23/01/2008, 00.00
VATICANO
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Papa: alla radice della emergenza educativa c’è una crisi di fiducia nella vita

In una lettera ai romani, Benedetto XVI scrive che ogni persona ed ogni generazione deve compiere le proprie scelte, senza poter accumulare i progressi raggiunti in passato. Il rapporto educativo è anzitutto l'incontro di due libertà e l'educazione ben riuscita è formazione al retto uso della libertà.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Esiste una “emergenza educativa”, si parla di “frattura tra generazioni” e dei giovani di oggi come se fossero diversi da quelli di un tempo: è una situazione davanti alla quale il Papa esorta a non scoraggiarsi, continuando a puntare sulla formazione delle nuove generazioni, ricordando che le difficoltà “non sono insormontabili”, ma “il rovescio della medaglia di quel dono grande e prezioso che è la nostra libertà, con la responsabilità che giustamente l'accompagna”.
E’ indirizzata ai romani, ma offre considerazioni valide ovunque la lettera che Benedetto XVI ha scritto “sul compito urgente dell’educazione”, resa pubblica oggi.
Oggi, dice il Papa, si parla di “emergenza educativa”, ma educare “non è mai stato facile, e oggi sembra diventare sempre più difficile”. “Viene spontaneo, allora, incolpare le nuove generazioni, come se i bambini che nascono oggi fossero diversi da quelli che nascevano nel passato. Si parla inoltre di una "frattura fra le generazioni", che certamente esiste e pesa, ma che è l'effetto, piuttosto che la causa, della mancata trasmissione di certezze e di valori”. Di fatto, alla radice della crisi educativa “c'è una crisi di fiducia nella vita”.
 
Tutto ciò non deve scoraggiare. Il fatto è che “a differenza di quanto avviene in campo tecnico o economico, dove i progressi di oggi possono sommarsi a quelli del passato, nell'ambito della formazione e della crescita morale delle persone non esiste una simile possibilità di accumulazione, perché la libertà dell'uomo è sempre nuova e quindi ciascuna persona e ciascuna generazione deve prendere di nuovo, e in proprio, le sue decisioni. Anche i più grandi valori del passato non possono semplicemente essere ereditati, vanno fatti nostri e rinnovati attraverso una, spesso sofferta, scelta personale. Quando però sono scosse le fondamenta e vengono a mancare le certezze essenziali, il bisogno di quei valori torna a farsi sentire in modo impellente: così, in concreto, aumenta oggi la domanda di un'educazione che sia davvero tale”. Sarebbe infatti “una ben povera educazione quella che si limitasse a dare delle nozioni e delle informazioni, ma lasciasse da parte la grande domanda riguardo alla verità, soprattutto a quella verità che può essere di guida nella vita. Anche la sofferenza fa parte della verità della nostra vita. Perciò, cercando di tenere al riparo i più giovani da ogni difficoltà ed esperienza del dolore, rischiamo di far crescere, nonostante le nostre buone intenzioni, persone fragili e poco generose: la capacità di amare corrisponde infatti alla capacità di soffrire, e di soffrire insieme”.
 
Si arriva così “al punto forse più delicato dell'opera educativa: trovare un giusto equilibrio tra la libertà e la disciplina. Senza regole di comportamento e di vita, fatte valere giorno per giorno anche nelle piccole cose, non si forma il carattere e non si viene preparati ad affrontare le prove che non mancheranno in futuro. Il rapporto educativo è però anzitutto l'incontro di due libertà e l'educazione ben riuscita è formazione al retto uso della libertà. Man mano che il bambino cresce, diventa un adolescente e poi un giovane; dobbiamo dunque accettare il rischio della libertà, rimanendo sempre attenti ad aiutarlo a correggere idee e scelte sbagliate. Quello che invece non dobbiamo mai fare è assecondarlo negli errori, fingere di non vederli, o peggio condividerli, come se fossero le nuove frontiere del progresso umano”. “L'educazione non può dunque fare a meno di quell'autorevolezza che rende credibile l'esercizio dell'autorità. Essa è frutto di esperienza e competenza, ma si acquista soprattutto con la coerenza della propria vita e con il coinvolgimento personale, espressione dell'amore vero”.
 
Ma, alla fine, va considerato che “anima dell'educazione, come dell'intera vita, può essere solo una speranza affidabile”, che il Papa invita a porre in Dio. “Solo Lui è la speranza che resiste a tutte le delusioni; solo il suo amore non può essere distrutto dalla morte; solo la sua giustizia e la sua misericordia possono risanare le ingiustizie e ricompensare le sofferenze subite. La speranza che si rivolge a Dio non è mai speranza solo per me, è sempre anche speranza per gli altri: non ci isola, ma ci rende solidali nel bene, ci stimola ad educarci reciprocamente alla verità e all'amore”.
 
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