraziare il Signore della grazia del battesimo. D’accordo? Farete quello? ”.

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