06/11/2011, 00.00
VATICANO
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Papa: approfittare della vita per compiere le opere per le quali saremo giudicati

All’Angelus, Benedetto XVI lancia un appello per la fine delle violenze in Nigeria, dove attacchi contro i cristiani hanno provocato oltre 150 morti. Se togliamo Dio, “il mondo ripiomba nel vuoto e nel buio. E questo trova riscontro anche nelle espressioni del nichilismo contemporaneo, un nichilismo spesso inconsapevole che contagia purtroppo tanti giovani”. Invito alla preghiera per le vittime dell’alluvione di Genova.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Vera sapienza è approfittare della vita mortale per compiere opere di misericordia, perché, dopo la morte, ciò non sarà più possibile. Quando saremo risvegliati per l’ultimo giudizio, questo avverrà sulla base dell’amore praticato nella vita terrena E questo amore è dono di Cristo, effuso in noi dallo Spirito Santo”. E’ il monito che Benedetto XVI trae dal Vangelo di oggi, del quale ha parlato alle 30mila persone presenti in piazza san Pietro per la recita dell’Angelus.

Un’occasione nella quale il Papa ha anche lanciato un appello per la situazione della Nigeria, dove attacchi contro chiese e realtà cristiane hanno provocato almeno 150 morti: “invito - le sue parole - a porre fne alla violenza che non risolve i prolemi, a li accresce, seinando osio anche tra i fedeli”.

In precedenza, Benedetto XVI aveva detto che “le Letture bibliche dell’odierna liturgia domenicale ci invitano a prolungare la riflessione sulla vita eterna, iniziata in occasione della Commemorazione di tutti i fedeli defunti. Su questo punto è netta la differenza tra chi crede e chi non crede, o, si potrebbe ugualmente dire, tra chi spera e chi non spera”. In proposito il Papa ha citato un passaggio della lettera di san Paolo agli efesini (Ef 2,12), là dove dice che, prima di accogliere la Buona Notizia, erano «senza speranza e senza Dio nel mondo» “Infatti – ha proseguito Benedetto XVI - la religione dei greci, i culti e i miti pagani, non erano in grado di gettare luce sul mistero della morte, tanto che un’antica iscrizione diceva: «In nihil ab nihilo quam cito recidimus», che significa: «Nel nulla dal nulla quanto presto ricadiamo». Se togliamo Dio, se togliamo Cristo, il mondo ripiomba nel vuoto e nel buio. E questo trova riscontro anche nelle espressioni del nichilismo contemporaneo, un nichilismo spesso inconsapevole che contagia purtroppo tanti giovani”.

Il Papa ha poi ricordato il passo del Vangelo di oggi che parla delle dieci ragazze invitate a una festa di nozze, solo cinque delle quali parteciparno alla festa “perché, all’arrivo dello sposo, hanno l’olio per accendere le loro lampade; mentre le altre cinque rimangono fuori, perché, stolte, non hanno portato l’olio”. “Questo «olio», indispensabile per essere ammessi al banchetto nuziale” è “un simbolo dell’amore, che non si può comprare, ma si riceve come dono, si conserva nell’intimo e si pratica nelle opere”. Motivo per il quale bisogna “approfittare della vita mortale”.

Dopo la recita della preghiera mariana, infine, rivolgendosi ai fedeli itaqliani, Benedetto XVI ha ricordato le vittie dell’alluvione che ha colpito Genova. “Assicuro - ha detto - la mia preghiera per le vittime, per i familiari e per quanti hanno subito gravi danni. La Madonna della Guardia sostenga la cara popolazione genovese nell’impegno solidale per superare la prova”.
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